Rockol30

«GLI ANNI VENTI - Estra» la recensione di Rockol

Il ritorno degli Estra

Dopo 23 anni la formazione trevigiana pubblica un nuovo album prodotto con il crowdfunding.

Recensione del 03 giu 2024 a cura di Luca Trambusti

Voto 7/10

La recensione

Era il luglio del 2023 quando improvvisa arriva la notizia che gli Estra, rock band italiana degli anni a cavallo tra i ’90 e i primi anni del nuovo millennio, erano in studio per un nuovo disco. Ora “Gli anni venti” arriva a tre anni di distanza da un live (quello del reunion tour) e ben 23 dall’ultimo disco in studio e 21 dall’album live, fotografia del tour d’addio della band.

Per realizzare questa nuova fatica gli Estra si sono affidati al crowdfunding mettendo come obbiettivo i 20.000 euro necessari per tutte le spese di produzione e promozione dell’album. Ne hanno portati a casa 33.000, con loro grande soddisfazione, dimostrando che il nome degli Estra ha ancora un appeal nel pubblico.

Con la stessa formazione di sempre Giulio Casale (voce e chitarra), Abe Salvadori (chitarra), Eddy Bassan (basso) e Nicola "Accio" Ghedin (batteria) la band si è riunita e con la produzione di Giovanni Ferrario (chitarrista e produttore di PJ Harvey, John Parish, Rokia Traorè, Hugo Race tra gli altri) ha realizzato un disco che ha un legame con il passato ma allo stesso tempo è un passo avanti e soprattutto un tuffo nel presente.

In “Gli anni venti” le chitarre suonano forti, dimostrando e amplificando l’anima rock della band di Treviso. Non è una novità, ma in questo caso in alcuni episodi il suono è estremamente robusto e appoggiato su una base ritmica in perfetta sintonia. Nel complesso il timbro è più oscuro, meno brillante e anche più rabbioso. La potenza sonora rimane pure quando la canzone vira verso la ballata. Nella chitarra di Abe c’è qualcosa di Lou Reed (“Nel 2026”) e anche qualcosa che in alcuni momenti sta quasi vicino all'hard rock.

Rabbioso è anche il mondo lirico che Casale (che si conferma ottima penna) disegna per l’occasione. Negli anni, con la sua produzione solista, il pensiero di Giulio si è fatto “Estremo” (il suo vecchio soprannome), più radicale, meno indulgente ma allo stesso tempo il linguaggio è ora diretto, chiaro, meno ermetico. E allora le cose non le manda a dire e mette chiaramente in mostra la sua rabbia, il suo dissenso, il disagio e le sensazioni che arrivano sono tutte frutto di un’analisi dell’oggi che viviamo. E in questo senso possiamo considerare “Gli anni venti” un disco politico, implacabile, un atto di denuncia (molto esplicita nella durissima - anche dal punto di vista sonoro - “Lascio Roma”, con un canto gridato, “estremo”). In questa chiave di lettura il connubio musica/parole è quasi simbiotico: la crudezza e forza dei testi alimenta la potenza sonora e viceversa.

Nel suo modo di cantare, sicuramente modificato, evoluto nel tempo, Giulio Casale fa spesso riaffiorare (come ne “Il peggiore” su tutto), non solo per i temi ma anche per la forma, la frequentazione avuta negli ultimi anni con in mondo artistico di Giorgio Gaber.

Ciò che stupisce è il mix del disco. Nel mondo di riferimento degli Estra, quello che potremmo definire “rock d’autore”, la parola ha un suo peso, un valore molto alto. Qui gli Estra (e Ferrario che ha curato la produzione) hanno fatto una scelta differente: la voce spesso “resta dentro”, non svetta sugli altri strumenti e a volte è anche filtrata (no autotune per carità!!!) con un effetto “scuro”. Questo, probabilmente, rientra nel progetto generale del disco, è una chiara volontà della band. Ma spiazza ugualmente un tale ruolo della voce (che di suo ha delle buone qualità).

All’album partecipano come ospiti Marco Paolini e Pierpaolo Capovilla (in qualità di voci recitanti). Il disco si apre con un’introduzione recitata (Marco Paolini) dal titolo “[La signora Jones]” che immaginiamo moglie/parente del Signor Jones, protagonista dell’omonimo brano contenuto nel cd “Nord Est Cowboys” (1999) e nell’ Ep “Signor Jones” del 2000.

In conclusione “Gli anni venti” è un interessante ritorno che riporta gli Estra ben radicati nel presente, un suono diverso, un’evoluzione della loro storia. Una band che dopo un lungo silenzio ritrova la forza di ripresentarsi con un album assolutamente indipendente dal contesto musicale e completamente dipendente invece dalla band stessa, dalla loro voglia di tornare e cavalcare il rock, quello viscerale, in cui note e parole s’intrecciano e si sostengono. Non tutto è perfetto, ma sicuramente tutto è essenziale nei contenuti.

Comunque bentornati.

 

 

Tracklist

01. La signora Jones (01:32)
02. Fluida Lol (03:25)
03. Gli anni Venti (04:01)
04. Che n'è degli umani? (02:44)
05. Nessuno come noi (03:55)
06. Ti ascolto (03:40)
07. Lascio Roma (02:19)
08. Nel 2026 (03:35)
09. Il peggiore (04:58)
10. Monumenti immaginari (05:10)
11. Notte poi (04:40)

Prossimi articoli

© 2025 Riproduzione riservata. Rockol.com S.r.l.
Policy uso immagini

Rockol

  • Utilizza solo immagini e fotografie rese disponibili a fini promozionali (“for press use”) da case discografiche, agenti di artisti e uffici stampa.
  • Usa le immagini per finalità di critica ed esercizio del diritto di cronaca, in modalità degradata conforme alle prescrizioni della legge sul diritto d'autore, utilizzate ad esclusivo corredo dei propri contenuti informativi.
  • Accetta solo fotografie non esclusive, destinate a utilizzo su testate e, in generale, quelle libere da diritti.
  • Pubblica immagini fotografiche dal vivo concesse in utilizzo da fotografi dei quali viene riportato il copyright.
  • È disponibile a corrispondere all'avente diritto un equo compenso in caso di pubblicazione di fotografie il cui autore sia, all'atto della pubblicazione, ignoto.

Segnalazioni

Vogliate segnalarci immediatamente la eventuali presenza di immagini non rientranti nelle fattispecie di cui sopra, per una nostra rapida valutazione e, ove confermato l’improprio utilizzo, per una immediata rimozione.