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«COME AHEAD - Primal Scream» la recensione di Rockol

Primal Scream, l ritorno dei titani della brit-generation

'Come Ahead' è una partita di suoni eccitanti, tra foga soul-funk e attimi più accorati

Recensione del 10 nov 2024 a cura di Simöne Gall

Voto 7.5/10

La recensione

La precedente prova da studio pubblicata dalla creatura ultratrentennale di Bobby Gillespie era stata 'Chaosmosis', del 2016. Una prova si può dire convincente, nella sua globalità. Dopodiché, almeno sul versante discografico, i Primal Scream erano rimasti piuttosto assenti dalle scene, sebbene il lutto dato dal trapasso di uno dei membri storici della formazione scozzese, Martin Duffy (venuto a mancare a soli cinquantacinque anni nel dicembre 2022), avesse prodotto una certa eco presso i numerosi screamadelici ancora ampiamente sparsi per il globo. La vicenda in questione arrivava a qualche mese dall'avvenuta cessione del cinquanta per cento dei diritti della musica della band in favore del colosso BMG, a partire dal debutto 'Sonic Flower Groove' (del 1987), mentre il solo Gillespie era tornato a far parlare di sé prima con il "duet album" realizzato insieme alla cantante Jenny Beth (leader delle Savages), poi rilasciando l'acclamata autobiografia 'Tenement Kid', ancora inedita in Italia.

Finalmente, nell'estate di quest'anno, i Primal si erano rifatti vivi con un nuovo singolo intitolato "Love Insurrection", annunciando al contempo l'uscita autunnale di un nuovo album intitolato 'Come Ahead', il primo in otto anni e in sé un auspicio, come indicato nel titolo, a proseguire dritti per la propria strada. 'Come Ahead' prometteva "alcuni dei testi più personali" mai scritti in tutta la sua carriera da Gillespie (carriera già partita, lo ricordiamo, come chiassoso batterista dei Jesus And Mary Chain sul debutto-capolavoro 'Psychocandy'), mentre ancora lo stesso cantante aveva parlato del concepimento del nuovo album con un entusiasmo pari a quello di chi, da esordiente, si prepara a debuttare con un primo album.

Un giro tra i brani del nuovo album

A ruotare attorno all'essenza di 'Come Ahead' sarebbero due temi in particolare: uno il conflitto, sia interiore che esteriore, l'altro la compassione. "Dentro c'è un messaggio di speranza", ha asserito sentitamente Bobby; un messaggio però temperato "da quella che è l’accettazione del lato peggiore della natura umana". La musica del nuovo album è simboleggiata da una foto di copertina che mostra il suo defunto padre, Robert (Senior), già attore, regista e attivista sociale, la cui figura si ricollega ai temi lirici dei brani, brani nel loro insieme distintivi e significativi, a partire dai cori introduttivi di "Ready To Go Home". La natura di questo pezzo, rapido e irradiante, attiene ai pomposi lidi elettrofunk dei Sessanta/Settanta, con la band che sembrerebbe guardare al contempo agli Electric Light Orchestra di 'Discovery'. "Love Insurrection", il singolo citato, resta agevolmente sullo stile di sopra sprizzando un ritornello trasognato. "Heal Yourself" allenta sensatamente il tiro, spingendo il basso e la chitarra wah verso la voce di Gillespie e i cori femminili, il tutto a produrre un caldo invito all'automedicazione (dell'anima). L'immaginario da vintage dancefloor va però ricostituendosi grazie al ritmo secco e deciso di "Innocent Money", con un'euforia che, malgrado l'orecchiabilità del pezzo, rifiuta di conformarsi alla melodia troppo scontata o alla stoltezza del pop usa e getta contemporaneo. Ancora di elettrofunk si parla, sebbene di un tipo molto più "black" che "white". Per i suoni appaganti e insieme mesti di "Melancholy Man", Gillespie sceglie un registro vocale più basso, quasi a vestire i panni di un crooner di un'epoca remota. A dispetto della banalità del suo titolo, "Love Ain’t Enough" sembrerebbe riabbracciare lo spirito dei Primal circa 'Vanishing Point', ma con un drumming preciso e martellante quanto un beat campionato. "L'amore non basta / Devi essere forte", ci ricorda l'oggi sessantatreenne leader della band, con la stessa voce di quando di anni ne aveva molti in meno. "Circus Of Life" è sixties rock minimale e iterativo, ma ancora morbosamente imbrattato di sensualità "soul" (sembra impossibile, descrivendo l'album, non ricorrere frequentemente a questo termine). In "False Flags" il cantante si mostra leggermente avvilito, cosa che non avviene con "Deep Dark Waters", forse il passaggio di 'Come Ahead' maggiormente intinto di modernità e con una linea melodica vagamente spuria. "The Centre Cannot Hold" è una specie di afrobeat disadorno e in totale antitesi con la chiusura del disco che giunge con "Settler’s Blues", altra traccia votata allo scoramento, come Gillespie sembra suggerire indirettamente col suo cantato, quasi fuori nota e che si trascina per oltre nove minuti.

Di questo disco, però, restano fortemente impressi i suoi momenti più raggianti e scanzonati, e sebbene non ci troviamo dinnanzi a un capolavoro dei Primal Scream - che per me non è 'Screamadelica', bensì 'XTRMNTR', ovvero quanto di più lontano dall'odierna proposta del gruppo (che oltre a Gillespie è completato dal compare Andrew Innes - chitarra, keyboard e cori -, insieme al batterista Darrin Mooney e all'animosa bassista Simone Marie Butler) -, 'Come Ahead' è a tutti gli effetti un ritorno assolutamente gradito - in primis per la cura meticolosa dei suoi contenuti (ottima la produzione di David Holmes).
 

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