"Faithless" è il terzo dei "Lost albums" che non procedono in ordine cronologico - dopo i lavoro degli anni '80 e '90 si fa un salto in avanti al 2005-2006, periodo in cui venne registrata questa colonna sonora per un film mai realizzato. L'album si presenta come uno degli esperimenti più affascinanti nella discografia di Bruce Springsteen, un lavoro minimale, spesso rarefatto, dove la musica costruisce un paesaggio emotivo tanto suggestivo quanto enigmatico proprio per questa assenza delle immagini e della storia per cui questo progetto venne scritto e inciso. Ma "Faithless" riesce comunque a essere evocativo e coinvolgente, creando una narrazione fatta di sonorità country, blues e cantautorali che accompagnano personaggi che non ci è dato conoscere sullo schermo, ma che percepiamo chiaramente tra le note.
“Cinematografico” è un aggettivo spesso abusato, ma qui risulta perfettamente appropriato: atmosfere aperte e malinconiche si intrecciano con brani strumentali come "The Desert" e "The Western Sea", creando un ambiente sonoro in cui perdersi piacevolmente. Springsteen cura personalmente la maggior parte degli strumenti, tra chitarre, percussioni, tastiere, pianoforte e organo, affiancato da Ron Aniello al basso, percussioni e fisarmonica, e da delicati cori affidati a Patti Scialfa, Soozie Tyrell e Lisa Lowell.
I testi riprendono temi spirituali e riflessivi, già esplorati in passato dal Boss. "Faithless", la title track, esplora la ricerca interiore e il confronto con la propria fede o la sua assenza, in un viaggio spirituale attraverso paesaggi naturali evocativi. "All God’s Children" si interroga sulla natura della sofferenza umana e della redenzione, mentre "God Sent You" offre conforto e speranza attraverso un'intensa preghiera personale. "My Master's Hand" e "Let Me Ride" approfondiscono il conflitto morale e spirituale dell'uomo, tra redenzione e peccato, offrendo riflessioni profonde sulla condizione umana.
Con questo lavoro, Springsteen ha creato forse il progetto più particolare tra quelli contenuti nei suoi "Lost Albums". Nonostante la sua natura apparentemente marginale, "Faithless" è un'opera compiuta e coerente sia al suo interno sia rispetto al resto della produzione springsteeniana. Un album intenso, un viaggio sonoro spirituale e contemplativo che testimonia ancora una volta la straordinaria capacità di Springsteen di reinventarsi e toccare corde universali attraverso una sensibilità profondamente personale.