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«DADDY'S HOME - St. Vincent» la recensione di Rockol

“Daddy's home” e la decadente New York seventies di St. Vincent

Il sesto lavoro solista di Annie Clark è un'ambiziosa raccolta di quadri sonori tra immaginario passato e temi del presente, psichedelia e soul-funk, amara autobiografia e disincantata ironia. E che ti resta addosso.

Recensione del 17 mag 2021 a cura di Michele Boroni

Voto 9/10

La recensione

Annie Clark aka St. Vincent oltre ad essere una straordinaria musicista e interprete è anche un'eccellente performer, perché in ogni suo progetto c'è sempre la costruzione di un contesto visivo, narrativo e, ovviamente, musicale. 
Se in passato questo approccio rendeva ogni disco e perfino il personaggio freddo e distante, in questo suo sesto lavoro solista, esasperando la creazione di un mondo piuttosto lontano da lei (il suono e la vita di New York downtown primi anni 70, con Annie nata negli anni 80 in Texas) paradossalmente risulta il suo lavoro più caldo, emozionante e quello che svela molto di sé. 
Ma andiamo con ordine. 

Il multiverso newyorkese virato seppia 

Il titolo “Daddy's home” è una delle chiavi per entrare dentro questo disco. Nel 2019 proprio mentre St Vincent veniva premiata ai Grammy per la miglior canzone rock (”Masseduction”), usciva di galera dopo nove anni il padre incarcerato per frode. Questo è stato lo spunto per ricreare e calarsi nella New York del periodo 1971 –1975, un multiverso evidentemente vissuto in modo intenso dal padre quando era giovane in cui cui tutto era tinto color seppia, la vita era difficile, la musica quella di Stevie Wonder, Lou Reed, i primi Steely Dan e Sly & the Family Stone e le storie, disperate e disincantate, raccontate da John Cassavetes. 
Annie Clark si immerge dentro questo mondo languido e decadente, indossando una parrucca bionda e raccontando storie di abbandoni e pericolo, trucco slabbrato e atmosfere da Chelsea Hotel con un rimando non solo alla sua biografia, ma anche con una forte chiave di lettura del presente, specialmente per quanto riguarda la discriminazione e la violenza di genere. 

Un viaggio musicale 

Si parte dal singolo "Pay Your Way in Pain" uscito un mesetto fa che mette insieme il funk di Prince (molto citato e “presente” in questo disco) e il soul bowiano di “Young Americans”, come pure la title track a cui si aggiunge quel tocco da languido cabaret in cui Annie ricorda con sarcasmo di quando “firmava gli autografi nella sala d'attesa” (del carcere). E' un viaggio musicale che prosegue nel lungo sogno lisergico di “Live in the dream”  (“Ma resta con me tu, agnello caduto / E ti terrò tra le mie braccia / Ma non posso vivere nel sogno / Il sogno vive in me”) con un solo di chitarra che non si dimentica facilmente, e nel soul-psych-gospel “The Melting on the Sun” in cui rievoca una serie di eroine (Joni Mitchell, Nina Simone, Marilyn Monroe...) diversamente problematiche. Con “The laughing man” si ritorna all'autobiografia spinta e alla sua adolescenza fatta di halfpipe, Playstation e un sacco di chitarre e dischi lasciate dal padre. Ogni canzone meriterebbe un approfondimento dal sublime romanticismo fricchettone di “Somebody like me” all'interpolazione di “Morning train (9to5)” di Sheena Easton in “My baby wants a baby” alla finale “Candy Darling” dedicata all'omonima musa ispiratrice di Andy Warhol, cantata da Lou Reed in “Walk on the wild side”. 

Jack Antonoff e gli altri collaboratori

Come il precedente “Masseduction” anche “Daddy's Home” è co-prodotto da Jack Antonoff. L'ex leader della band indie pop .Fun ormai è una figura rilevante del pop contemporaneo, specialmente quello femminile più interessante, considerando che ha prodotto anche gli ultimi due dischi di Lana Del Rey nonché “1989” e “Folklore” di Taylor Swift. In questo disco suona tutta le tastiere ed evidentemente è lui a raffinare il suono fatto di sitar elettrico, flauti e lap steel. Ai cori c'è Kenya Hathaway, figlia del grande soul singer Donny Hathaway, mentre i rari arrangiamenti dei fiati (come nella straordiaria “...At he Holiday Party”) sono curati da Michael Leonhard, collaboratore degli ultimi Steely Dan e produttore di Donald Fagen. 
Per il resto non c'è bisogno di featuring altisonanti, perché è Annie Clark a suonare divinamente gran parte degli strumenti tra cui le sue amate chitarre (regalandoci tra i suoi migliori soli di sempre) e questa volta le sue urla funky e gli ululati di sofferenza sono compensati da uno sfondo di dolcezza e di reale passione. 
Che gran disco è questo!

 

Tracklist

01. Pay Your Way In Pain (03:03)
02. Down And Out Downtown (03:42)
03. Daddy's Home (03:19)
04. Live In The Dream (06:29)
05. The Melting Of The Sun (04:17)
06. Humming - Interlude 1 (00:57)
07. The Laughing Man (03:25)
08. Down (03:26)
09. Humming - Interlude 2 (00:28)
10. Somebody Like Me (03:53)
11. My Baby Wants A Baby (03:20)
12. …At The Holiday Party (04:17)
13. Candy Darling (01:55)
14. Humming - Interlude 3 (00:38)

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