"LA Garage Sessions '83": tra "Nebraska" e "Born in the USA"

Registrato all’inizio del 1983, "LA Garage Sessions ’83" è un album che non avrebbe mai dovuto esistere – e che pure oggi appare come uno dei più affascinanti “missing links” nella carriera di Bruce Springsteen - e per questo apre i "Lost albums". È il disco che si colloca tra la solitudine lo-fi di "Nebraska" e il rock di "Born in the U.S.A.", ma non è né l’uno né l’altro e non venne pubblicato Springsteen valutò questa raccolta come album, ma non la completò e non ebbe mai un titolo era incerto sul suo prossimo passo e ancora oggi racconta di non essere convinto delle scelte di allora. "LA Garage Sessions ’83" È il suono di un artista in bilico, che cerca una nuova forma per raccontare le sue storie, mentre fugge da sé stesso e dal successo che lo aspetta.
La storia
Dopo aver inciso "Nebraska" su un registratore a cassette, Bruce si trasferisce a Los Angeles e costruisce uno studio sopra il garage della sua nuova casa. Non è ancora il momento di tornare alla E Street Band, ma nemmeno quello di rimanere solo. L’intenzione era quella di realizzare dei “demo espansi”, ma le canzoni che nascono in quello spazio sospeso assumono un’identità propria, tanto che Springsteen arriva a valutare l’idea di farne un disco. Non lo farà. Alcune tracce usciranno come b-side (come “Johnny Bye Bye”, “Shut Out the Light”), molte altre circoleranno per anni in bootleg noti tra i fan. Ma l’album, senza titolo, rimarrà nei cassetti. Fino a oggi.
Cosa Contiene
La raccolta si apre con “Follow That Dream”, cover rielaborata di Elvis Presley che Bruce ha spesso suonato dal vivo. È un brano emblematico: una ballata malinconica, ma con un respiro aperto, che dà subito il tono all’album. Seguono pezzi inediti come “Sugarland”, “Little Girl Like You”, “Don’t Back Down on Our Love”, che oscillano tra folk urbano, riflessività acustica e impulsi rock. “Seven Tears” e “Fugitive’s Dream” aggiungono una dimensione più narrativa, con personaggi alla deriva, mentre “The Klansman” affronta il razzismo con uno sguardo duro e intimo, e “Jim Deer” racconta la fuga come unica via di salvezza.
Alcune canzoni hanno avuto nel tempo altre vite. “My Hometown”, in versione embrionale e più fragile, è già qui, suonata con voce in falsetto e accompagnata da una semplice chitarra acustica. “Johnny Bye Bye”, rispetto alla versione conosciuta, appare più lenta e spoglia, mentre “Unsatisfied Heart” – probabilmente il capolavoro nascosto della raccolta – chiude il disco con una lunga coda strumentale, in cui Bruce si domanda: “Can you live with an unsatisfied heart?”.
Perché ascoltarlo oggi
Springsteen ha spesso parlato del desiderio di fuggire dal proprio passato, e "LA Garage Sessions ’83" è il suono di quella fuga, prima che il mondo lo afferri con "Born in the U.S.A.". Ma è anche il suono di un artista che si interroga sulla propria identità, sulla direzione da prendere, sulle storie che vuole raccontare. È un disco più intimo che pubblico, più notturno che solare, più domanda che risposta. E per questo è ancora oggi, a distanza di oltre quarant’anni, una delle sue opere più sincere.
La tracklist
1. Follow That Dream
2. Don’t Back Down On Our Love
3. Little Girl Like You
4. Johnny Bye Bye
5. Sugarland
6. Seven Tears
7. Fugitive’s Dream
8. Black Mountain Ballad
9. Jim Deer
10. County Fair
11. My Hometown
12. One Love
13. Don’t Back Down
14. Richfield Whistle
15. The Klansman
16. Unsatisfied Heart
17. Shut Out The Light
18. Fugitive’s Dream (Ballad)