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«VIRGIN - Lorde» la recensione di Rockol

Viscerale, rock e sexy: Lorde è rinata e lo canta

La recensione di “Virgin”, il nuovo album della popstar, scritto e inciso dopo una crisi.

Recensione del 27 giu 2025 a cura di Mattia Marzi

Voto 8/10

La recensione

Forse doveva perdersi, concedersi un inciampo, per ricordarsi di essere «il futuro della musica», come David Bowie la definì quella sera a Londra prendendola per mano a un party. “Solar power”, l’album del 2021 tra fricchettonismi, indie folk, psychedelic pop e lingua māori che fu interpretato dai fan della prima ora come un tentativo di tagliare un po’ troppo precocemente ogni legame con gli esordi, è stato un passo necessario per permettere a Lorde di conquistare una nuova maturità e nuove consapevolezze. Per tornare ad essere più forte di prima. Con “Virgin” la cantautrice che a soli 16 anni si ritrovò catapultata in testa alle classifiche mondiali con “Royals”, investita del ruolo di eroina chiamata a salvare il pop con quelle canzoni che in un mix di elettronica, dream pop, indie pop e art pop oscuro e malinconico parlavano di temi come la giovinezza, il materialismo, la fama e la cultura di massa, ritrova lo spirito degli esordi. Eccola, la verginità che ha ispirato il titolo del disco, il quarto della carriera di Ella Marija Lani Yelich-O’Connor. Non è quella sessuale, nonostante nei testi delle canzoni - e nelle interviste - Lorde parli costantemente di riappropriazione del proprio corpo: la popstar neozelandese ha spiegato che cercava una metafora che rappresentasse la sensazione di rinascita che stava vivendo mentre scriveva e registrava queste canzoni e il concetto di verginità la incarnava alla perfezione.

Un album che trasuda di grinta, energia e vitalità

“Virgin” è un album che trasuda di grinta, di energia e di vitalità: lo ascolti e ti fa venire voglia di metterti un paio di scarpe da ginnastica, un paio di pantaloncini, uscire di casa e correre come se non ci fosse un domani, senza una meta o una destinazione. Solo per il gusto di correre. Che si tratti del giro di basso di “Man of the year” (una “Liability” 2.0, per i nostalgici della “Melodrama” era, ma più rock: «Who's gon' love me like this? / Oh, who could give me lightness?», canta Lorde), dei tastieroni e dei sintetizzatori del singolo “What was that”, dell’interpretazione tutta a cappella di “Clearblue”, dei suoni acidi e metallici di “If she could see me now”, quello di “Virgin” è un pop fisico. Viscerale: «Mia sorella ha detto: “Sembra che provenga dal tuo grembo”». E soprattutto sexy: «In my room we can do anything you want», canta la popstar in “Shapeshifter”; poi in “Current affairs” rincara la dose: «You tasted my underwear».

Spirito naïf e attitudine do-it-yourself

Di “Pure heroine” la cantautrice recupera lo spirito naïf e l’attitudine do-it-yourself. L’album è il primo in otto anni che Ella incide senza Jack Antonoff, il guru della musica pop di questi anni, capace di spaziare dalla collaborazione con Taylor Swift a quelle con Lana Del Rey e St. Vincent. C’era il suo zampino dietro a “Melodrama”, l’album che nel 2017, quattro anni dopo il folgorante esordio con “Pure heroine”, permise a Lorde di consacrarsi, e insieme lavorarono anche a “Solar power”. Lorde nelle interviste concesse alla vigilia ha preferito rimanere vaga sui motivi della rottura, spiegando di aver ascoltato «il suo intuito» e parlando di Antonoff come di un «collaboratore positivo e di supporto». Al suo posto ora c’è Jim-E Stack, vero nome James Harmon Stack, californiano di San Francisco, classe 1992, già al fianco delle Haim, di Caroline Polachek e di Charli XCX.

La brat girl ante litteram

A proposito della voce di “365”: con “Virgin” Lorde torna a vestire i panni della brat girl ante litteram, che in canzoni come “Tennis court”, “Ribs”, “Buzzcut season”, “Team” e “White teeth teens” mise in musica la mondanità degli adolescenti, tra party in discoteca e materialismo come vie per esorcizzare le paure e l’ansia del futuro. «Sento che le influenze che ci sono nell'industria per le persone della mia età, come Justin Bieber o chiunque altro, forse non rappresentano molto bene cosa significhi essere una persona giovane», raccontava all’epoca. “If she could see me now”, “Se lei potesse vedermi oggi”, canta ora, a 28 anni, Lorde. Ecco, se la Lorde del 2013 potesse vedere quella di oggi, sarebbe sicuramente fiera di lei.

Tracklist

01. Hammer
02. What was that
03. Shapeshifter
04. Man of the year
05. Favourite daughter
06. Current affairs
07. Clearblue
08. GRWM
09. Broken glass
10. If she could see me now
11. David
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