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Perché i Negramaro hanno annunciato una pausa

Cosa c'è dietro la scelta della band salentina di fermarsi, dopo oltre vent'anni?
Perché i Negramaro hanno annunciato una pausa

Dopo oltre vent’anni di carriera, i Negramaro hanno annunciato una pausa dalle scene. La band salentina guidata da Giuliano Sangiorgi tornerà sui palchi nell’estate del 2026 per un ultimo tour, “Una storia ancora semplice” (una citazione del titolo della raccolta “Una storia semplice”, uscita nel 2012), annunciato ieri, prima di prendersi un lungo periodo di stop. Nessuno parla di un addio, ma di una sospensione: la band sarà messa in stand-by. E chissà che i suoi componenti non trovino, nel mezzo, il tempo per dedicarsi a progetti solisti (già a settembre il frontman era comparso da solista, senza i suoi compagni di band, sul palco di “Pino è”, il concerto-tributo a Pino Daniele ospitato in piazza del Plebiscito a Napoli nel decennale della scomparsa del cantautore). Una scelta che sorprende, ma che al tempo stesso appare logica. Perché se è vero che i Negramaro hanno attraversato la musica italiana degli ultimi due decenni mantenendo sempre un’intensità e un’identità sonora ben definita, è anche vero che negli ultimi anni il percorso del gurppo è apparso più frastagliato e meno lineare.

Lo scioglimento sfiorato nel 2017

Lo spartiacque di quella che è stata finora la storia della band nata nel 2000 a Copertino, in provincia di Lecce, dall’incontro tra Giuliano Sangiorgi (voce e penna), Emanuele “Lele” Spedicato (chitarra) e Ermanno Carlà (basso), ai quali poco dopo si unirono Andrea “Andro” Mariano (pianoforte, tastiere), Andrea De Rocco (organetto, cori) e Danilo Tasco (batteria e percussioni), è rappresentato dal 2017. Ciò che accadde quell’anno, il gruppo portato nel 2005 da Caterina Caselli in gara al Festival di Sanremo con “Mentre tutto scorre”, e che fu eliminato dopo un solo passaggio all’Ariston (salvo poi prendersi una rivincita grazie ai passaggi radiofonici), l’ha abbondantemente raccontato: i Negramaro entrarono in una crisi che portò la band quasi a sciogliersi. Cantarono - e suonarono - quel momento nell’album “Amore che torni”, cercando nella musica una sorta di catarsi. Poco dopo, il chitarrista Lele Spedicato fu colpito da un malore: un ictus che gli provocò un’emorragia cerebrale costringendolo a un lungo periodo di riabilitazione. Tornò sui palchi insieme ai compagni di band solo nel 2019. Quando il gruppo sembrava aver ritrovato un equilibrio, scoppiò la pandemia: il tour legato all’album “Contatto”, uscito nel novembre del 2020, fu riprogrammato tra mille deviazioni.

Il ritorno in gara a Sanremo, sottotono 

Lo scorso anno, così, la band aveva deciso di rimettersi in gioco. Lo aveva fatto sul palco dove nel 2005 conquistò il successo nazionalpopolare: quello del Teatro Ariston, in gara tra i big del Festival di Sanremo. A diciannove anni da “Mentre tutto scorre”, la partecipazione con “Ricominciamo tutto” - brano dal titolo enigmatico - aveva il sapore di un cerchio che si chiudeva. Ma non tutto è andato come previsto: la band si è classificata solo al 19esimo posto su trenta partecipanti. Un risultato lontano dalle aspettative e, forse, anche dal peso specifico che i Negramaro - un percorso che, scrive l’ufficio stampa nel comunicato con il quale è stato lanciato il tour della prossima estate, «è ricco di record e certificazioni multimplatino con 8 album di studio, 1 album live, 1 greatest hits, 2 docu-film» - hanno avuto nella musica italiana degli ultimi vent’anni. Per di più, i concerti negli stadi di Bari e Messina in programma quell’estate erano stati cancellati per «problemi tecnico logistici» (e riconvertiti in concerti nei palasport).

La fuga a Berlino

Anche se il passaggio a Sanremo non ha lasciato il segno, non ha fermato la voglia di Sangiorgi e soci di raccontarsi. Così pochi mesi dopo la partecipazione al Festival è uscito un nuovo album, il terzo in sette anni, “Free love”, con il quale la band salentina ha provato a rimettere insieme i fili di un discorso artistico complesso. Sangiorgi e compagni lo hanno registrato agli Hensa Studios di di Berlino, iconiche sale di incisione frequentate negli anni da star del rock del celibro di David Bowie, Bono, Depeche Mode, Iggy Pop: «Cercavamo una dimensione che ci permettesse di resettare gli animi. Come un nuovo esordio. In passato eravamo andati a registrare a San Francisco, ma anche in Canada: ci sembrava un modo per ricomparrare la squadra, la famiglia Negramaro, lontano dai rispettivi impegni familiari. Volevamo riprovare un senso di stupore insieme. Più che una fuga, cercavamo nuovi stimoli e nuovi orizzonti». La band salentina ha spalancato le porte dello studio ad amici e colleghi come Fabri Fibra (insieme al quale Sangiorgi e soci hanno inciso “Fino al giorno nuovo”), Tiziano Ferro (“Solo se sbagli”), Malika Ayane (“Io direi di sì”), Elisa e Jovanotti (“Diamanti”) e Niccolò Fasbi (“Congiunzione astrale”): un lavoro che ha confermato la loro voglia di cercare nuove strade, anche a costo di correre dei rischi.

I progetti da solisti

La pausa, annunciata al termine del tour nei palasport, servirà forse al gruppo per resettarsi, ritrovare nuovi stimoli, energie e idee, dopo aver messo tutta questa carne al fuoco negli ultimi anni e prima di una possibile nuova fase del loro percorso (magari concedendosi anche degli spazi da solisti, come fanno da sempre i componenti Subsonica, che hanno bisogno di provare il brivido del percorso solista per ricordarsi ogni volta di come il gruppo sia «una forza comune che ammortizza tutto» - Sangiorgi da solista fa già l’autore; Andro è da tempo attivo come dj e producer, per dire). Una scelta che più che nascondere aria di crisi sembra essere dettata dalla maturità dei componenti della formazione, intenzionati a proteggere ciò che i Negramaro sono sempre stati: un gruppo coeso, capace di reinventarsi continuamente, ma anche di riconoscere - come stavolta - quando è il momento di fermarsi.

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