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«I WANT BLOOD - Jerry Cantrell» la recensione di Rockol

Jerry Cantrell e il rock di cui abbiamo bisogno

"I want blood" è il nuovo album solista del leader degli Alice in Chains

Recensione del 25 ott 2024 a cura di Paolo Panzeri

Voto 8/10

La recensione

Nel 1995 gli Alice in Chains pubblicano il loro terzo omonimo album, sarà l'ultimo disco che la band di Seattle inciderà con il cantante Layne Staley, che passerà a miglior vita nel 2002 all'età di 34 anni, in preda dei fantasmi dovuti alla tossicodipendenza e a una instabile situazione psichica. Jerry Cantrell, che degli Alice in Chains era il principale autore (insieme all'amico Layne), aveva compreso che il gruppo non poteva avere un futuro date le croniche difficoltà di Staley. Fu così che nel 1998 il chitarrista e, all'occorenza, cantante pubblicò "Boggy Depot", il suo esordio solista che venne doppiato un paio di mesi dopo la morte di Staley da "Degradation Trip". Qualche anno più tardi, nel 2009, Jerry ridiede vita alla band e da allora si è alternato ora alla guida di uno dei gruppi più significativi del movimento grunge (che tra tre anni compirà 40 anni), ora a curare la propria carriera. Senza inflazionare troppo il mercato. Dopo "Degradation Trip" ci sono voluti quasi venti anni per un nuovo Cantrell solista, giunto solo nel 2021 con "Brighten". Ora, tre anni più tardi ecco "I want blood".

Hard rock fino al midollo

Jerry Cantrell ha quindi una lunga carriera alle spalle, oggi ha 58 anni ed è con merito ritenuta una delle chitarre più rispettate della sua generazione. In questo "I want blood" si ritrovano tutte le sue migliori caratteristiche: un lavoro di chitarra di prim'ordine che più di una volta suscita un ooohhh di sincera ammirazione, e una voce mai così ispirata e puntuale. Ad aiutarlo nella costruzione del suo quarto album solista si sono schierati, tra gli altri, in sede di produzione Joe Barresi (già al lavoro con Tool, Queens of the Stone Age, Melvins), poi i bassisti di Metallica e Guns N' Roses, rispettivamente Robert Trujillo e Duff McKagan, e il batterista dei Faith No More Mike Bordin. "I want blood" è un disco scuro e potente, grintoso e conturbante, i brani sono massicci e oltrepassano tutti, senza fatica, i quattro minuti: puro hard rock che sa essere aggressivo e deciso in alcuni frangenti, mentre in altri si prende delle sacrosante micropause per lasciare strada a sonorità più melodiche e accessibili.

Per la felicità dei fan degli Alice in Chains

Da più parti sulla stampa straniera viene riportato che "I want blood" potrebbe essere valutato come il suo migliore album solista. Scansando i giudizi di merito che sono connessi in buona parte al gusto personale, certo si può affermare davvero, e con pochi dubbi al riguardo, che gli anni Venti ci stanno consegnando un Jerry Cantrell in perfetta forma artistica. A volte questi eroi generazionali legati a doppio filo a un'epoca ben precisa – nel caso di Jerry a quella del grunge, che la rilettura storica mitizza e smitizza a seconda dei momenti (e delle convenienze) – patiscono il cambiamento e lo scorrere del tempo facendo sfiorire miseramente la loro arte. Beh, non è il caso di Cantrell che dopo tutti questi anni non ha perso smalto ed è ancora in grado di realizzare un album che seppur direttamente collegato alla sua storia e alle sue radici – l'album renderà molto felici i fan degli Alice in Chains che al suo ascolto si sentiranno come tornati a casa - riesce ad essere pienamente attuale. Non si può che stimare il talento di Jerry Cantrell e non si può non apprezzare "I want blood".

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