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«VERSIONI DI ME - Dana Spiotta» la recensione di Rockol

Dana Spiotta - VERSIONI DI ME - la recensione

Recensione del 03 mag 2013

(Minimum Fax, 249 pagine, 16 euro)

Voto 7/10

La recensione

Nik, per un certo periodo ha sfiorato la notorietà come musicista. Ma non è arrivata. Lui continua a incidere musica, che regala a poche persone. Ma quelle storie che non ha mai vissuti lui - che ora è praticamennte un recluso - se l’è inventate da solo. Con le “cronache”: faldoni e faldoni di recensioni, ritagli di giornale, eventi, liti. Una autobiografia rock, non vera ma verosimile: quella che avrebbe voluto vivere.

Nik scompare, e sua sorella Denise - la persona più vicina a lui, una simbiosi che dura quasi dall’infanzia - si rilegge quelle cronache per capire qualcosa. “Versioni di me”, della scrittrice americana Dana Spiotta è un romanzo che ha che fare con la memoria, la famiglia, il successo. E la musica: Thurston Moore dei Sonic Youth l’ha definito “Un romanzo rock ‘n’ roll che non ha eguali”.
Definizione vera, ma non nel senso enfatico che può lasciar intendere questa frase. Perché le storie di musica di Nik creano uno spaccato diverso del rock ‘n’ roll. Uno spaccato che ha a che fare con quegli eroi minori che sono parte dell’immaginario ma che spesso vengono raccontati pochi. Andatevi a leggere la playlist che la Spiotta ha confezionato per il sito di Minimum Fax, editore italiano del libro (ben tradotto da Francesco Pacifico). Ci troverete Palace Brothers, Robyn Hitchcock, le voci “da ragazzo ferito” di Paul Westerberg dei Replacements, dei Pavement e dei Big Star. Un “eroe” che - per collocazione musicale ricorda un po’ il protagonista di “Juliet, naked” di Nick Hornby - ma il libro ha un altro tono, più vicino a “Il tempo è un bastardo” di Jennifer Egan, una riflessione - spesso malinconica - sul passare del tempo.

Un bel romanzo, una delle migliori letture musicali di questo periodo.

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