"Pleased to meet you": incontri con le star. Robert Plant
Di tutte le rockstar, quella che in assoluto più adoro intervistare è Robert Plant, la voce dei Led Zeppelin. Ha tutto, Robert: profondità, intelligenza, senso dell’umorismo, persi-no modestia, se può essere modesto uno che ha venduto una valanga di milioni di dischi nel mondo.
“La modestia”, mi ha detto, “è fondamentale per crescere. L’unico luogo dove non ti serve è il palco. Là sopra ti devi sentire un po’ Dio, altrimenti è finita.” E poi mi ha raccontato dell’unica volta in cui non è riuscito a controllarsi.
“Phoenix, Arizona. Salgo sull’aereo. Vado a sedermi al mio posto. Vicino a me c’è Jim Morrison. Mi guarda. Lo guardo.
Mi chiede: ‘Che cosa fai nella vita?’.
‘Sono un cantante.’
‘Ah, e che genere di musica fai?’
Rispondo: ‘Mah! Un rock che deriva dal blues. La mia band si chiama Led Zeppelin’.
E lui: ‘Mai sentita’.
Lo guardo negli occhi e ho la conferma che mente. Nessuno che facesse musica, in quegli anni, poteva dire di non conoscere i Led Zeppelin.
Ora è il mio turno di giocare: ‘E tu cosa fai?’, domando.
Jim risponde: “Oh, io sono un poeta”.
E io: ‘Ah, anch’io lo ero. Poi, ho avuto successo’.”
(Leggi le puntate precedenti: Nick Cave, Shakira, Rita Marley, Fabrizio De André, Vinicio Capossela)
Il testo qui sopra è tratto, per gentile concessione dell'editore e dell'autore, da "Pleased to meet you - Spigolature pop", il libro di Massimo Cotto pubblicato da VoloLibero, che presenta "duecento artisti ritratti con un flash, con uno scatto rubato".
