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«FAT POP - Paul Weller» la recensione di Rockol

La visione pop di Paul Weller

Il musicista inglese durante il lockdown ha composto nuove canzoni

Recensione del 18 mag 2021 a cura di Paolo Panzeri

Voto 8/10

La recensione

Non è trascorso neppure un anno da quando, la scorsa estate, Paul Weller aveva pubblicato l'album "On Sunset", che siamo nuovamente a scrivere di un nuovo disco firmato dall'ex frontman di Jam e Style Council. "Fat Pop (volume 1)" è il titolo del suo nuovo lavoro. La vicinanza tra le due uscite è stata 'favorita' dalla pandemia che non ha permesso a Weller di impegnarsi in un tour a sostegno del disco precedente (tour che le ultime notizie, per i concerti italiani, fanno sapere che è rinviato al settembre 2022), regalando larghe porzioni di tempo libero al 62enne di Woking, che questi ha impegnato per realizzare nuova musica. Sia chiaro, con questo non si vuole ringraziare il coronavirus per aver permesso la venuta al mondo di "Fat Pop (volume 1)", è un semplice prendere atto dell'accaduto e riportare lo svolgersi dei fatti.

Precisione e composizione

I dodici brani di "Fat Pop" sono stati lavorati in un primo tempo dal solo Weller, che ha poi coinvolto la sua band - il batterista Ben Gordelier, il chitarrista Steve Cradock e il bassista Andy Crofts – da remoto perché ognuno aggiungesse ai brani la propria parte di competenza, la confezione è stata infine ultimata, all together, negli studi del Modfather siti nella contea del Surrey. Il disco ha avuto il piacere di accogliere alcuni ospiti: la cantante dei Mysterines Lia Metcalfe che fa da controcanto nella roccheggiante “True”; il chitarrista di lungo corso Andy Fairweather Low (già collaboratore, tra gli altri, di Who, Eric Clapton e Roger Waters) in “Testify” che si avvale di un intrigante suono di flauto che riporta la data sul calendario indietro di parecchi anni; e ancora la musicista irlandese Hannah Peel nella ballata “Cobweb Connections” e anche in “Still Glides The Stream” e, last but not least, la 28enne figlia Leah, co-autrice della sicuramente sognante e vagamente psichedelica “Shades Of Blue”, il primo singolo dell’album.

Difficile annoiarsi

Una volta di più Paul Weller gioca a mantenere i nostri sensi ben vivi, sempre all'erta, e a trasportarci in luoghi musicali diversi tra loro. Ma sempre gradevoli. Si parte con il claustrofobico synth di "Cosmic Fringes", ma il viaggio per approdare al pianoforte e agli archi che risuonano in "Still Glides the Stream" non è per nulla lineare seppur la strada sia panoramica. Le varie curve portano a ritornare con "That Pleasure" ai suoi anni Ottanta, contrassegnati dall'esperienza Style Council. Se non a godere della blueseggiante chitarra di "Moving Canvas". Un viaggio che regala soddisfazione nel godere dei dettagli che a volte rimandano a soul e r'n'b, altre al pop britannico sixties, altre ancora al rock meno caciarone dei Settanta.

Il pop degli anni Venti

Il nuovo album di Paul Weller non fa della omogeneità musicale il suo punto di forza, le canzoni che compongono la tracklist variano volentieri il registro mantenendosi comunque collegate tra loro da un filo rosso (i geniali schizzi di talento del musicista britannico?), regalandoci la sua visione del pop degli anni Venti e proseguendo il discorso interrotto lo scorso anno con "On Sunset". A dispetto della massiccia produzione degli ultimi anni – cinque album in sei anni – Weller mantiene un livello compositivo sempre vivace di fronte al quale non ci si può che togliere il cappello.

Tracklist

01. Cosmic Fringes (02:20)
02. True (02:07)
03. Fat Pop (03:19)
04. Shades Of Blue (03:06)
05. Glad Times (04:03)
06. Cobweb / Connections (02:56)
07. Testify (02:53)
08. That Pleasure (03:32)
09. Failed (02:43)
10. Moving Canvas (02:54)
11. In Better Times (04:47)
12. Still Glides The Stream (04:07)

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