Chi o cosa bisogna essere per mettere nello stesso disco rock, funk, dub, soul, folk, psichedelia senza risultare dispersivi, ma anzi coerenti? O per ottenere lo stesso risultato duettando prima con Robert Wyatt e, dopo poche canzoni, con Boy George?
Bisogna essere Paul Weller. Avere i suoi 40 anni di esperienza alle spalle, un percorso pressoché innecepibile per credibilità, stile, gusto musicale. Essere a proprio modo rivoluzionari, ma in maniera gentile.
Il rocker inglese è tornato, senza mai essere andato via. "A kind revolution" (appunto), arriva distanza di due anni da “Saturns pattern”, disco di restaurazione dopo lo sperimentale "Sonik kiks". Ma questo nuovo lavoro è "best of both worlds". C'è la sperimentazione (moderata) ma in un contesto classico, in cui Weller tira fuori tutte le sue armi, affilate alla perfezione, e mette in mostra tutti i trucchi del mestiere.
Il rock di "Woo Sé Mama" è contagioso: una di quelle canzone con un riff perfetto, un ritornello che è ancora meglio, che arriva dopo cambi di tonalità e bridge da manuale di composizione della canzone.
Ma il bello deve ancora venire. Perché quando si arriva all'uno-due "She Moves with the Fayre"/"The Cranes are Back" vorresti andare ad abbracciarlo, o almeno fare la ola. Il primo è un funky-rock dalla struttura inusuale, che dopo 2 minuti su apre e porta in primo piano la voce del gigante Robert Wyatt, che esce dal suo esilio appositamente per Weller. Sono pochi secondi di pura magia, in una canzone già magica di suo. La seconda è una ballata soul eterea e perfetta, da brividi. Boy George apre invece la lunga "One tear": la sua voce arriva da lontano, su un giro di basso e una struttura dub, un groove perfetto. E così via: la rivoluzione di Paul Weller fa diverse tappe sonore, ma senza mai esagerare nelle scelte radicali di "Sonik kicks", né senza indugiare troppo nell'autocitazione, come invece si potrebbe permettere uno come Weller.
Che si permette invece uno sfizio, quello di pubblicare "A kind revolution" come se fosse già una "Deluxe edition" di un disco di 10-20 anni fa. La versione espansa e tripla comprende l'album in versione strumentale, e una raccolta di remix. C'è chi dice che si stia esagerando con le raccolte di outtakes e inediti, che i dischi è meglio lasciarli come sono (o come erano). Weller se ne frega, e la "Deluxe edition" ha alcune perle, come il remix folktronico di "She moves with the faire", ad opera di Conor O'Brien dei Villagers.
Insomma: classe, esperienza e ancora classe. Paul Weller al suo meglio.
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