"Inyo": racconti e suoni dal confine tra California e Messico

Registrato tra il 1994 e il 1997, “Inyo” è uno degli album più enigmatici e affascinanti del cofanetto “Lost Albums”. Nato parallelamente a “The Ghost of Tom Joad”, ma mai completato né annunciato ufficialmente, è un concept album che viaggia confini geografici - quelli della California con il Messico - e interiori, con personaggi che vivono tra passato e presente. Rimasto sconosciuto fino alla pubblicazione del box, è un viaggio musicale e politico nel cuore nella "borderline" dell’America.
La storia
Springsteen inizia a scrivere e registrare queste canzoni nel 1994, mentre lavora a “Streets of Philadelphia”, e continua durante il tour acustico di “Tom Joad”, spesso scrivendo nei motel tra una tappa e l’altra. A differenza di altri dischi inediti di cui i fan avevano avuto sentore, “Inyo” era letteralmente sonosciuto: l’unico indizio pubblico era un fugace riferimento a “The Lost Charro” in un post di Patti Scialfa. Eppure, “Inyo” era un progetto con una forte coerenza tematica: storie di confine, di frontiera, di migrazione. Springsteen si ispira direttamente al brano “Across the Borderline” di Ry Cooder – che ha cantato dal vivo diverse volte, a partire dagli anni '90 – e costruisce attorno a quell’atmosfera un intero universo narrativo.
Il titolo fa riferimento alla contea californiana di Inyo, teatro all’inizio del Novecento della cosiddetta “guerra dell’acqua” tra Los Angeles e gli agricoltori locali, conflitto al centro della title track “Inyo”. Ma il confine raccontato in queste canzoni è anche personale e spirituale, come sempre nel repertorio del Boss.
Cosa contiene
Il disco è un itinerario tra deserti, cittadine di frontiera e periferie dimenticate. In “Inyo”, Springsteen racconta lo scontro tra agricoltori e speculatori idrici,. “Adelita” celebra le soldaderas della rivoluzione messicana, mentre “El Jardinero (Upon the Death of Ramona)” è una murder ballad in cui un giardiniere immigrato ricorda la figlia perduta in una sparatoria.
“Ciudad Juarez” affronta il narcotraffico e la violenza di confine, “The Aztec Dance” unisce spiritualità e storia in una danza rituale, “Indian Town” è una storia d’amicizia spezzata su una riserva Hopi, e “Our Lady of Monroe” porta il confine fino al New Jersey, con il ritratto di un poliziotto stanco che cerca pace. “One False Move”, invece, è una deviazione texana piena di tensione narrativa, e “When I Build My Beautiful House” chiude l’album con una dolcezza malinconica.
Musicalmente, “Inyo” mescola il minimalismo di “Tom Joad” con influenze tex-mex, mariachi, e accenni folk-rock. Le chitarre acustiche si intrecciano con fiati e ritmi latini, evocando Ry Cooder, Jackson Browne e Los Lobos, ma rimanendo sempre dentro lo stile personale di Springsteen.
Perché ascoltarlo oggi
“Inyo” è forse l’album più sorprendente di tutto il box: non solo perché nessuno ne conosceva l’esistenza, ma perché mostra Bruce Springsteen alle prese con uno dei suoi progetti più letterari, politici e cinematografici. È un disco che racconta un’America laterale, fatta di volti invisibili e storie scomode, ma lo fa con delicatezza e empatia, senza mai perdere il senso del racconto. Oggi, in un mondo ancora attraversato da migrazioni, confini e ingiustizie, “Inyo” suona come un’opera attuale e necessaria, una delle più profonde tra quelle che il Boss ha lasciato per anni in un cassetto.
Tracklist
1. Inyo
2. Indian Town
3. Adelita
4. The Aztec Dance
5. The Lost Charro
6. Our Lady of Monroe
7. El Jardinero (Upon the Death of Ramona)
8. One False Move
9. Ciudad Juarez
10. When I Build My Beautiful House