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«ONE MORE TIME... - Blink-182» la recensione di Rockol

"One more time...": l'autocelebrazione dei Blink-182

Mark, Tom e Travis tornano con un nuovo e più che prevedibile album, per la gioia dei fan

Recensione del 20 ott 2023 a cura di Elena Palmieri

Voto 7.5/10

La recensione

Se è vero che non si dovrebbe giudicare un libro dalla copertina, è altrettanto sicuro che, con le anticipazioni del loro nuovo album, i Blink-182 avevano già offerto sufficienti indizi per rendere il proprio ritorno nella formazione storica più che prevedibile. A partire dalla riconoscibile faccina sorridente nell’anteprima dell’artwork, fino al titolo, il trio californiano aveva chiarito da subito l’intento di autocelebrazione ed effetto nostalgia del suo nuovo lavoro, “One more time…”. È, però, proprio grazie alla malinconia e ai riferimenti diretti al passato, soprattutto all’eponimo disco del 2003, che i fan si sentiranno rassicurati dall’ascolto dell’attuale album, primo progetto di studio da “Neighborhoods” del 2011 con Mark Hoppus e Travis Barker riuniti con lo storico sodale Tom DeLonge.

“One more time…”: Mark, Tom e Travis, ancora una volta

Tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila era difficile non imbattersi in uno dei bizzarri video musicali dei Blink-182 su MTV. Nato sotto il sole della California nell’estate del 1992, e dopo anni di gavetta con l’ex batterista Scott Raynor, il gruppo si consolidò nella formazione composta da Mark, Tom e Travis, e nel 1999 raggiunse il successo mainstream con il suo terzo album in studio, "Enema of the state". Grazie a spensieratezza e freschezza, sfrontatezza e velocità, ma anche introspezione, il trio diventò un simbolo del pop punk e un punto di riferimento per la rabbia e la ribellione giovanile del periodo. Dopo una pausa e una reunion, oltre ad altri tre album in studio con cui i Blink-182 plasmarono il proprio marchio di fabbrica prima di evolverlo e rinnovarlo, DeLonge lasciò la formazione di Poway venendo sostituito da Matt Skiba. Da allora i fan non hanno mai smesso di chiedersi se e quando avrebbero rivisto di nuovo in azione insieme Mark, Tom e Travis. A seguito di lunghe indiscrezioni e false speranze, con Hoppus reduce da un periodo non facile per la sua lotta contro il cancro, il momento che i più affezionati della band aspettavano è arrivato nel 2022. In pieno revival del pop punk, che ha trovato proprio in Travis Barker il suo guru, i Blink-182 hanno annunciato il loro ritorno con DeLonge, concretizzatosi in un tour mondiale (che ha fatto tappa in Italia lo scorso 6 ottobre - qui scaletta e videoqui il racconto) e in un nuovo album. Come anticipato dai primi singoli, amicizia, mortalità, introspezione, crescita e consapevolezza sono quindi fisiologicamente al centro della narrazione di “One more time…”. Mentre quei suoni ruffiani dai ritmi veloci, ispirati all’hardcore melodico californiano ma combinati con sonorità pop accattivanti, tornano a tessere la costante trama sonora dei Blink-182. Tra nuovi spunti e un nuovo uso del vocoder, con il tentativo di adattarsi alle ultime tendenze grazie all’abile guida di Travis Barker, qui anche in veste di produttore, nel nono album della band si ritrova così - ancora una volta - la classica attitudine del trio

L'autocelebrazione dei Blink-182

Fin dall’inizio, “One more time…” è un salto nel passato e nel presente della band, con la prima traccia “Anthem part 3” che fa subito leva sulla nostalgia, come sequel di  "Anthem" da “Enema of the state” e della seconda parte in “Take off your pants and jacket” del 2001. I colpi netti di batteria per mano di Barker e i vivaci accordi di chitarra colpiscono in faccia, facendo riemergere l’anima dei Blink-182, che si ritrovano qui a festeggiare dove sono arrivati, e dove sarebbero potuti andare dopo “Neighbourhoods” e il successivo EP “Dogs eating dogs”: “This time, I won't be complacent / The dreams I gave up and wasted / A new high, a new ride and I'm on fire / My hope shit ends here tonight”, recita il ritornello. La voce più melodica di Mark Hoppus e quella più acida e nasale di Tom DeLonge, di nuovo insieme, sono come un abbraccio rincuorante

I successivi "Olé olé olé olé” del singolo “Dance with me” e i facili “Na-na-na” di "Fell in love” portano il lato più commerciale della band a prendere i riflettori, senza che ci sia qualcosa di sbagliato in questo. “Terrified” (brano originariamente dei Box Car Racer, il gruppo formato da DeLonge e Barker nel 2001) si avventura, invece, nuovamente indietro nel tempo e fa luce sulla generale tendenza di “One more time…” a rifarsi a quella maturità con cui il trio ha iniziato a dilettarsi dall’album del 2003. L’evoluzione e l’introspezione maturate dalla band con il disco di vent’anni fa, quello di “I miss you”, “Feeling this” e “Always”, sembrano continuare nel nuovo lavoro, a partire dalla crudezza dei testi e dall’emotività della musica della title track e dai cambi di atmosfera di “More than you know” - uno dei momenti migliori, tra ritmi mutevoli e precisi riempimenti di batteria. 

“I wish they told us, it shouldn't take a sickness / Or airplanes falling out the sky”, ricorda Mark in “One more time” ripensando ad alcuni problemi affrontati negli anni dalla formazione, mentre DeLonge con tonalità squillante, sorretta da qualche effetto sulla voce, canta “Do I have to die to hear you miss me? / Do I have to die to hear you say goodbye?”.

Frenesia e autoriflessione

Velocità è l’altra costante di “One more time…”, con diciassette brani per oltre quarantaquattro minuti. La frenesia la fa da padrone in brani che si esauriscono in meno di trenta secondi come “Turn this off!” e “Fuck face” (in pieno spirito Blink-182 come “Happy holidays, You bastard”), ma anche in un pezzo, “Blink-wave”, dove fanno addirittura capolino influenze synthwave anni Ottanta. Oltre al primo singolo “Edging”, che anche dopo un anno porta a chiedersi perché i Blink-182 abbiano scelto un brano dai testi e toni semplicistici e ripetitivi come prima canzone con Tom dopo tempo, sensibilità e introspezione sono la colonna portante di altre parentesi migliori, quando in “You don’t know what you got” Hoppus urla: “I took you all for granted / You can write my epilogue”. La breve “Hurt (Interlude)” ripropone riferimenti agli stati d’animo del disco “Blink-182” del 2003, ma “Other side” mescola insieme altri ancora periodi passati e con “Childhood” si va perfino più indietro, anche se il testo suggerisce un modo di fare più autotiflessivo e maturo. Mentre Mark, Tom e Travis sono adulti dal cuore tuttora giovane, “One more time…” è come un abbraccio tra vecchi amici per i fan del gruppo che, ormai ex adolescenti, volevano semplicemente indietro i “vecchi Blink-182”.

Tracklist

01. Anthem Part 3
02. Dance With Me
03. Fell In Love
04. Terrified
05. One More Time
06. More Than You Know
07. Turn This Off!
08. When We Were Young
09. Edging
10. You Don’t Know What You’ve Got
11. Blink Wave
12. Bad News
13. Hurt (interlude)
14. Turpentine
15. F*ck Face
16. Other Side
17. Childhood
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