Veronica Marchi: "Per me la musica è da vivere in maniera forte"
Il prossimo 7 novembre al Teatro Camploy di Verona si terrà “Vorrei tornare bambina”, un concerto-evento per festeggiare i 20 anni di carriera di Veronica Marchi. A impreziosire l’evento, con la direzione musicale di Giada Ferrarin, la presenza di alcuni ospiti: Andrea Mirò, Ilaria Pastore, Cristiana Verardo, Naskà, Eva.
Sul palco con Veronica Marchi (chitarra acustica, pianoforte, voce) anche Maddalena Fasoli, Laura Masotto, Federica Castro (archi, cori), Andrea Faccioli (chitarre, cori), Nelide Bandello (batteria, percussioni, cori), Nicola Panteghini (chitarre), Sara Alessandrini (batteria) e Gipo Gurrado (basso).
Il concerto sarà anche l’occasione per ascoltare dal vivo le canzoni di “Bianca”, l'album appena pubblicato a sette anni di distanza da "Non sono l’unica”.
Tracklist:
1) E tutto il resto sarà vita
2) Lea
3) Anni 90
4) Ogni piccola parte di me
5) Come eravamo
6) Giù
7) Le tue bugie più belle
8) E ritrovarti sempre
9) 13 ottobre
10) Piove molto
11) Io ti ho amata
Abbiamo raggiunto telefonicamente Veronica Marchi per chiederle di presentarci il suo nuovo album, "Bianca". Qui sotto quanto ci ha raccontato la cantautrice veronese riguardo la sua ultima realizzazione discografica.
Veronica, cos'hai fatto nei sette anni trascorsi dall'uscita dell'album "Non sono l'unica", nel 2018, al nuovo "Bianca"? Cos'è successo? Perché un intervallo così lungo?
In realtà analizzando anche un po' il passato, è già successo che sia trascorso del tempo tra un disco e l'altro e nello specifico questi sette anni sono stati densi di lavoro anche dedicato ad altri artisti perché ho aperto un'etichetta, ho iniziato a fare produzioni, quindi sono uscita un pochino da me come cantautrice ma non come autrice, perché ho continuato a scrivere, quindi mi sono un attimo spostata. Poi c'è stata la vita di mezzo, ci sono state molte cose e, altra cosa fondamentale, è che comunque io sono una persona che ha bisogno di tempo, quindi tra "Non sono l'unica" e questo disco è passato del tempo poichè necessito sempre di un po' di distensione. Adesso era un momento buono perché mi si è creato uno spazio, poi anche perché lo so, quest'anno sono venti anni di carriera, lo sento che devo farlo, devo farlo assolutamente ho ascoltato l'urgenza, era il tempo giusto, ero pronta per farlo.
Le canzoni di "Bianca" sono state composte tutte nel medesimo periodo oppure ve ne sono alcune più datate che erano chiuse nel 'classico' cassetto?
Sì, è sempre così. Anche in questo disco ci sono dei puzzle per cui sono brani che stanno bene assieme, che avevano secondo la mia visione una buona convivenza, anche secondo quello che poi è diventato il concept perché non era originariamente questo, l'ho scoperto ascoltando i brani che avevano questo legame con "Bianca", con il colore bianco quindi è una cosa che è arrivata dopo, però sono canzoni principalmente scritte in questi sette anni, poi ci sono un paio di brani effettivamente legati al passato che non trovavano spazio, mi capita spesso questa cosa, di scrivere una canzone che poi effettivamente trovi casa in un album anni e anni dopo, nel caso di "Ogni piccola parte di me" è un brano scritto nel 2009. E' passato molto tempo e adesso sono pronta a cantarlo forse quando l'ho scritto non ho capito il brano e adesso invece ero più pronta per tirarlo fuori.
"Ogni piccola parte di me" è stata modificata in qualche sua parte oppure è tale e quale a come l'avevi scritta oltre quindici anni fa?
La scrittura è rimasta la stessa, identica, ma il vestito è cambiato un po' di volte. Per questo ti dico che magari la scrittura era giusta ma io non riuscivo a starci dentro bene e adesso lo riesco a vestire nel modo giusto, è strano però è così.
Come sono nate le collaborazioni di Andrea Mirò, Eva Pevarello e Cristiana Verardo presenti in "Bianca"?
