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«LA MIA PATRIA ATTUALE - Massimo Zamboni» la recensione di Rockol

L'Italia nostra e di Massimo Zamboni

Il nuovo album del musicista emiliano si intitola "La mia patria attuale"

Recensione del 05 feb 2022 a cura di Paolo Panzeri

Voto 8/10

La recensione

I CCCP (poi trasformatisi in C.S.I.) di Massimo Zamboni e Giovanni Lindo Ferretti sono stati un punto di riferimento parecchio importante, fondamentale, per lo sviluppo del rock alternativo italiano. La loro luce si accese agli inizi degli anni Ottanta e continuò ad indicare la rotta fino alla fine dello scorso secolo, quando una differente visione del futuro portò Zamboni a lasciare il sodale musicale di sempre. Nel 2004 l'allora 47enne musicista di Reggio Emilia inaugurò la carriera solista, pubblicando l'album "Sorella sconfitta", che ha alimentato con discreta continuità – una decina di album all'attivo – fino a quest'ultimo "La mia patria attuale".

Cantautore

Nel nuovo disco il maggiore segno di discontinuità con il suo passato e con la sua intera carriera è dato dal fatto che è, a tutti gli effetti, un album di cantautorato. Nulla di offensivo nel definirlo in questo modo, ma associare la parola cantautore al nome di Massimo Zamboni se non ha lo stesso peso di una bestemmia in chiesa poco ci manca, ad ammetterlo senza timore è lo stesso musicista emiliano: "Un termine che probabilmente anni fa avrei disprezzato: li avrei infilati in una categoria di subumani in qualche modo, non ho mai ascoltato cantautori, forse Guccini per emilianitudine ma gli altri non ce l’ho mai potuta fare".

Patria

Prima ancora di ascoltare le canzoni inoltre non può non attirare l'attenzione il termine patria nel titolo dell'album. Una parola importante, un concetto sovente indefinibile, ideale, dalle molte sfumature. Un concetto che può apparire superato dalla storia ed invece è molto più attuale di quanto non si possa pensare. Un concetto spesse volte ammantato di retorica utile solo a svilirlo e ad utilizzarlo per secondi fini da chi se ne riempie la bocca. Massimo Zamboni ha spiegato che proprio per misurarsi e raccontare la sua di patria ha dovuto fare appello ed utilizzare il lessico dei cantautori: "Ci sono patrie che continuo ad attraversare nella mia musica e nei miei dischi precedenti, da Berlino alla Mongolia. Quando ho deciso di attraversare quella dove vivo mi sono chiesto che lingua avrei dovuto parlare, ed è quella dei cantautori."

Parole

Quindi, in questo album più che in altri, l'attenzione è da porre sulle parole scelte da Zamboni per dare vita alle proprie riflessioni sul nostro presente che si uniscono in matrimonio con una parte musicale perfettamente funzionale a sostenerle e a conferire forza. In alcuni brani ("Il canto degli sciagurati" oppure "Italia chi amò") sale il tono declamatorio marchio di fabbrica del vecchio compare Giovanni Lindo, mentre in altri si riscontrano toni che rimandano alla più classica ballata cantautorale ("Tira ovunque un'aria sconsolata"). Il viaggio in dieci canzoni di Zamboni sulle tracce della 'nostra patria', partito (non a caso) con la toccante "Gli altri e il mare", si chiude con il parlato (sommessamente supportato dal suono di una banda) di "Il modo emiliano di portare il pianto".

Tarli e domande

Le parole sono importanti sottolineava con veemenza Nanni Moretti in un suo film di molti anni fa. Quelle scelte e soppesate da Massimo Zamboni per esprimere il suo punto di vista in questo disco lo sono davvero. Parole importanti per un disco importante e profondo il cui ascolto, lungi dall'indifferenza, lascia in eredità un tarlo che lavora alacremente nella testa e fa rimuginare più volte sulla domanda: cos'è patria per me?

Tracklist

01. Gli Altri E Il Mare (04:36)
02. Canto Degli Sciagurati (04:23)
03. Ora Ancora (02:57)
04. Italia Chi Amò (03:45)
05. Il Nemico (04:22)
06. Tira Ovunque Un'aria Sconsolata (03:16)
07. Nove Ore (05:11)
08. La Mia Patria Attuale (03:57)
09. Fermamente Collettivamente (03:40)
10. Il Modo Emiliano Di Portare Il Pianto (04:09)
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