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«BURN THE EMPIRE - Snuts» la recensione di Rockol

Gli Snuts (senza mezze misure) invitano a bruciare l'impero

La band scozzese ha pubblicato un secondo album intitolato "Burn the empire"

Recensione del 19 ott 2022 a cura di Paolo Panzeri

Voto 7.5/10

La recensione

Lo scorso anno gli Snuts catturarono l'attenzione di molti, ma la band scozzese non era piovuta dal nulla. Sempre che non vogliate considerare come nulla Whitburn, la cittadina equidistante da Edimburgo e Glasgow, entrambe sono a una quarantina di chilometri, da cui proviene il quartetto composto da Jack Cochrane, Callum ‘29’ Wilson, Joe McGillveray e Jordan 'Joko' Mackay. Non piovvero dal nulla perchè il loro album d'esordio, "WL" (ovvero West Lothian, il nome della loro regione), venne pubblicato dopo un periodo di rodaggio lungo qualche anno. "E' il lavoro di una vita", commentarono i ragazzi. Eh sì. Accade proprio così con le opere prime, vi si convoglia tutta l'energia fin lì accumulata della propria visione artistica. Una visione, quella degli Snuts, che li ha portati fino a conquistare il primo posto della classifica di vendita in Gran Bretagna. Ma è a quel punto che sorgono le difficoltà. Quando si raggiunge la vetta si guarda tutto dall'alto, ma l'aria si fa rarefatta e la pressione sale inevitabilmente e può non essere così semplice gestire il nuovo status e le responsabilità che esso comporta.

Un disco vario

I quattro non hanno lasciato che trascorresse un lasso di tempo troppo lungo tra un disco e l'altro, solo un anno e mezzo, ed ecco qui "Burn the empire". Un disco musicalmente vario in cui gli Snuts per la prima volta trovano lo spazio per un featuring, quello fornito dalla giovane Rachel Chinouriri in duetto con Jack Cochrane nella sentimentale "End of the Road". Come già nel precedente "WL" la band pur mantenendo una propria idea sonora non disdegna di muoversi tra i generi. Blandisce l'elettronica nella galattica "Cosmic electronica", cavalca il pop raccontando della notte perfetta in "Hallelujah moment" e non mancano episodi acustici con la sola chitarra ad accompagnare il cantante ("Yesterday" e "13"). "The rodeo" è poi perfetta per essere eseguita dal vivo e trascinare il pubblico.

Controllo è potere

Un assolo di chitarra è forse il rimedio che gli Snuts consigliano per scansare il "Blah blah blah" dei politici di cartone e dell'informazione che somiglia sempre più a disinformazione. Questo brano oltre che chiudere l'album chiude anche l'ideale cerchio che il gruppo aveva iniziato a tracciare con la title track, un titolo che non si presta davvero a fraintendimenti. "Burn the empire" è il brano che inaugura il disco e si apre con alcune parole tratte da un discorso di Tony Benn, un politico che spiega alla gente come l'istruzione sia un antidoto contro il controllo da sempre esercitato dal potere. Il consiglio dato dalla band, sostenuto da un ritmo incalzante, è quello di 'bruciare l'impero' e 'andare fuori controllo'. Altrettanto aggressiva è "Zuckerpunch", che riflette sulla tecnologia e sui social network letti alla stregua di una nuova schiavitù, non a caso il titolo echeggia il cognome del fondatore di Facebook Mark Zuckerberg preso a paradigma di questa era.

Buona la seconda

E allora questo secondo album degli Snuts? Il quartetto scozzese ha dalla sua grande energia e altrettanto entusiasmo, unita alla voglia di urlare il proprio pensiero ai quattro venti, caratteristiche queste particolarmente sviluppate in gioventù. Non manca neppure di una certa originalità che è da considerarsi sempre un pregio e mai un difetto. Difficile prevedere se dopo avere conquistato la natia Gran Bretagna il gruppo possa avere un respiro da star internazionale. Comunque sia "Burn the empire" supera la prova (e non era poi così scontato): quindi, dopo la prima, buona anche la seconda.

Tracklist

01. Burn The Empire (03:07)
02. Zuckerpunch (02:30)
03. The Rodeo (03:04)
04. 13 (03:10)
05. Knuckles (02:40)
06. End of The Road (feat. Rachel Chinouriri) (03:41)
07. Pigeons In New York (02:31)
08. Hallelujah Moment (02:15)
09. Cosmic Electronica (03:57)
10. Yesterday (03:02)
11. Blah Blah Blah (02:53)
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