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«RENAISSANCE - Beyoncé» la recensione di Rockol

Renaissance: la grande pista da ballo di Beyoncé

Queen Bey realizza un disco tutto fisico per conquistare il dancefloor, le classifiche e TikTok

Recensione del 29 lug 2022 a cura di Michele Boroni

Voto 7.5/10

La recensione

Credo che nessuno qui osi mettere in dubbio il talento, la potenza comunicativa e il carisma di Beyoncé. Basta solo vedere “Homecoming” il reportage su Netflix del suo concerto al Coachella del 2019 per capirne la portata artistica. Tuttavia provate a chiedere a qualsiasi persona amante della musica di citare un successo della cantante di Houston, e state certi che la stragrande maggioranza si ricorderà solo titoli di canzoni di almeno 10 anni fa. 
Il fatto è che i due precedenti ed eccellenti dischi “Beyonce” (2013) e “Lemonade” (2016) hanno avuto successo e molta eco per i temi trattati (di attivismo sociale verso problemi razziali, empowerment femminile, etc.), storie personali (il trionfo della vita coniugale nel primo, il tradimento e l'infedeltà del marito nel secondo), per il formato visual album e per l'innovativa campagna di lancio, quasi sempre a sorpresa. Tuttavia mancavano quelli che nel gergo discografico vengono chiamati “i pezzi”, ovvero i singoli forti che si appiccicano addosso e che, a differenza dei "tormentoni", resistono nel tempo. Insomma, Beyoncé era diventata un “album artist” in un mercato che invece chiedeva “single artist”, cioè artisti che producono singoli di successo.

Un disco dance e leggero (nelle intenzioni)

L'impressione quindi è che l'obiettivo di questo suo settimo lavoro da solista era quello di tentare di tornare a fare un disco con qualche singolone magari meno sofisticato e rilevante dal punto di vista delle istanze sociali o delle questioni personali - e quindi notiziabile per i media - ma con delle canzoni che potevano finire facilmente nei piani alti delle classifiche e nelle playlist (ricordiamo che l'ultimo singolo numero 1 di Beyoncé come artista principale è "Single Ladies", fine 2008, e nel frattempo di acqua sotto i ponti ne è passata un bel po'). 
Quindi per questo disco Beyoncé cambia atteggiamento: basta uscite a sorpresa e video album, ma un ritorno al classico lancio, perciò annuncio dell'uscita dell'album un mese prima con pubblicazione del singolo, intervistona su Vogue, insomma, “alla vecchia”.
Beyoncé inoltre ha intuito, e si è convinta, che in quest'epoca la mossa giusta per il successo è puntare tutto sulla dance (in particolare la house fine anni 80, la musica dal club inizio 90 e un po' di disco, mescolato con il suono di oggi) che forse è stata troppo poco cavalcata negli ultimi 10-15 anni dalla black music mainstream. Insomma, canzoni facilmente fruibili su TikTok dove Bey è entrata lo scorso mese con l'obiettivo di fare i numeroni. 
Ovviamente però Queen Bey anche in un disco da party deve sempre metterci un concetto e del contenuto: così questa volta utilizza il pomposissimo titolo “Renaissance” con l'obiettivo post-pandemico di creare "un luogo dove essere liberi dal perfezionismo e dal pensiero eccessivo" (che peraltro lei stessa ha contribuito ad alimentare, vabbè). C'è da dire che Madonna a suo tempo con “Confessions on a dance floor” (2005) centrò il titolo perfetto. 
E siccome lei è pur sempre la Regina, chiama a corte il gotha della musica che fa muovere il culo, dalle origini (Nile Rodgers, Raphael Saadiq, Grace Jones,  Moroder/Summer e James Brown sotto forma di sample ), gli amichetti di sempre (The Neptunes, il maritino Jay Z, No I-D, The Dreams e Drake, anche lui recentemente folgorato dalla house) e i nomi più o meno nuovi (da Skrillex alla lanciatissima cantante di origine nigeriana Tems, da Mike Dean al rapper giamaicano Bean). Quindi, disco leggero nei contenuti e nelle intenzioni, ma come sempre molto “pesante” e barocco nella produzione. Se uno guarda i credits si sente male: ad esempio il pezzo “Alien Superstar” elenca 22 autori e 4 produttori (in tutto nel disco se ne contano più di 80). E qua e là questa voglia di performance e di strafare un po' si sente. 

Le canzoni 

“Renaissance” raccoglie 16 canzoni (no interlude, no filler) il più delle volte mixate tra loro nel beat e dalla durata complessiva di 62 minuti. 
Come detto, dimenticatevi la Beyoncé del messaggio e delle istanze sociali e politiche, l'obiettivo qui è ballare, divertirsi, e fare festa (“releasing the wiggle” è uno dei concetti più volte espresso nelle canzoni). Quindi musica dance: grasse bassline, synth sempre presenti, costruzioni semplice con la cassa sempre dritta e non più quelle ritmiche spezzate come nei due precedenti dischi. Su tutto la voce di Beyoncé che è sempre notevole e potente, sia che canti o che rappi. 
Si va dall'esplicita “I'm that girl” (del resto dietro c'è Mike Dean, fautore del successo di Megan Thee Stallion), alla già citata “Alien Superstar” (prossimo singolone super citazionista), dal classicissimo nilerodgers sound di “Cuff it” alla bella e breve “Energy” con Bean (già al centro delle polemiche perché pare che i Neptunes abbiano messo un sample di Kelis – lei sì che fu davvero innovativa – non citato nei credits), dalla deep house di “Break my soul” al janetjacksoniano “Plastic off the sofa”, dalla ritmica reggaeton di “Heated” fino alla citazione fin troppo didascalica della “I feel love” di Donna Summer/Giorgio Moroder in “Summer Renaissance”. E poi con mille altre citazioni dai Right Said Fred di “I'm too sexy” a Snoop Dogg fino alla deep house di Robin S. I testi invece questa volta non offrono nessun tipo di approfondimento: sono tutte variazioni sul tema del "vieni qua, divertiamoci, balliamo e poi scopiamo". Olè. 
Un giudizio a parte va fatto per “Move” il pezzo realizzato con Grace Jones e Tems, ovvero il passato e il futuro della musica black che guarda oltre all'America. Pezzone clamoroso, che ha solo il difetto di essere troppo brece

Conclusione

“Renaissance” è forse il disco più fisico di Beyoncé, con il fine principale di celebrare la musica dance e il corpo sulla pista da ballo, senza altri particolari messaggi.  Certo, rispetto a Lemonade, per qualcuno può sembrare un passo indietro, meno coraggioso, non solo per i testi ma anche per le collaborazioni: in questo caso Queen Bey sembra esser rimasta nella sua comfort zone, senza rischiare troppo. 
Però basta con le parole, e mettiamoci a ballare, almeno per le prossime settimane di svago. 

Tracklist

01. I'M THAT GIRL (03:28)
02. COZY (03:30)
03. ALIEN SUPERSTAR (03:35)
04. CUFF IT (03:45)
05. ENERGY (01:56)
06. BREAK MY SOUL (04:38)
07. CHURCH GIRL (03:44)
08. PLASTIC OFF THE SOFA (04:14)
09. VIRGO'S GROOVE (06:08)
10. MOVE (03:23)
11. HEATED (04:20)
12. THIQUE (04:04)
13. ALL UP IN YOUR MIND (02:49)
14. AMERICA HAS A PROBLEM (03:18)
15. PURE/HONEY (04:48)
16. SUMMER RENAISSANCE (04:33)
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