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«SPACE COWBOY - Tommaso Paradiso» la recensione di Rockol

"Space cowboy", il ritratto citazionista di Tommaso Paradiso

A distanza di più di due anni dal suo esordio come solista, il cantautore pubblica il suo primo album per mostrare, tra citazioni e riferimenti, la propria personalità

Recensione del 10 mar 2022 a cura di Elena Palmieri

Voto 7/10

La recensione

A distanza di più di due anni dal suo esordio come solista con il singolo "Non avere paura", uscito dopo lo scioglimento dei Thegiornalisti, ha visto finalmente la luce il primo album di Tommaso Paradiso. Il disco, intitolato “Space cowboy” e prodotto da Federico Nardelli con l’eccezione del singolo “Tutte le notti”, la cui produzione è firmata insieme a Dario Faini, vuole essere un ritratto del cantautore. Come a voler lasciare una testimonianza degli stati d’animo e delle emozioni attraversati durante la scrittura delle undici canzoni dell’album, nella sua prima prova sulla lunga distanza Paradiso racconta le esperienze e i pensieri maturati negli ultimi anni per svelare l’immagine attuale che ha di se stesso e mostrare la propria personalità. E se, come dice lui, “in questo primo disco solista ho potuto giocare più liberamente su giri di accordi, suoni, arrangiamenti, ai quali sono molto più legato” e che “i germi di tutto questo c’erano anche nei precedenti lavori fatti” tanto che rispetto al passato con i Thegiornalisti “in sostanza cambia solo il nome”, non è quindi una sorpresa che “Space cowboy” suona come ciò che ci si aspetta da Tommaso Paradiso. Dopotutto, il cantautore aveva lasciato tracce del proprio immaginario fatto di romanticismo, nostalgia, citazioni musicali e riferimenti, già nei lavori del gruppo di “Love”.

Dietro l’immaginario di “Space cowboy”

L’aspetto positivo che si coglie dall’ascolto di “Space cowboy” è il desiderio di Tommaso Paradiso di presentare la propria visione estetica e musicale con trasparenza. Emozioni, affetti, legami, difficoltà, perdite, amore e pensieri vengono raccontati nelle canzoni dall’artista a cuore aperto, senza filtri - correndo anche il rischio di arenarsi spesso a quel solito pop caciarone e citazionista - e con un po’ di accento romano. “Tu vuo' fa' l’americano / Ma nel cuore c'hai Vasco”, canta Paradiso nella canzone che porta il titolo del suo primo album, un po’ il manifesto di “Space cowboy” e che, raccontando quel sogno americano condiviso degli italiani e presentando questo “cowboy delle stelle” ispirato dai film western, fotografa il ritratto attuale del cantautore.

Da stati d’animo pieni di malinconia ad atmosfere più scanzonate in cui Tommaso Paradiso sembra percorrere un viaggio introspettivo tanto quanto fatto di Italia e sensazioni, talvolta in compagnia come in “Amico vero” con Franco126, “Space cowboy”, registrato in Costiera Amalfitana, intreccia racconti a istantanee di momenti. Nel suo primo disco, infatti, Paradiso canta di situazioni (“Vorrei che non lavorassi più / Per stare tutto il tempo con te”, canta Tommaso Paradiso nella prima traccia “Guardarti andare via” con voce soffusa e filtrata dalla delicatezza di una chitarra acustica e di un pianoforte), del “ballo che si muove lento” di “Magari no” in cui ci vorrebbe perdere per sfuggire, delle storie del singolo “Lupin” o della tristezza per la perdita di una persona cara come in “È solo domenica”.

Il ritratto citazionista di Tommaso Paradiso

“Space cowboy” è un susseguirsi di racconti e suoni che insieme vanno a creare l’immaginario di Tommaso Paradiso. Nell’album è quindi possibile sentire il synth-pop unirsi a sintetizzatori, percussioni e tastiere di stampo anni Ottanta, come in “La stagione del Cancro e del Leone”, oppure imbattersi nelle sonorità che ricordano gli ultimi lavori dei Thegiornalisti dal pop più scanzonato con i ritornelli da cantare a squarciagola (“Tutte le notti” e “Sulle nuvole” sono degli esempi) così come echi alle influenze musicali principali del cantautore come Venditti (“Magari no”) o Carboni.

Il disco, inoltre, si caratterizza per una serie di citazioni, nei testi e nella musica, che vanno a creare il ritratto di Tommaso Paradiso. Nei brani di “Space cowboy” è possibile cogliere diversi riferimenti a sonorità di altri artisti, alla letteratura o al cinema: da Carlo Verdone ai Kasabian, da Vasco Rossi agli Strokes, passando per il basso di John Lennon negli anni da solista che si sente nella title track con sonorità di ispirazione anni ’80. La canzone che apre il disco “Guardarti andare via”, che svela sentimenti e pensieri propri dell’artista come la paura, la solitudine, l'incertezza, la perdita e la ricerca di serenità, per esempio, include un omaggio a “Oh my love” dell’ex Beatle. Mentre in “Silvia” si riconosce un tributo alla musica degli Strokes e degli Arctic Monkeys, in “Vita” invece viene citata musicalmente “Be my baby” delle Ronettes. L'ex Thegiornalisti non si tira così indietro dal svelare le proprie attitudini più personali e dal trasmettere liberamente quello che sente e che prova con il suo primo album solista, la carta di inedità dello "Space cowboy" e un nuovo capitolo della sua carriera che presto vedrà il cantautore anche tornare sui palchi e debuttare sul grande schermo come regista.

Tracklist

01. Guardarti andare via (03:12)
02. Amico vero (feat. Franco126) (03:46)
03. Magari no (03:49)
04. Lupin (04:43)
05. La stagione del cancro e del leone (03:34)
06. Space Cowboy (03:42)
07. È solo domenica (04:18)
08. Silvia (03:05)
09. Tutte le notti (03:36)
10. Vita (03:22)
11. Sulle nuvole (03:52)

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