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«THE TORTURED POETS DEPARTMENT - Taylor Swift» la recensione di Rockol

I numeri 1: Taylor Swift e il "The tortured poets department"

Durante l’estate, le recensioni degli album andati al primo posto in classifica nel 2024

Recensione del 14 ago 2024 a cura di Mattia Marzi

Voto 6.5/10

La recensione

Non provate a fermarla. D’altronde è stata chiarissima: ricordate quando la scorsa estate, nel bel mezzo dell’“Eras tour” negli Usa da oltre 1 miliardo di dollari di incassi, Taylor Swift ha detto di voler pubblicare “quanti più dischi sia umanamente possibile fare”? Se pensavate che stesse scherzando, non la conoscete abbastanza. Non si diventa per caso una delle macchine del pop più gigantesche e redditizie che l’industria abbia mai conosciuto con un impero stimato in 1,1 miliardi di dollari (Forbes ha aggiunto ufficialmente il suo nome alla lista dei miliardari della rivista).
La cantautrice statunitense ha una strategia per ingannare l’algoritmo, usando due parole magiche: iperproduttività e iperpresenza. L’unico modo per sopravvivere nell’era dello stream e non annegare nel flusso è cibare costantemente la macchina: produrre, per mantenere una presenza costante sulle scene. Pazienza che questo “The tortured poets department”, undicesimo album di inediti della sua carriera, il quarto solo negli ultimi quattro anni, musicalmente parlando sia praticamente immune da qualsiasi cambiamento o evoluzione stilistica rispetto al precedente “Midnights”, uscito un anno e mezzo fa: l’importante è essere presente e tenere viva l'attenzione.

In “The tortured poets department”, peraltro, c’è un elemento che si presta bene ad essere oggetto di discussioni e dibattiti: il gossip. Se la tavolozza sonora monocromatica alla quale attinge Miss Americana è sempre il synth pop targato Jack Antonoff che aveva già caratterizzato il disco del 2022, l’elemento di novità è rappresentato dai testi. A ispirare le sedici canzoni contenute nel disco - che esce in vinile, cd, cassetta, edizioni deluxe con tanto di ciondoli, magneti, segnalibri, cartoline e quant’altro: a sorpresa, senza alcun preannuncio, sulle piattaforme di streaming è uscito anche “The tortured poets department: The anthology”, contenente altre quindici canzoni rispetto a quelle dell’edizione standard - sono state le vicissitudini di Swift legate alla sua vita sentimentale.

Il racconto di “The tortured poets department” segue un percorso quasi dialettico: si parte dalla fine della storia d’amore con l’attore britannico Joe Alwyn (durata sette anni: “The tortured poets department” era il nome di una chat Whatsapp che Alwyn aveva insieme agli amici e colleghi Paul Mescal e Andrew Scott: non un caso), si attraversa la breve parentesi della relazione con Matt Healy (il frontman della band 1975, che ha frequentato per qualche mese lo scorso anno) e si arriva al fidanzamento con il giocatore di football americano Travis Kelce. “The tortured poets department” è la mappa dei sentimenti di Taylor Swift, che nei testi delle canzoni si diverte a seminare indizi invitando i fan a unire i puntini.

“‘The tortured poets department’ è un album che avevo bisogno di realizzare più di qualsiasi disco io abbia mai fatto. È stata un’ancora di salvezza”, fa sapere lei, che si è affidata allo stesso team degli ultimi dischi. Accanto a Jack Antonoff c’è Aaron Dessner dei National, che è entrato a far parte del team di Swift da “Folklore” ed “Evermore” del 2020, probabilmente i dischi più riusciti della sua carriera finora. C’è lo zampino di Dessner, nello specifico, in cinque pezzi: “So long, London”, “But Daddy I love him”, “Lolm”, “The smallest man who ever lived” e “Clara Bow”, quest’ultima ispirata alla diva della Hollywood Anni ‘20 e del cinema muto che nel testo più ispirato dell’album Taylor Swift trasforma nell’emblema delle giovani star dello show biz che vengono incensate come versioni migliori di quelle della generazione appena precedente prima di essere prontamente rimpiazzate dalle nuove stelle.

Pezzi come la stessa “The tortured poets department”, il duetto con Florence Welch in “Florida!!!” (nel singolo "Fortnight", che esce insieme al disco, c'è invece Post Malone), “My boy only breaks his favorite toys” confermano la capacità della popstar di recuperare la tradizione cantautorale pop-rock americana che va potenzialmente da Dolly Parton a Lana Del Rey e di aggiornarla, tra riff potenti e grandi ritornelli. E di tanto in tanto Swift torna a recuperare anche gli esordi da cantante country, come nell’utilizzo della slide guitar in “I can fix him (No really I can)” o del violino di “But Daddy I love him”.

“Questo periodo della vita è ormai concluso, il capitolo è stato chiuso. Non c'è nulla da vendicare, non ci sono conti da regolare una volta che le ferite si sono rimarginate. E, riflettendoci meglio, un buon numero di esse si sono rivelate autoinflitte. Chi scrive è fermamente convinto che le nostre lacrime diventino sacre sotto forma di inchiostro su una pagina. Una volta che abbiamo raccontato la nostra storia più triste, possiamo liberarcene”, racconta.
Sì, è già tempo di trovare nuove storie da raccontare. Ammesso che non l’abbia già fatto.

Tracklist

01. Fortnight (feat. Post Malone) (03:48)
02. The Tortured Poets Department (04:53)
03. My Boy Only Breaks His Favorite Toys (03:23)
04. Down Bad (04:21)
05. So Long, London (04:22)
06. But Daddy I Love Him (05:40)
07. Fresh Out The Slammer (03:30)
08. Florida!!! (feat. Florence + The Machine) (03:35)
09. Guilty as Sin? (04:14)
10. Who’s Afraid of Little Old Me? (05:34)
11. I Can Fix Him (No Really I Can) (02:36)
12. loml (04:37)
13. I Can Do It With a Broken Heart (03:38)
14. The Smallest Man Who Ever Lived (04:05)
15. The Alchemy (03:16)
16. Clara Bow (03:36)
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