Gli Espada sono un quintetto fondato da Giacomo Gigli a Foligno nel 2015 e trova le proprie radici nella tradizione folk e alt-country d’oltreoceano. Il progetto si conforma come contenitore di svariate esperienze musicali, laddove ogni componente opera p
Gli Espada se la giocano così, con i modi ammiccanti e sensuale tipici del tex mex e la calda e avvolgente coperta psichedelica che ha reso irrimediabilmente cangiante il rock n’ roll: Burns e Convertino sarebbero fieri di voi.
“Love storm” è una dichiarazione d’amore molto limpida nei confronti di un immaginario che dalle nostre parti non ha mai effettivamente trovato una voce credibile in grado di raccontarlo, ma tanti estimatori pronti ad apprezzarlo. Basta guardare il costante affetto riservato appunto ai Calexico, ormai di casa in Italia. O, sempre per restare in famiglia, a Depedro, altro grandissimo talento che prima o poi troverà spazio anche fuori dal circuito degli appassionati. Ecco, se fino ad oggi ci siamo sempre dovuti affidare a gente venuta da fuori per soddisfare le nostre voglie più torride e desertiche, d’ora in poi potremo pescare tranquillamente in casa nostra.
Gli Espada sono un quintetto fondato da Giacomo Gigli a Foligno nel 2015.
A lui si aggiungono MS, Leonardo Pucci, Joe Rehmer e Rocco Zulevi. Insieme producono un disco che conta solamente sette pezzi, ma fornito di tutto quello che serve per imbastire un discorso musicale dagli spunti molto affascinanti, che troverà piena completezza sul palco. Come già si diceva, siamo in territorio folk, tex mex e alt-country, impastato di psichedelia, un mix che gli Espada, musicisti veri, dimostrano di saper padroneggiare senza paura di sfigurare al confronto con band effettivamente più a loro agio (anche solo per motivi geografici) con il genere stesso. Il disco, creatura di Gigli, prodotto dagli Espada e Dan Kinzelman, si divide in momenti più veloci o di genere, vedi l’ottima “Hard times” o la Tarantiniana “The number”, e altri più compassati in cui i pezzi diventano vere e proprie ballad sabbiose e molto d’atmosfera, campo questo in cui i cinque riescono a tirare fuori il meglio. Ecco quindi che in cima ai pezzi più riusciti troviamo “Dwayne”, “The tour”, la ninna nanna “Young and devious”, favola magica sussurrata al chiaro di luna, e la conclusiva “The well”, forse il mio pezzo preferito del disco.
Riff a colpi di lap steel, harmonium e una voce senza dubbio fuori dal tempo (e dallo spazio): questi sono gli Espada; “Love storm” una tempesta di sabbia in pieno inverno.
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