nayt al Forum: il rap che per scuotere non ha bisogno di urlare
Il primo Forum di Assago di nayt, arrivato dopo un tour nei club sold out e diverse date estive, è come Davide che batte Golia. Fuori dai social, dal gossip, dalle shitstorm, dall’opinionismo, dai feat pianificati, dalla lista degli eventi milanesi a cui bisogna essere, dalla tv, dalla fabbrica dei tormentoni estivi, da molto di quello di cui oggi si ciba gran parte del mercato musicale, l’artista romano arriva a calcare un palazzetto, dopo quello di Roma, che vale doppio. Perché? Semplice: perché lo ha raggiunto senza scorciatoie, ma con coerenza e verità, con la propria musica e con le proprie idee. Se lo riconosce anche lui a inizio concerto: “Sono arrivato qui con la mia musica. Qualcuno ha paura che io possa tradirmi, ma io non faccio nulla che non metta al centro la musica". Ci sono dei teli neri che coprono due spicchi invenduti, ma il colpo d’occhio e la densità dei presenti sono intatti.
Accompagnato da una band di alto livello, Walter Babbini (chitarre), Danilo Menna (batteria), Valerio Smordoni (direzione musicale, piano e tastiere) e Stefano Rossi (basso), nayt offre uno show elegante e potente, in cui ogni dettaglio sonoro, scenografico e di luci è curato. La pasta del sound, tra rap-jazzato, rock e blues, è una delle migliori ascoltate in uno spazio non semplice come quello di un palazzetto. In diversi frangenti, come già accaduto nel tour nei club, la sua immagine è sfuggente: avvolto da lampi e ombre, nascosto da una gabbia su cui poi vengono proiettati i visual, con le fontane pirotecniche che sono l’unico aspetto scenografico evitabile perché poco efficaci, l’artista ricorda che è più importante “essere” che “apparire” e si mostra senza un atteggiamento egotico, ma anzi mettendo in dubbio la sua figura di artista e uomo. “Anche io non sono né Battisti né Battiato, e dico cose già sentite e neanche così bene”, rappa in “Certe bugie”.
Quello di nayt è un rap che non impone, ma interroga. È un linguaggio che sceglie la profondità al posto del rumore, che abbatte gli stereotipi senza bisogno di urlare. La sua forza non sta nell’aggressività, ma nella lucidità con cui scava in sé e nel mondo, trasformando la vulnerabilità in pensiero critico. In un panorama spesso dominato da pose e atteggiamenti, nayt restituisce al rap la sua funzione: quella di domanda e coscienza. Che sono sempre state anche le molle del cantautorato, di cui William Mezzanotte, questo il suo vero nome, è figlio tanto quanto del rap come fotografa il set in acustico sul palco B, al centro del Forum. Qui gli arrangiamenti e le proposizioni di pezzi come “Se ne va” e “Sorpresa” sono belli, efficaci, lucenti, e restituiscono con naturalezza l’intenzione emotiva dell’autore.
Il rap spesso viene ridotto a fenomeno monolitico e stereotipato, quando invece è variegato come un prisma. Viene raccontato da diversi media con le sole lenti della cronaca, come nel caso recente di Faneto, ma la realtà è ben più complessa di frasi slogan come “il rap ha un problema con le donne”. Se non fosse così, nayt non avrebbe pubblicato e presentato al Forum pezzi come “18 donne”, quasi recitata, e “Un uomo”, quest’ultimo un brano che va oltre la musica per diventare specchio della società: un contrappunto al machismo e alle strutture patriarcali, un invito a riflettere sulle responsabilità e sulle contraddizioni che ci circondano, partendo dal quesito “com’è che si fa a essere un uomo?”. Non c’è facile retorica, non c’è muscolosa rivendicazione. Anzi: “chiedo dov'è il confine tra me e un altro individuo. Tra le cose che scrivo e le cose che osservo”. Un pezzo meraviglioso, con la produzione curata da Zef. Il palco del Forum diventa non solo un luogo di spettacolo, nayt nella sua faretra ha banger che fanno saltare e divertire i fan come “Oh god”, lanciata due volte, ma anche un’occasione per osservare la densità di un artista che, in una scena ossessionata dalle immagini, sceglie con cura le parole. La sua “rivoluzione” passa dal non farsi misurare dai follower o dagli stream, dal non chiedere applausi a priori, ma conquistando un posto nella memoria di chi ascolta e partecipa al suo rituale. Due gli ospiti: Ernia, che entra drittissimo e con vigore, e Madman.
La consacrazione definitiva di nayt è questione di orecchie che sappiano ascoltare, più che di Festival di Sanremo o meno, kermesse a cui il rapper sembrerebbe guardare secondo i rumors. Interroghiamoci su chi spingiamo, su chi ascoltiamo, su chi, nel nostro caso di addetti ai lavori, recensiamo, e il come lo facciamo. Più che aspettare che il sistema lo celebri, dovremmo capire come fare massa critica per sdoganarlo ancora di più. Ed è qui che, di riflesso, si apre un altro tema centrale di nayt: “la scelta”, nella vita, nel lavoro, in tutti gli ambiti, come ricorda in “Poter scegliere”. Un tempo un artista alternativo poteva stare a suo modo dentro il mainstream, ritagliandosi una fetta. Oggi, esclusi casi rarissimi in Italia tipo Marracash e Salmo, questo meccanismo sembra impossibile ed è in quella crepa di insoddisfazione che a volte striscia come un serpente il desiderio di arrivare a un pubblico più vasto partecipando, per esempio, alla kermesse nella Riviera dei Fiori. In Italia, a un certo punto, sembra che si debba per forza passare da lì. Ma che lo faccia o meno, questo lo scopriremo solo vivendo, alla fine forse poco importa, nayt è già oltre.
Scaletta:
Musica ovunque
La grande fuga
Tutto normale
Cazzi miei
Guerra dentro
Certe bugie
Tutto il resto è noi
Danimarca
Tutto ok
Romantico finale
Collane
Cosa conta davvero
18 donne
Solo domande
Se corri con Ernia
No more drama
Effetto domino
Momento DJ:
Piove
Oh God
Gli occhi della tigre
Fame con Madman
Un uomo
Monalisa
Momento acustico:
Favolacce
Bad vibes
Se ne va
Da zero
Sorpresa
Parte finale:
Balon d’or
La mia noia
Poter scegliere
Doom
Non e fortuna