Rockol30

10 bassisti che hanno fatto la storia del prog

Anche se i nomi da fare sarebbero, come sempre, molti di più
10 bassisti che hanno fatto la storia del prog

Se c’è un genere in cui il basso è particolarmente valorizzato, quello è il prog. Progressive rock, metal, psichedelico, Canterbury, space e così via: parliamo di un genere che, in tutte le sue forme, richiede una bravura e una versatilità fuori dal comune a qualsiasi musicista voglia addentrarsi in questo universo. E vale, naturalmente, anche per i bassisti.

Ora. Le classifiche sono spietate e qualcuno di (altrettanto) importante e talentuoso ne resta sempre inevitabilmente escluso. È un gioco molto arbitrario e va interpretato come tale. Provando dunque a stilare un elenco di bassisti che hanno lasciato un segno nel prog – non solo in termini di puro virtuosismo tecnico, ma anche di influenza e di portata storica – i primi dieci nomi da fare potrebbero essere questi.

10) Pete Trewavas

Una band che ha segnato profondamente il corso del prog negli anni Ottanta? I Marillion. Da “Script for a jester's tear” del 1983, hanno rivitalizzato il genere anche grazie alle basi e alla precisione di Trewavas. Per non parlare di ciò che ha fatto, più di recente, con il supergruppo Transatlantic (cioè con Neal Morse, Mike Portnoy e Roine Stolt, per intendersi). Un posto in classifica se lo merita tutto.

9) Richard Sinclair

Ah, che meraviglia il jazz-prog canterburiano. Quel basso fluido e melodico, quasi “cantabile”. Le linee di Sinclair non accompagnano: camminano. In punta di piedi. Come in “Golf girl” con i Caravan o in “Spirit of the water” con i Camel. Un mix sognante tra jazz e folk: stupendo. 

8) John Myung

È con questo signore qui che il basso nel prog metal ha raggiunto livelli di complessità (e di velocità) altissimi. Tecnica mostruosa, fraseggi neoclassici e tapping virtuosistico. Ha proprio definito nuovi standard. E i Dream Theater ringraziano.

7) Colin Edwin

Quando si parla di Porcupine Tree, il genio di Steven Wilson tende a eclissare gli altri membri della band. Ingiustamente, perché l’apporto di Edwin al basso – ma anche di Gavin Harrison alla batteria, di Richard Barbieri al pianoforte eccetera – è stato fondamentale negli anni d’oro del gruppo. “Russia on ice” è un buon esempio della sua evoluzione come musicista; "Sever", "Mesmer I" e "Tinto Brass" esprimono la sua anima jazz; "Strip the soul", "Nil recurring" e "Circle of manias" la sua capacità di inquietare. L’arma segreta dei Porcupine.

6) Ray Shulman

I Gentle Giant sono noti per la loro follia creativa. Contrappunti vocali e strumenti che si intrecciano, strumenti che vengono cambiati nel corso della performance per costruire composizioni ancora più complesse e imprevedibili… Bene: senza Ray Shulman, ben poco dell'eccellente lavoro dell'ensemble sarebbe stato possibile. Shulman sapeva calibrare gli estremi, tra esuberanza fantasiosa ed eleganza discreta. Non stupisce che tanti nuovi pilastri del prog – Haken, Echolyn, Cardiacs, Wobbler – abbiano tratto ispirazione da lui e dai Gentle Giant in generale.

5) Mike Rutherford

Se il suono dei Genesis è così riconoscibile, solido ed eterno, il merito è anche di Mike Rutherford. Alternava il basso alla chitarra a 12 corde e alle linee di pedaliera Moog Taurus secondo un approccio più orchestrale che solista. Poi, però, ci sono pezzi come “The return of the giant hogweed” e “Watcher of the skies” dove il suo contributo non è solo architettonico, ma vivo e pulsante. Se, nonostante i vari cambi di formazione, i Genesis non hanno mai fatto a meno di lui, un motivo ci sarà.

4) Greg Lake

Un pioniere. Capace di passare dalle linee più aggressive e distorte dei King Crimson (che capolavoro senza tempo è “21st century schizoid man”?) all’approccio più sinfonico e melodico nel trio Emerson, Lake & Palmer, spesso in dialogo con il Moog di Emerson. Niente virtuosismo: solo emozione. E autorevolezza. Un mosaico di rock, barocco e romanticismo da non dimenticare.

3) Geddy Lee

Un buon esempio di “allievo” che ha saputo emulare il maestro (che sarebbe poi il prossimo nome sulla nostra lista). Il polistrumentista dei Rush è una forza della natura: bassista, cantante e tastierista. Le sue linee sono piene di slanci melodici e sincopi, spesso in tempi dispari. Il suo tocco, un misto tra pizzicato deciso e plettro, ha un’identità ben precisa. Collante fondamentale nella musica della band.

2) Chris Squire

Il bassista prog per eccellenza. Con gli Yes suonava il basso come se fosse una chitarra solista, intrecciandosi con la voce di Jon Anderson e le tastiere di Rick Wakeman. Usava molto contrappunti, arpeggi e armonici, creando linee indipendenti per espandere la tessitura armonica del gruppo. Senza di lui, probabilmente altri in questa lista (e non solo) non avrebbero sviluppato il loro stile allo stesso modo.

1) Tony Levin

David Gilmour chi chiama in studio per registrare “A momentary lapse of reason”, il nuovo disco dei Pink Floyd nell’era post Waters? Colui che ha ridefinito il ruolo del basso nel prog. Nel suo arsenale puoi trovare una gamma di strumenti infinita, a partire dal Chapman Stick, di cui è stato tra i pionieri. Ha suonato con tutti (letteralmente): James Taylor, Peter Gabriel, King Crimson, Liquid Tension Experiment, John Lennon, Dire Straits, Alice Cooper, David Bowie. Pure Ivano Fossati e Claudio Baglioni. Chi non lo ha mai visto all’opera con gli Stick Men non sa che cosa si perde.

Menzione d’onore: Roger Waters. Limitare i Pink Floyd all’etichetta “prog” è peccato capitale. E Waters “non è neanche il miglior bassista dei Pink Floyd”, direbbe qualcuno. Ma non citarlo neanche vorrebbe dire fare un torto a un genio che, col basso tra le braccia, di capolavori ne ha scritti tanti.

La fotografia dell'articolo è pubblicata non integralmente. Link all'immagine originale

© 2025 Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.
Policy uso immagini

Rockol

  • Utilizza solo immagini e fotografie rese disponibili a fini promozionali (“for press use”) da case discografiche, agenti di artisti e uffici stampa.
  • Usa le immagini per finalità di critica ed esercizio del diritto di cronaca, in modalità degradata conforme alle prescrizioni della legge sul diritto d'autore, utilizzate ad esclusivo corredo dei propri contenuti informativi.
  • Accetta solo fotografie non esclusive, destinate a utilizzo su testate e, in generale, quelle libere da diritti.
  • Pubblica immagini fotografiche dal vivo concesse in utilizzo da fotografi dei quali viene riportato il copyright.
  • È disponibile a corrispondere all'avente diritto un equo compenso in caso di pubblicazione di fotografie il cui autore sia, all'atto della pubblicazione, ignoto.

Segnalazioni

Vogliate segnalarci immediatamente la eventuali presenza di immagini non rientranti nelle fattispecie di cui sopra, per una nostra rapida valutazione e, ove confermato l’improprio utilizzo, per una immediata rimozione.