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«LOST ALBUM - Smithereens» la recensione di Rockol

Il nuovo disco degli Smithereens è del 1993, ed è ottimo

La band, orfana del frontman Pat DiNizio, ha pubblicato "The lost album"

Recensione del 05 nov 2022 a cura di Paolo Panzeri

Voto 8/10

La recensione

Di fatto gli Smithereens finiscono con la morte del loro leader Pat DiNizio nel dicembre del 2017. Anzi, no. I suoi tre amici Jim Babjak (chitarra), Dennis Diken (batteria) e Mike Mesaros (basso) dopo qualche doverosa riflessione, decidono che la band, attiva sin dal 1980 – dopo un concerto fiume di oltre cinque ore in onore di DiNizio, a distanza di un mese dalla sua scomparsa, tenutosi a Red Bank nel natio New Jersey, che ha visto salire sul palco una nutritissima schiera di colleghi, giusto per citarne qualcuno tra i più famosi, Little Steven, Southside Johnny, Lenny Kaye, Marshall Crenshaw e Peter Zaremba - non deve chiudere i battenti. Così, ingaggiando di volta in volta, alla bisogna, un cantante (in primis Marshall Crenshaw), il gruppo non ha mai interrotto la propria attività dal vivo, ma quanto a pubblicazioni il loro corso rimaneva fermo all'aprile del 2011 quando uscì, vedi un po', "2011". L'undicesimo album di una carriera che sicuramente ha espresso il proprio meglio tra la seconda metà degli anni Ottanta e i primi Novanta.

Nel nome di Pat DiNizio

Ora, a undici anni di distanza dall'ultima prova in studio, gli Smithereens tornano con un nuovo album. Ooops, nuovo si fa per dire. "The lost album" è, come lascia intuire il titolo, il disco 'perduto' della band del New Jersey. Questo è stato inciso nell'autunno del 1993 e, come emerge dalle chiare parole di Mike Mesaros, "È qualcosa di nuovo, eppure vintage, che emerge dalla sua calda tomba analogica in un freddo mondo digitale". Non ha torto il bassista degli Smithereens, questo album smarrito - ma ora fortunatamente ritrovato – con un salto temporale di quasi trenta anni ci ha riportato sonorità che naturalmente non possono che essere un poco datate, ma forse proprio per questo motivo, controintuitivamente, suonano oggi ancora attuali. Nel disco si ha il piacere di riascoltare la voce di DiNizio (si può quasi pensare che questo disco sia un tributo a lui innalzato) e conoscendo come si è poi conclusa la storia sarebbe da insensibili, anche solo inconsciamente, tenere il pensiero fuori dalla porta e non farsi almeno un poco intenerire. Comunque sia, questo è rock fatto come Iddio comanda e tanto basta per farcelo piacere e godere.

Non era perduto, era solo in attesa di essere pubblicato

Gli Smithereens non hanno mai provato i giramenti di capo che regalano le vette delle classifiche di vendita, hanno sì avuto qualche brano più amato della media molti anni orsono, ma il successo quello grosso li ha solamente sfiorati. Anche se bisogna poi intendersi sul significato della parola successo. Dal mio punto di vista è un successo che la band, seppur tra alti e bassi, come accade in ogni famiglia, sia ancora qui, insieme, oltre quaranta anni dopo e nonostante la perdita del loro leader, a mettere insieme un buon numero di concerti ogni anno e a farci ascoltare della buona musica come quella contenuta in "The lost album". Come dite? E' un disco di trenta anni fa... certo che lo è, ma davvero credo che non abbia tutta questa importanza.

Tracklist

01. Out Of This World (03:33)
02. Dear Abby (03:15)
03. Don't Look Down (02:57)
04. A World Apart (02:56)
05. Stop Bringing Me Down (05:43)
06. Pretty Little Lies (02:45)
07. Monkey Man (03:35)
08. Everyday World (03:02)
09. Face The World With Pride (03:47)
10. Love Runs Wild (03:03)
11. I'm Sexy (03:49)
12. All Through The Night (03:25)
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