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«ALL BLACK SMEMO – ROCK IS BLACK - Smemoranda (Autori non indicati)» la recensione di Rockol

Smemoranda (Autori non indicati) - ALL BLACK SMEMO – ROCK IS BLACK - la recensione

Recensione del 23 lug 2012

(Smemo Media Corp, 432 pagine, 12 euro)

La recensione

Sono un po’ troppo vecchio per aver coltivato il culto dell’agenda Smemoranda, per gli amici “la Smemo”. Nata nel 1978 come agenda “da leggere”, presto adottata come diario scolastico, non è mai stata un mio strumento di lavoro (ehi, lavoro dal 1974…), ma ne ho osservato crescere la popolarità di anno in anno – per un certo periodo, diciamo la seconda metà degli anni Novanta, l’ho vista anche fra le mani delle mie due figlie putative, letteralmente imbottita di adesivi, ritagli, fotografie fino a diventare alta tre volte il suo spessore originario da nuova. Tutto questo per dire che ero curioso di sfogliarla, questa Smemo “all Black” dedicata al rock. E, confesso, mi aspettavo di più. Invece si è rivelata semplicemente un’agenda di pratico formato (più da borsetta che da zaino, direi) in cui il rock è una sorta di pretesto tematico per le pagine occupate da (belle) fotografie, corredate per la maggior parte da estratti da testi di canzoni e in alcuni casi da didascalie che per chi ne mastica un po’ della materia sono francamente disarmanti (a pagina 27 ottobre, John Lennon è definito “il grande compositore dei Beatles”…). Non ci sarebbe niente di male, se fossero, almeno, esenti da errori: e invece. Esempi? A pagina 11 novembre, Lynard Skynard anziché Lynyrd Skynyrd e Gun’s Roses anziché Guns N’Roses. A pagina 8 dicembre, si legge “il Pink Floyd Pig” (chi l’ha mai chiamato così, il povero Algie?) e si cita la copertina di “Animals”: la foto illustra invece il volo “promozionale” del 26 settembre 2011, in occasione della ripubblicazione della discografia del gruppo.

Il peggio però è concentrato nella doppia pagina del 6 gennaio 2014, intitolata “Crazy little things”. Qui, delle otto “curiosità”, sei, forse sette, contengono errori. In quella su “London calling” si scrive che Joe Strummer “era fan di un programma della BBC in onda durante la seconda guerra mondiale” (difficile, Strummer era nato nel 1952). In quella sui Sex Pistols si scrive che “iniziarono a girare col nome di SPOT – Sex Pistols On Tour” – non è proprio così: il tour era stato battezzato SPOTS, “Sex Pistols On Tour Secretly”, e gli pseudonimi furono parecchi e diversi: The Spots, The Tax Exiles, Special Guests, Acne Ramble, The Hamsters e A Mystery Band Of International Repute. In quella sui Nirvana si legge che “Smells Like Teen Spirit” era il nome della marca di un deodorante: non è così, il nome del deodorante usato da Tobi Vail dei Bikini Kill era “Teen Spirit”, e “Kurt smells like Teen Spirit” era la scritta spruzzata da Kathleen Hanna sulla parete della stanza di Kurt. In quella sugli AC/DC si dice che il gruppo, su suggerimento di Margaret, sorella di Angus e Malcolm Young, prese il nome dalla scritta sull’etichetta sul retro di un aspirapolvere: sbagliato, la scritta era sulla targhetta di una macchina per cucire. In quella su “Yesterday” dei Beatles si scrive che ne esistono più di 4.000 cover (un dato preso pari pari da Yahoo Answers). Il dato ufficiale, del “Guinness Book of Records”, indica invece poco più di tremila cover registrate. In quella sui “morti a 27 anni” si scrive che Jim Morrison morì “in un motel parigino”: sbagliato, si trattava di un appartamento in affitto situato al 17-19 di rue Beautreillis. E, a voler essere ancor più pignoli, non è così sicuro che Morrison (curiosità numero sette) scelse per la band il nome “The Doors” rifacendosi al libro di Aldous Huxley; più probabilmente si ispirò a una frase del poeta William Blake, "If the doors of perception were cleansed every thing would appear to man as it is: infinite”. E a voler pignoleggiare ulteriormente, l’unica fonte a sostenere (vedi curiosità numero 8, a proposito di “Sweet Home Alabama”) che “Neil Young ha poi dichiarato di amare molto il pezzo!” è Wikipedia italiana.

Insomma. Se vi serve un’agenda, la Smemo va benissimo, e questa “All Black” può essere una buona soluzione; ma se vi interessa la storia del rock, limitatevi ad usarne le pagine non scritte.
(fz)

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