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Fenomenologia di Ernia: così è diventato un big del rap italiano

La crescita del rapper milanese, tappa per tappa, raccontata in una playlist.
Fenomenologia di Ernia: così è diventato un big del rap italiano

I numeri spesso lasciano il tempo che trovano, ma a volte si rivelano utili per raccontare dei fenomeni. E come sono cresciuti nel tempo. Prendete Ernia, ad esempio. Da "Come uccidere un usignolo" del 2017, ogni album ha portato Matteo Professione, questo il vero nome del 31enne rapper milanese, sempre più su, consolidando il suo posto nella scena rap italiana. Era il 2020 quando Ernia spedì nei negozi e sulle piattaforme "Gemelli", trascinato nelle classifiche da "Superlcassico", forse la sua prima vera grande hit. Due anni dopo sarebbe stata la volta di "Io non ho paura", disco con il quale il rapper raccontò la sua maturità. Ora per Ernia è arrivato il momento di rilanciare: lo fa con un nuovo album, "Per soldi e per amore", che punta ad essere quello della sua definitiva consacrazione. «Il tempo che mi sono preso per realizzare questo album è stato sacro e necessario. Ma me lo sono anche potuto permettere perché non sono più un emergente», ha raccontato a Rockol in questa intervista, mentre qui sotto c'è una playlist che racconta tappa per tappa la sua scesa. Potete ascoltarla cliccando su "play".

“Per soldi e per amore” è il lavoro più intimo e introspettivo della carriera di Ernia: un disco che riflette sul passato, sulle figure chiave della sua vita e sulle motivazioni profonde che danno senso al quotidiano: dal lavoro all’amore, dalle amicizie al rapporto con i genitori. Con questo progetto Ernia si ferma a osservare il proprio percorso nel delicato passaggio dei 30 anni, un’età di transizione in cui le prospettive cambiano e ci si confronta con nuove consapevolezze: si riconoscono ferite e successi, si impara a convivere con la solitudine senza tradirsi e a dare valore alle relazioni. “Per soldi e per amore” è un viaggio nella maturità, un tentativo di sciogliere le dicotomie che da giovani possono diventare conflitti interiori, alla ricerca di una convivenza pacifica tra contrasti e fragilità. Un disco che avvicina e mette in dialogo le due anime dell’artista, Ernia e Matteo, completando un percorso che da sempre caratterizza la sua scrittura.

 

«Questo disco per me rappresenta un giro di boa nella mia carriera: è il primo dopo i 30 anni ed era il momento di tirare le somme sulla mia vita finora», spiega il rapper a proposito del progetto, che contiene dodici brani che vedono la presenza di amici e colleghi come i Club Dogo ("Figlio di"), Kid Yugi ("Fellini"), Marracash ("Da denuncia") e Madame ("Perché"). Le collaborazioni non sono semplici incursioni, ma dialoghi artistici che rispecchiano le diverse anime del disco, contribuendo a dare forma a un racconto corale fatto di esperienze, vissuti e prospettive differenti. La produzione e la direzione artistica è firmata da Charlie Charles, producer multiplatino e compagno di un rapporto nato agli esordi e oggi pienamente realizzato in un progetto tanto personale quanto universale: "'Figlio di’ con i Club Dogo è una celebrazione, loro non concedono feat ad artisti singoli, ne hanno concesso un paio solo ai Co'Sang e a DJ Shocca per una questione di ‘storia’, per me è un cerchio che si chiude averli nel progetto - sottolinea Ernia - ‘Fellini’ con Kid Yugi, invece, vuole distruggere i punti fermi di tanti rapper di oggi. Molti si credono invincibili e questa sembra l’unica cosa che conta. Io rappo: ‘Non può salvarti un bracciale Cartier. Non vai più lontano se guidi una Coupé. Mangia finché c’è però ricordati che un giorno morirà pure il re’. Basta farsi film mentali, i rapper non sono Fellini, fly down”.

 

Con "Per soldi e per amore" Ernia non rincorre soltanto la conferma del successo, ma si prende lo spazio per mostrare la parte più vera di sé, intrecciando ambizioni e fragilità, slanci e riflessioni. È il disco di un artista che non deve più dimostrare di esserci, ma di voler restare: non per moda, non solo per numeri, ma per una necessità profonda di esprimersi. Ed è proprio lì che la sua voce trova la piena consacrazione.

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