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«THAT GOLDEN TIME - Villagers» la recensione di Rockol

Le canzoni di Conor O'Brien per questi tempi più agri che dolci

"That golden time" è il sesto album dei Villagers

Recensione del 15 mag 2024 a cura di Paolo Panzeri

Voto 7/10

La recensione

Conor O'Brien e i suoi Villagers tornano a farsi vivi con il nuovo album "That golden time". Non che fossero spariti dalla circolazione, il loro precedente album, "Fever dreams", risale a tre anni fa. Tornano a farsi vivi con un disco in puro stile Villagers. Canzoni che magari non colpiscono immediatamente al primo ascolto, tranne, forse la bella e dolce-amara "You lucky one" – non a caso scelta come singolo – in cui la voce di Conor O'Brien può ricordare quella di Paolo Nutini, e non è certo una critica. Canzoni che richiedono un minimo di attenzione e disponibilità. Attenzione e disponibilità che – i fan della band irlandese lo sanno benissimo – conduce inevitabilmente, godendo di ogni particolare, a un successivo stato di soddisfazione. Conor O'Brien lavora di cesello curando ogni sfumatura ed ogni particolare di ogni sua canzone. Un perfezionismo che lo porta a mettere la parola fine a un brano solo quando la qualità del testo e quella della musica sono esattamente come se le era immaginate nella sua testa.

Canzoni per tempi agrodolci

La iniziale "Truly alone" è davvero minimale: una voce monocorde e un pianoforte ripetitivo raccontano di un mondo interiore. Un esordio che potrebbe condurre a lasciar perdere e spostarsi altrove alla ricerca di altra musica oppure, al contrario, intrigare e continuare con la successiva "First responder" che, sia detto in tutta onestà, profuma di romanticismo, ma di quello crudo che toglie il fiato e negli animi più sensibili apre un buco nel petto. "I want what I don't need" spazza via parte dell'inquietudine sin qui accumulata: è quasi una dolce fiaba della buona notte per non dimenticare che, ora più che mai, una risata ci seppellirà. La eterea title track spinge invece a riflettere su questa apparente età dell'oro, che in realtà si riduce ad essere un periodo dove la capacità di comunicare tra di noi si è totalmente stravolta, mediata dai social media che hanno sostituito la naturale socializzazione tra esseri umani per come l'abbiamo sempre conosciuta. "Brother Hen" è un'altra fiaba agrodolce, cui fa seguito "No drama" che potrebbe essere inserita in un musical. "Behind that curtain" beneficia della malinconica dolcezza di un violino in sottofondo che accompagna lo sconforto per non comprendere più chi siamo e dove vogliamo andare e forse a causa di questo motivo le parole lasciano spazio a una caotica coda strumentale.

L'arte del dubbio

In "That golden time" non splende il sole, tutt'al più se ne riesce a intuire la presenza dietro le nuvole, ma il cielo continua comunque a rimanere grigio. Conor O'Brien ha 40 anni, con le sue canzoni ci vuole raccontare molto candidamente - portando a noi il suo pensiero senza mai spingersi fino in fondo con il giudicare, del resto esiste il libero arbitrio - il suo vedere un essere umano al suo interno quanto mai frastornato e confuso. Conor non vuole contarci favole e regalarci ottimismo a prezzo di saldo, in questo senso "Money On The Mind", la canzone che chiude l'album è parecchio significativa fin dal titolo. In "That golden time" Conor non ha perso l'aurea capacità di nutrire il dubbio e neppure quella di comporre delle belle canzoni.

Tracklist

01. Truly Alone (03:36)
02. First Responder (04:39)
03. I Want What I Don't Need (03:35)
04. You Lucky One (04:54)
05. That Golden Time (04:50)
06. Keepsake (04:11)
07. Brother Hen (03:41)
08. No Drama (04:31)
09. Behind That Curtain (06:03)
10. Money On The Mind (03:54)
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