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«JUSTICE - Justin Bieber» la recensione di Rockol

Tutto bene, Justin?

Campionamenti di Martin Luther King, citazioni della Bibbia, testi ispirati dalla fede. E dedicati ad una donna angelo che lo ha salvato da un'esistenza autodistruttiva. La recensione di "Justice", il nuovo album di Justin Bieber.

Recensione del 19 mar 2021 a cura di Mattia Marzi

Voto 6.5/10

La recensione

La vita lo prende a cazzotti. Diretti, ganci, montanti. Justin resiste, barcolla ma non molla. A volte vince lui. A volte no. Quando cade a terra è la voce della sua ragazza a farlo ritornare in questo mondo. Il video di "Anyone" è la perfetta metafora della quotidianità di Justin Bieber. È intorno a lei, Hailey Baldwin, interpretata nel video dall'attrice americana Zoey Deutch, che ruota il mondo del cantante canadese: si sono sposati nel 2018 ed è stata lei, che nella vita fa la modella, a metterlo in riga dopo i guai del passato, tra droghe pesanti, depressione e problemi con la giustizia. Justin ricambia dedicandole quasi tutto questo suo nuovo album, il sesto di una carriera che in una manciata di anni ha visto l'ex bimbo prodigio rivelatosi nell'adolescenza un ragazzo problematico compiere il ciclo di ascesa, caduta e redenzione che le star del pop compiono in una carriera intera.

L'eterno riscatto

Con "Justice" prosegue l'eterno riscatto del 27enne cantante canadese, partito nel 2015 con "Purpose" e portato avanti nel 2020 con "Changes". Archiviati - si spera definitivamente - gli scandali, Bieber stavolta omaggia la sua fede, ancora di salvezza che l'ha aiutato a non andare alla deriva nei giorni più bui e che alla fine gli ha portato, quasi come un dono, la sua Hailey. Ché nessuno si salva da solo. E Justin lo canta anche in "Somebody", con lo zampino di Ryan Tedder degli OneRepublic: "Every time I wake up next to you I talk to God / and I'm so damn grateful, 'cause you make up for all the things I'm not". Cristiano lo è sempre stato: nel 2010 in un tweet raccontò di pregare prima di ogni singolo concerto e di essere grato a Dio per le sue benedizioni, nel 2015 confidò in un'intervista di voler vivere come Gesù ("Ha creato una bellissima via per amare le persone, per essere gentili. È morto per i nostri peccati. La più grande medicina di tutte porta il nome di Gesù Cristo"). E nel 2015, prima dell'uscita di "Purpose", si fece tatuare una croce vicino all'occhio e ne disseminò altre sulla copertina di quel disco, in cui raccontava la sua rinascita artistica dopo un periodo di crisi. C'è una croce anche sulla copertina di "Justice", nella "t" del titolo, e potrebbe costargli cara: i Justice, duo francese di musica elettronica, gli hanno inviato una diffida, accusandolo di aver utilizzato il loro logo.

Oltre la simbologia: campionamenti e citazioni della Bibbia

Nelle canzoni dell'album, Bieber si spinge anche oltre la simbologia. Il disco si apre con un campionamento di Martin Luther King, che torna anche in un intermezzo a metà disco (il discorso è quello pronunciato dal predicatore alla Ebenezer Baptist Church di Atlanta, in Georgia, nell'aprile del 1967), tra le atmosfere rarefatte di "Unstable" e quelle più rotonde di "Die for you", omaggio a certe hit Anni '80 che però in certi passaggi ricorda un po' Bruno Mars. In "Holy", con Chance the Rapper, parla di cieli che si aprono e di beatitudine e lo fa strizzando l'occhio al christian hip hop, sottogenere in cui le rime e i versi sono al servizio di temi tipicamente cristiani: "I hear a lot about sinners / don't think that I'll be a saint / but I might go down to the river / 'cause the way that the sky opens up when we touch / yeah, it's making me say / that the way you hold me / feels so holy". E in "Off my face" ci sono pure citazioni bibliche ("speak in tongues" è un'espressione che ricorre nel Nuovo testamento): però il brano è il più delizioso dell'album, tutto chitarra e voce sulla falsariga di "Love yourself", ma in chiave country.

Romantico e sdolcinato

Ma è cantando l'amore per Hailey che tra pezzi pop funky à la The Weeknd ("Deserve you", "Hold on"), tropical pop ("Love you different") e ballate ("2 much"), con il tocco di producer di tendenza come Louis Bell, Skrillex, i Monsters & Strangerz e Andrew Watt (gli stessi di Selena Gomez, Camila Cabello, Post Malone, Miley Cyrus), Bieber prova a esorcizzare i fantasmi del passato. E pazienza se a volte suona più sdolcinato di un Ultimo qualsiasi ("I thought I painted a picture of Heaven / but it turns out it's just your room, just your room", canta in "Loved by you"): è innamoratissimo e vuole farlo sapere al mondo intero. D'altronde cosa ne sappiamo noi, di quello che ha rappresentato la dolce, comprensiva, indulgente e paziente Hailey per l'ex sbandato Bieber? Cosa ne sappiamo noi di cosa passa per la testa di un ragazzo che a soli 15 anni si è ritrovato catapultato precocemente fuori dalla sua cameretta, con un'adolescenza bruciata e pressioni troppo grandi da gestire, diventando la gallina dalle uova d'oro della discografia?
In "Lonely", il pezzo che chiude il disco, c'è lo zampino di Finneas, il fratello di Billie Eilish. Il ragazzino immerso nella solitudine prima del suo camerino e poi del palco ha la felpa viola e la giacca bianca che Bieber era solito indossare ai tempi del primissimo tour, quello di "My world". Oggi tutti conoscono il suo passato, come se la sua vita fosse sempre stata di vetro trasparente. È il prezzo che si paga quando si diventa ricchi e famosi troppo presto. Il ragazzino rimane al centro del palco. La telecamera si allontana, inquadra la platea completamente vuota. Anzi, no. C'è una sola poltrona occupata. E seduto c'è Justin Bieber, ormai adulto, che accenna un mezzo sorriso. È tempo di scrivere un nuovo capitolo, adesso?

Tracklist

01. 2 Much (02:32)
02. Deserve You (03:07)
03. As I Am (02:54)
04. Off My Face (02:36)
05. Holy (03:32)
06. Unstable (02:38)
07. MLK Interlude (01:44)
08. Die For You (03:18)
09. Hold On (02:50)
10. Somebody (02:59)
11. Ghost (02:33)
12. Peaches (03:18)
13. Love You Different (03:06)
14. Loved By You (02:39)
15. Anyone (03:10)
16. Lonely (02:29)

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