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«CREMONINI - LIVE 2025 - Cesare Cremonini» la recensione di Rockol

Cremonini, la musica live è viva anche su album, senza lo show

“Live25”, l'altra faccia del ciclo musicale e narrativo di "Alaska Baby" (che continua nel 2026)

Recensione del 20 nov 2025 a cura di Gianni Sibilla

La recensione

Cosa succede quando a un concerto spettacolare lasci solo la musica e togli la grande produzione, i visual e il racconto multimediale?
In questo periodo si sta assistendo a una rinascita dei dischi dal vivo: “Cremonini Live” è il quarto che recensiamo in una settimana, dopo quelli di Vasco, Corsi ed Elisa, mentre Ultimo ha annunciato il secondo in meno di un anno. Senza nulla togliere agli altri, quello di Cremonini è particolare: il concerto che l’artista bolognese ha portato negli stadi è stato uno dei più ambiziosi visivamente degli ultimi anni in Italia. Una sorta di “concept show” legato a doppio filo ad “Alaska baby”, di cui erano in scaletta quasi tutte le canzoni, contrariamente alla regola che vuole i grandi show fatti quasi solo di classici. "Io non volevo farlo questo disco luve, non era nei miei programmi", ha raccontato Cremonini alla Milano Music Week presentando questo lavoro- Ma poi l'ho ascoltato e ho capito che dentro c'era una storia ancora più grande di 'Alaska Baby'. C'è la mia storia, proprio. Un disco live per poter in qualche maniera fare delle riflessioni sulla propria carriera e sul mondo della musica". 

Il senso di un album dal vivo, tra musica e spettacolo

Negli ultimi anni, gli album live erano diventati un formato di nicchia proprio per l’impossibilità, in molti casi, di separare la performance musicale da quella spettacolare. Meglio allora vedere un video su YouTube o sui social, per capire come è stato costruito lo spettacolo.
Sia chiaro, i concerti sono anche spettacoli, a qualunque livello, dal più essenziale al più visuale: lo scrivo perché periodicamente leggiamo qualche commento ai nostri pezzi dove qualcuno puntualizza una differenza tra tra live e show che nei fatti non c'è e non c'è mai stata anche decenni fa: l'origine della performance musicale è teatrale, da anni ormai è sempre più multimediale. Ma molto della riuscita e della credibilità di un concerto sta nelle scelte, nel grado di spettacolarizzazione, nell’integrazione con la musica, che deve comunque avere una vita propria e non essere sopraffatta dagli effetti speciali.

"C'è un parallelismo tra quello che faccio nei dischi di inediti e quello che faccio nei live", sostiene Cremonini, ed è  vero: nel suo caso l’integrazione tra musica e show era totale, ma tutto parte dalle canzoni. Cesare, come Vasco, è un veterano degli album dal vivo: è il quarto della sua carriera, e dei tour recenti solo quello di “Possibili scenari” non è stato fissato in questa forma.  Il lavoro sul tour 2025  è stato tanto musicale quanto spettacolare: la scaletta prevedeva diversi riarrangiamenti e una nuova parte di produzione musicale, con frammenti di musica elettronica che legano le canzoni e il racconto, curati da Alessandro Natalizia/Not Waving, che aveva co-prodotto l’album. Per esempio, “La ragazza del futuro” cambia pelle: perde quasi del tutto la coloritura elettronica, più rarefatta nella prima parte, e diventa ancora più “dalliana” (nel senso di un andamento alla Lucio Dalla, da sempre uno dei punti di riferimento di Cremonini), fino a fondersi in “Ora che non ho più te”.

Concerti, ospiti e duetti

Poi c’è un altro motivo di interesse: i duetti. Una delle cose più interessanti dei concerti e album di questi mesi è proprio l’intreccio di presenze e collaborazioni. Nel disco e nel concerto di Cremonini ci sono Elisa (“Aurore boreali”), Jovanotti (“Mondo” e “L’ombelico del mondo”) e soprattutto Luca Carboni (“San Luca” e “Mare mare”). Quella di Carboni è stata una presenza costante nel tour, parte della nuova primavera del cantautore bolognese, culminata nel concerto milanese di dieci giorni fa, a cui erano presenti lo stesso Cremonini, Jovanotti ed Elisa. Jovanotti è presente anche nell’album di Ramazzotti che esce oggi, e nell’album dal vivo di Elisa, dove figurano anche Cremonini, Giuliano Sangiorgi e Giorgia. Nei concerti avere ospiti è ormai una prassi per creare l’evento, anche all’estero (un recente articolo del Wall Street Journal si chiedeva: “Was It Really a Concert if There Was No Special Guest?”).
Qua c'è una sintonia artistica, un interscambio reale. "Non sono artisti con cui ho ho cercato di fare delle collaborazioni perché mi serviva", racconta. "Lorenzo è una figura artistica e umana che io seguo da quando sono bambino. Luca è stato un incontro che esce dai parametri discografici. Elisa è stata una folgorazione, un amore artistico che ha dato tanti frutti a me, spero anche a lei", spiega, evocando il termine "scena". Se c'è un dato è che questi album live che stanno uscendo certificano proprio questa "scena classic pop italiana" che si sostiene a vicenda e interagisce musicalmente

Alaska Baby, Live

Nello spettacolo come nell’album dal vivo, le canzoni del nuovo album sono il centro emotivo e narrativo della serata. Ma dopo 25 anni Cremonini ha un repertorio impressionante: il concerto non è concepito come un “greatest hits”, ma di fatto lo è, perché si apre con “Alaska baby”, seguita subito da “Dicono di me”, “Padre madre”, “Il comico” e “Ora che non ho più te” – già accolta come un classico. Quasi da subito diventa difficile sentire la voce di Cremonini, sommersa dai cori dello stadio.

Insomma: alla fine pubblicare un album dal vivo serve per tanti motivi. Il tour di “Alaska baby”, invece, proseguirà anche nel 2026, il ciclo di questo album è tutt'altro che concluso. Questa registrazione live, oltre a valorizzare il lavoro su canzoni e arrangiamenti, è strategica anche per ricordarci cosa è Cremonini dal vivo, in vista dei prossimi grandi concerti. anche in termini di partecipazione del pubblico, che nel mix di questo album è spesso bello alto, in diversi momenti. Ma al di là di queste motivazioni, è un bell'ascolto, di un'artista che cura ogni dettaglio del suo racconto, ma partendo sempre dalla musica.

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