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«BRUCE SPRINGSTEEN - 50 ANNI DI ROCK'N'ROLL - Ernesto Assante» la recensione di Rockol

Il Boss in parole e immagini

Una biografia credibile e puntuale

Recensione del 10 ott 2023 a cura di Giampiero Di Carlo

White Star, 208 pagine, 29,90 euro

Voto 8/10

La recensione

Ho due problemi nello scrivere una recensione di questo libro.

Il primo è che sono doppiamente di parte – sono un fan e un cultore di Bruce ma, soprattutto, sono un amico e un ammiratore di Ernesto.

Il secondo è che di biografie sul Boss ce n’è una pletora.

Vuotato il sacco, ecco quanto c’è da sapere su “Bruce Springsteen - 50 anni di Rock'n'roll”.

Premetto che, anche perché l’oggetto si presenta piuttosto bene – d’acchito il suo aspetto è a metà tra quello di un romanzo in brossura e quello di un table book da sfoggiare a casa – una volta ricevutolo ho sfogliato il libro un po’ di volte e poi l’ho lasciato decantare sul tavolino davanti al divano, sistemandolo giusto sopra “Renegades”, quel meraviglioso volume di Springsteen e Barack Obama.

Poi, finalmente, la sua copertina mi ha richiamato e l’ho letto.

Non dall’inizio, però.

Personalmente, credo che l’essenza dell’artista Bruce Springsteen stia tutta nel contrasto e nel rapporto tra “Nebraska” e “Born in the U.S.A.”. Due album usciti a due anni di distanza che, oggi come allora, sembrano appartenere a due mondi paralleli e a due epoche distantissime, nonostante alcuni dei loro brani siano stati incubati e scritti insieme (alcuni demo sarebbero stati pubblicati tali e quali su un disco, altri si sarebbero trasformati in pezzi rock d’alta classifica suonati dalla migliore garage band di ogni tempo). Quindi, se leggi una cosa su Springsteen, devi andare a vedere come viene trattato questo passaggio per saggiarne la bontà, un po’ come quando ordini un martini cocktail per capire se il barista è uno bravo.

E’ da là che sono partito e ho constatato che, come nel resto del libro, in questo passaggio i fatti sono spiegati bene e romanzati al minimo sindacale. Mi piace un tono di voce neutro, un approccio “non judgemental”.

Ammesso e non concesso che rientrasse tra i suoi obiettivi, credo che Ernesto Assante sia riuscito a scrivere una biografia credibile e puntuale nella forma di un lungo articolo di magazine. E’ come se avesse preso il template del cosiddetto “long form” e lo avesse esteso ben oltre i suoi canoni tradizionali, mettendo insieme i fatti salienti di uno dei più grandi personaggi in assoluto del rock come si fa quando si scrive la cover story di una rivista musicale cool e colta, di quelle che in edicola non si trovano più.

E’ anche così che, pur denso di fatti e aneddoti come è doveroso, un tomo di 200 pagine e rotti arricchito da molte fotografie e immagini scorre fluido, senza mai cedere alla trappola della retorica che questo artista spesso tende al suo esegeta. Insomma, l’adozione di questa forma mi pare una mossa azzeccata per provare ad aggiungere valore a una materia così già ampiamente trattata e ineluttabilmente nota sia ai superfans del Boss che a molti semplici ammiratori della sua musica.

Ne esce una biografia che sa riepilogare con stile l’intreccio intrigante tra un uomo che negli ultimi 5 anni si è messo a nudo inscenando un outing a più puntate (dal vivo, nelle interviste rilasciate e nei suoi programmi radiofonici via satellite) e il cantore degli eroi normali che hanno reso il suo canzoniere un mito; tra il Bruce settuagenario di oggi e il suo giovane io che sfornò in sequenza “Born to run”, “Darkness”, “The River”, “Nebraska” e “Born in the U.S.A.”; tra il performer e il cantautore; tra il band leader e il padre di famiglia.

Sullo sfondo della sequenza cronologica dei fatti personali e della carriera dell’artista, l’autore non fa mancare il contesto storico, culturale e musicale che, passo dopo passo, muta insieme alla vita e alla musica di Bruce Springsteen e che, in estrema sintesi, consiste nell’abbozzare un mini-affresco degli Stati Uniti a partire dagli anni Cinquanta fino ai giorni nostri. C’è la politica, tra la TV e la guerra. Ci sono Reagan e Flannery O’ Connor.

E ci sono Elvis, Dylan e Douglas, tre uomini che hanno forgiato l’artista, strattonandolo tra la dimensione della performance a quella della scrittura, tra la vocazione all’intrattenimento e l’impegno, tra il palco e il lettino dell’analista.

Prima di “Bruce Springsteen - 50 anni di Rock'n'roll”, l’ultima volta che avevo letto Assante scrivere del capo della E Street Band era stato in occasione del concerto romano di quest’anno: lo abbiamo visto insieme e avevamo notato un Bruce diverso, perfino un po’ sconcertante (e non solo perché sul palco quella sera indossava delle sneakers). Ernesto, poi, aveva spiegato bene il tutto: forse, chi avesse una mezza idea di leggersi una buona biografia illustrata sul Boss, potrebbe partire da questo antipasto e poi approfondire con il libro.

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