"Pleased to meet you": incontri con le star. Nico
 
                                            Il Dio del rock mi ha dato la fortuna di incontrare, poco prima che morisse, Nico, la dea che santificò il rock perverso dei Velvet Underground nel loro primo omonimo album del 1967 e fece innamorare tutti, da Jim Morrison a Leonard Cohen, che scrisse per lei "Take This Longing".
Ero a Colonia, nello stesso albergo in cui vent’anni dopo avrei fatto l’alba con Brian Molko dei Placebo, forse la rockstar androgina più affascinante che abbia mai incontrato. Nico era distrutta da abusi che trascinava da ormai troppo tempo. Io ero un giornalista alle prime armi, esaltato dall’idea di avere davanti uno dei miei miti adolescenziali ma anche terrorizzato che mi sputasse in faccia come aveva fatto Iggy Pop a un mio collega.
A ogni domanda che le facevo, e che mi ero studiato a memoria per tutto il viaggio da Milano, lei rispondeva di volta in volta con un “Sorry?”, “Say it again”, “I didn’t get it”. Ero mortificatissimo. Eppure mi sembrava che il mio inglese fosse comprensibile.
Me ne andai insoddisfatto e convinto di aver fatto una brutta figura, nonostante le risposte di Nico, gentili e profonde.
A pranzo, il mio collega tedesco mi chiese il perché della faccia scura. Gli spiegai.
Lui rise e poi disse: “Ma non lo sai che Nico è sorda da un orecchio?
(Leggi le puntate precedenti: Nick Cave, Shakira, Rita Marley, Fabrizio De André, Vinicio Capossela, Robert Plant)
Il testo qui sopra è tratto, per gentile concessione dell'editore e dell'autore, da "Pleased to meet you - Spigolature pop", il libro di Massimo Cotto pubblicato da VoloLibero, che presenta "duecento artisti ritratti con un flash, con uno scatto rubato".