La mia urgenza questa volta era quella di collaborare in tutti i sensi, ho sempre lavorato con musicisti diversi, i lavori precedenti sono stati sempre fatti in band per cui non è mai stato frutto proprio solo delle mie idee anzi. In questo caso avevo tantissima voglia che finalmente nell'album ci fossero delle altre voci, cosa che non era mai successa. E come sempre faccio, vado a cercarmi persone a cui voglio bene, persone del cuore, proprio perché era un disco che usciva nei vent'anni di carriera. A me dei featuring poveri, cioè legati solo a business o a qualcosa del genere non mi interessava niente e quindi ho cercato delle persone che sento vicine, fondamentalmente sono delle collaborazioni del cuore.
Eva, l'hai conosciuta al tempo di X Factor, nel 2016?
Eh certo! E' lì che ci siamo conosciute, anzi ci siamo riconosciute, nel senso che ci siamo proprio legate, siamo diventate amiche e ci lega tanto quel passaggio lì, quella sliding door che poi ci ha fatto ritrovare insieme anche adesso.
Tutte le canzoni sono cantate in prima persona. Quanto è stato urgente e doloroso scriverle e quanto anche catartico?
E' una sofferenza che un po' anche ricerco. Nei pezzi c'è sicuramente anche della leggerezza, comunque affronto la malinconia, affronto il dolore il più possibile nella fase della trasformazione. Parlarne per me è sempre terapeutico, ma in questo caso finalmente parlo anche di storie che mi hanno colpita e non per forza solo di cose personali, colpiscono me ma comunque sono delle fotografie del mondo esterno. E' sempre un po' doloroso, ma è necessario, anche cantarle in studio è stato forte, sono stata malissimo fisicamente i giorni successivi ho fatto le session in studio e poi sono rimasta a letto un paio di giorni. Per me è così, la musica è intensa, anche nelle cose leggere, la vivo in maniera forte.
Ascoltando il disco questa intensità sei riuscita a comunicarla molto bene.
Ci sono dentro al 100%, poi questo magari mi costa caro però ci sono.
Titoli come “Anni 90”, “Come eravamo”, e anche "Vorrei tornar bambina", il nome scelto per il concerto che si terrà a Verona per celebrare i tuoi venti anni di carriera, volgono lo sguardo verso il passato. Si nasconde solo della nostalgia oppure è presente anche qualche timore per il futuro?
E' interessante questa cosa. Il titolo del concerto trae spunto da un brano del mio primo disco quindi c'è un collegamento a uno dei brani a cui io sono più affezionata e che ancora mi rappresenta, ma in realtà quel brano lì l'ho scritto a 15 anni quando ancora non immaginavo che sarebbe stato complesso arrivare ai 40, complesso è bello. Quando dico vorrei tornare bambina in realtà dico vorrei diventare me stessa, il desiderio principale non è la nostalgia o la malinconia, cioè, esiste perché sono una persona sicuramente molto romantica e molto nostalgica però il mio voltarmi indietro è più un guardarmi dentro e cercare di diventare me, questa è la questione principale è un'analisi, un lavoro, una profondità.
La bambina che eri sarebbe fiera della donna che sei?
Sì, sì (ride) perché ci parlo con me stessa. Il concetto principale per quanto riguarda me è che ho perso molto dell'infanzia per quello che dovrebbe essere, però con fatica e con sudore faccio pace con questa cosa e adesso cerco di godermi la vita, star bene, essere felice, e dire molti no perché anche questo fa tanto bene all'anima.
Oltre al concerto-festa a Verona, è nei piani un tour per presentare dal vivo le canzoni di "Bianca"?
Sì, adesso diamo respiro a questa data unica perché non la ripetiamo. I musicisti sono quelli, ma poi nel tour, che indicativamente partirà da febbraio, saremo in formazione sia acustica che elettrica in base alle location che andremo a toccare.
In questi pochi giorni, da quando è uscito l'album, hai già avuto modo di raccogliere qualche impressione?
E' ancora presto per dirlo, però la parola che è tornata più spesso è stata bentornata. E io ho detto, ma ero qua! Mi ha colpito perché forse ero mancata anche a me stessa, comunque la parola che più ho ricevuto nei messaggi è stata bentornata, e mi ha fatto felice.
