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«A FUOCO - Claudio Rocchi» la recensione di Rockol

“A fuoco”, come l’obiettivo di Claudio Rocchi

Il disco pubblicato dal musicista nel 1977 viene celebrato da “Italian Prog Rewind” di Sony Music

Recensione del 18 dic 2022 a cura di Elena Palmieri

La recensione

Grazie al suo sguardo profondo e lungimirante, Claudio Rocchi, scomparso nel 2013, durante la sua carriera è riuscito a costruire un percorso artistico di grande intensità e unicità, lasciando in eredità lavori che ancora oggi ne testimoniano l’originalità, lo spirito trascinante e la sensibilità. Una volta lasciata alle spalle l’esperienza con gli Stormy Six, con cui incise “Le idee di oggi per la musica di domani” del 1969, Rocchi pubblicò l’anno successivo il suo album d’esordio solista “Viaggio”, scoprendo il suo approccio aperto, di ispirazione prog, e propenso verso la canzone d’autore, ma in bilico tra sonorità raffinate e psichedelia minimale. Al primo disco, frutto di un lavoro prevalentemente acustico e di una ricerca musicale elaborata, dopo quella che viene considerata la sua miglior prova dalla critica, “Volo magico n. 1”, con un giovanissimo Alberto Camerini alla chitarra elettrica, e altri album, fecero più tardi seguito progetti che introdussero idee sempre più dal sapore psichedelico. Rivelato il proprio credo musicale continuando a seguire l'onda della sperimentazione attraverso album, pubblicati a metà degli anni Settanta, dalla difficile presa per il pubblico ma con cui si inserì nella musica d'avanguardia italiana, tra cui “Rocchi” e “Suoni di frontiera”, Claudio Rocchi decise poi di guardare nuovamente alla forma canzone. Come risultato di questa scelta, nel 1977 uscì “A fuoco”, ora celebrato, insieme ad altre tra le maggiori opere del progressive rock italiano, dalla nuova iniziativa di Sony Music “Italian Prog Rewind”.

Il disco, il suo primo pubblicato per l'etichetta Cramps, vide Claudio Rocchi lavorare con una numerosa serie di musicisti, di cui facevano parte, tra gli altri, il jazzista Marco Ratti al basso, Camerini alla chitarra elettrica, Paolo Tofani degli Area (con cui poi - tra le altre cose - produsse il successivo album “Non ce n'è per nessuno” del 1979 e collaborò anche ad altri progetti, inclusi quelli della sua avventura da conduttore radiofonico), per realizzare un lavoro capace di tendere sia verso un cantautorato di spessore che presentare intarsi orchestrali grazie alle grandi sezioni di archi e fiati.

“A fuoco” conferma l’obiettivo di Claudio Rocchi di cogliere gli aspetti spirituali dei fermenti giovanili del suo periodo storico, fotografandone anche le tensioni e le contraddizioni. Ho girato ancora ed ho visto te che mi hai detto / che hai cambiato città per cercar di cambiare / le storie, le strade, gli amici, il volere bucare / ed hai pianto vicino a me quella sera, / senza sapere chi fossi e nemmeno perché / stessi lì ad ascoltare il tuo bisogno d’amore”: sono alcuni versi della prima lunga dichiarazione di Rocchi in “Ho girato ancora”. Con questa traccia si apre il disco e viene introdotto lo sguardo sociale del cantautore, sostenuto dalla chitarra di Camerini, che si rivela per tutto l’ascolto del Lato A e del Lato B del vinile, soprattutto nella riflessioni di “L’orizzonte a Milano”, che si concentra sulla sua città funestata "da crociati di diverse bandiere", dove "trucide scritte di sangue sui muri, raccontano gli insulti alla vita”. Nell’intera analisi condotta con lucidità sulla condizione della generazione a lui vicina negli anni di “A fuoco”, Claudio Rocchi spazia tra atmosfere e intuizioni musicali differenti, dalla spigliatezza melodica di “Responsabilità” agli assoli di “Guardando”, che con “Festa” offrono altri affreschi del quotidiano, e del pensiero dell’autore, fino agli arrangiamenti orchestrali dall’impatto emotivo avvolgente di “Non è stato diverso”.

Tracklist

01. Ho girato ancora (05:17)
02. Responsabilità (05:51)
03. Una fotografia (05:04)
04. Guardando (04:34)
05. L'orizzonte a Milano (04:47)
06. Non è stato diverso (03:25)
07. Festa (04:30)

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