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«SHARON VAN ETTEN & THE ATTACHMENT THEORY - Sharon Van Etten» la recensione di Rockol

Sharon Van Etten strizza l'occhio alla new wave, e fa centro

"Sharon Van Etten & The Attachment Theory" regala una nuova veste alla musicista statunitense

Recensione del 13 feb 2025 a cura di Paolo Panzeri

Voto 7.5/10

La recensione

Possiamo interpretare il 2025 di Sharon Van Etten come un anno di cambiamento. Innanzitutto il nuovo album, intitolato "Sharon Van Etten & The Attachment Theory", la vede ufficialmente impegnata nel ruolo di frontwoman di un gruppo, gli Attachment Theory, composto, oltre che da lei, anche da Jorge Balbi (batteria), Devra Hoff (basso, voce) e Teeny Lieberson (sintetizzatore, pianoforte, chitarra, voce). In seconda istanza, la 43enne musicista nativa del New Jersey sposta la sua parabola artistica dall'indie-folk con cui si fece conoscere e apprezzare ad inizio carriera, una quindicina di anni fa, fino ai lidi meno artigianali forniti dalle sonorità elettroniche che rimandano alla new wave e ai primi anni Ottanta. Il disco è stato registrato a Londra con la produzione della 'nostra' Marta Salogni (già al lavoro con i Depeche Mode per il loro ultimo album "Memento mori"), sempre molto a suo agio con i suoni sintetici.

Sharon & Band

"Sharon Van Etten & The Attachment Theory" si apre con "Live forever": un titolo impegnativo la cui atmosfera è cupa, e una domanda, 'Who wants to live forever?', ripetuta ossessivamente da una voce distante che potrebbe ricordare quella di Annie Lennox del primo periodo Eurythmics. Il testo di "Afterlife" riprende l'uso della forma interrogativa e la applica all'aldilà, all'amore per sempre. Qui il suono della macchina è meno algido, più semplice e piacevole e la band ben si schiera a sostenere il cantato di Sharon. "Idiot box" invita a riprendersi la realtà e ad evadere dall'irreale universo creato dai vari device a cui affidiamo quotidianamente e sempre più le nostre vite. "Indio" è percussiva e vagamente dance, presa per mano e cucita dagli intrecci della chitarra.

Post punk, new wave, primi Ottanta...

Giunti sin qui il quadro è molto chiaro: i punti di riferimento sonori dell'album sono da ricercare nei Depeche Mode, nei Cure, in Kate Bush. "I Can't Imagine (Why You Feel This Way)" sposta la scena oltreoceano e il suo electro funk rimanda ai Talking Heads e al deus ex machina David Byrne. Il disco si apre con degli interrogativi e in "Somethin' Ain't Right" se ne presentano altri sostenuti da un inesorabile basso, le parole 'same as it ever was' ripetute in chiusura di canzone inevitabilmente ricordano una canzone molto nota degli appena citati Talking Heads. L'album si conclude concedendo una piccola sorpresa: le eteree "Fading beauty" e "I Want You Here" abbandonano (almeno in parte) l'elettronica e anche la band esce di scena per lasciare campo libero alla voce di Sharon Van Etten che lancia due appelli accorati (all'umanità tutta? A una persona che vorrebbe vicina? A qualcosa di più trascendente?).

Coraggio e talento

Il 2025 per Sharon Van Etten è di certo un anno di cambiamento, che spesso si porta appresso anche una quota di coraggio. Il coraggio dato dalla curiosità di un artista quando è alla ricerca di nuovi stimoli e nuove soluzioni musicali per esprimersi, o anche solamente quando vuole mettersi alla prova e proporsi in un'altra veste. "Sharon Van Etten & The Attachment Theory" è un album solido che trasmette i dubbi e le ansie presenti in questo nostro periodo storico dove l'unica certezza è la preoccupazione per un futuro che pare a tinte davvero fosche. Quindi, al fondo della questione, l'evoluzione musicale di Sharon le ha fornito l'occasione di misurare il talento in altro modo. Ed anche rivestito di synth è proprio un bel talento.

Tracklist

01. Live Forever (05:39)
02. Afterlife (04:08)
03. Idiot Box (04:10)
04. Trouble (05:00)
05. Indio (02:47)
06. I Can’t Imagine (Why You Feel This Way) (03:06)
07. Somethin’ Ain’t Right (04:24)
08. Southern Life (What It Must Be Like) (03:48)
09. Fading Beauty (06:14)
10. I Want You Here (06:29)

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