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L’anno d’oro per i fan di Springsteen

Tra tour, ristampe e film, il Boss supera le polemiche e riprende il controllo della sua "legacy"
L’anno d’oro per i fan di Springsteen

Per i fan di Bruce Springsteen gli ultimi anni sono stati complicati. Al ritorno con la E Street Band in “Letter to you” (2020) si sono accompagnate scelte discutibili: la polemica sui prezzi dei biglietti del 2023, un disco di cover soul rivedibile, un tour impostato su scalette fisse più che su quelle variazioni che la fan base amava. Una parte dei fan lo ha seguito e continua a seguirlo – se no non sarebbero tali – un’altra parte ha accusato il colpo: la chiusura di “Backstreets”, storica fanzine, in disaccordo con la politica sul tour, è stato il segno più evidente.
Springsteen aveva salutato il 2024 con un post in cui annunciava un 2025 con “uno sguardo alla leggendaria carriera discografica con materiale mai ascoltato prima” e ha mantenuto le promesse. Anzi ha superato pure le aspettative: per i fan di Springsteen Natale quest’anno è arrivato diverse volte, e ben prima del 25 dicembre. Non è esagerato dire che raramente nella carriera del Boss si era vista una tale concentrazione di eventi: uscite discografiche epocali, aperture di archivi a lungo inaccessibili, un film, un tour memorabile. Per chi segue da sempre la parabola di Springsteen, è stato il coronamento di attese pluridecennali.

Il tour: Springsteen ritrova il fuoco

Finalmente di nuovo in Italia, finalmente di nuovo a San Siro dopo 9 anni e dopo le date annunciate nel 2024 e poi rinviate. Ma non è stata solo una questione italiana e di quel luogo magico: i tour 2023-24 erano molto riflessivi, con uno Springsteen che affrontava i propri fantasmi con scalette quasi teatrali, ma negli stadi. Il 2025 ci ha restituito un Springsteen più diretto, più rabbioso, a partire dal racconto di come la nuova amministrazione stia andando contro i valori americani che le sue canzoni raccontano da decenni. Una scelta politica che ha dato alla scaletta un’urgenza che negli ultimi tempi forse era un po’ mancata a favore di un altro tipo di racconto.
Un EP a maggio ha raccolto le canzoni e i discorsi più politici del tour – per il resto ci sono i bootleg ufficiali: la conclusione del tour a San Siro è stata epocale, ha rinnovato un amore per il luogo che si può ascoltare e riascoltare; il primo è già disponibile, il secondo arriverà a breve. Nel sogno dei fan italiani c’è la pubblicazione dei concerti storici di San Siro, in particolare quelli dell’85 e del 2003, i più leggendari tra i leggendari.

“Tracks 2” e i lost albums

Nei giorni in cui il Boss arrivava a San Siro usciva “Tracks 2”, seguito ideale della raccolta del 1998. Anzi, molto meglio. Se il primo volume riprendeva il concetto di antologia di inediti, il secondo è andato oltre, svelando interi album rimasti chiusi nei cassetti: i cosiddetti “lost albums”, ben 7, dalle sessioni di “Born in the U.S.A.” al famigerato “disco con i loop” del ’93 a incisioni recenti di cui non si conosceva l’esistenza.
Per anni se ne era parlato come leggende da collezionisti, e vederli finalmente pubblicati ha permesso di riscrivere interi capitoli della storia creativa del Boss. Non semplici scarti, ma strade alternative, visioni che mostrano cosa sarebbe potuto essere e non è stato. Una manna per i fan, ma anche un contributo fondamentale per comprendere le metamorfosi artistiche di Springsteen.

“Lonely in the park” e i 50 anni di “Born to run”

In confronto a un evento di questa portata, l’uscita di “Lonely in the park” per i cinquant’anni di “Born to run” poteva sembrare un dettaglio. Un singolo inedito, tratto dalle sessioni del ’75 – senza l’impatto di un cofanetto monumentale – che per l’album era già stato fatto 20 anni fa. Eppure un brano che ha colpito per la sua intensità e freschezza, una sorpresa inattesa tra le tante sorprese.

Il “Sacro Graal”: “Nebraska ’82” e l’“Electric Nebraska”

Nei “lost albums” mancava qualcosa. Ma la mancanza è stata colmata dall’annuncio di “Nebraska ’82”, un box dedicato al suo capolavoro, dentro cui c’è il tesoro più inseguito: l’“Electric Nebraska”. Per decenni evocato, smentito, mitizzato, il disco elettrico registrato con i membri della E Street Band nello stesso periodo delle versioni casalinghe viene finalmente reso pubblico. Non solo conferma l’esistenza di quel materiale, ma mostra come Springsteen avesse davvero due strade davanti a sé: il minimalismo spoglio che conosciamo o una declinazione più rock. Averle entrambe oggi significa comprendere ancora meglio la radicalità della sua scelta del 1982.

“Deliver me from nowhere”: Springsteen al cinema

Uno dei momenti che, da fan scettico su alcune mosse, mi hanno fatto fare pace con il Boss è la lettura di “Deliver me from nowhere”, il libro di Warren Zanes che racconta la genesi di “Nebraska”. Da quel libro arriva un progetto rischioso: trasformare Springsteen in un biopic, farlo “ri-recitare” e “ri-cantare”: operazioni che – come abbiamo visto in molti film degli ultimi anni – servono a raccontare un personaggio a un pubblico più ampio, a tradurlo in un altro linguaggio ma finiscono anche per tradirlo, per generare un effetto "Tale e quale show".
“A complete unknown”, il film su Bob Dylan, aveva già dimostrato che si può rileggere un’icona senza un tradimento eccessivo. raccontandone drammi e spirito. E speriamo che sia così anche per il film con Jeremy Allen White, che anch’esso si concentrerà su un periodo specifico della carriera, cercando di rivelare una storia, non LA storia. Attendiamo fiduciosi.

Le ragioni di un anno irripetibile

Dietro questa straordinaria abbondanza c’è anche un fattore industriale: la vendita del catalogo a Sony. Springsteen, in altre fasi, faceva passare ere geologiche tra un album e l’altro. Negli ultimi anni aveva aperto progressivamente gli archivi, ma mai come ora. Ora l’esigenza è inevitabilmente rendere viva e produttiva un’eredità che ha un enorme valore simbolico ed economico. Oggi l’impressione è che il Boss – che è parte attiva in tutte queste scelte – sembri avere ritrovato la piena regia della propria legacy. E che il 2025, con i suoi regali continui, resti come l’anno d’oro in cui essere fan di Springsteen è stato un privilegio.

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