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«MUSICA DI PROVINCIA - Esterina» la recensione di Rockol

Le storie di provincia degli Esterina

Recensione del 26 feb 2024 a cura di Lorenzo Mei

Voto 8/10

La recensione

Durante la pandemia, quando la macchina dei live si era fermata e avevamo perso l'abitudine di condividere la musica dal vivo, gli esterina si inventarono i concerti di Rietto, a casa loro, in un prato accanto alla vecchia stalla che usano come sala prove. Ingresso a numero limitato, tutti seduti in coppia, a distanza di sicurezza, sulle presse di fieno e sotto i fili di lampadine accese. Un modo prezioso per dimenticare per qualche ora la cappa pesante del covid, un grande regalo. Quelle serate poi trovarono memoria in un cd, "Concerti per esseri umani", che offre una buona testimonianza di ciò che succedeva sul palco anche se non può riprodurre la magia del contorno, nonostante l’edizione speciale sia imballata in una scatoletta di cartone grezzo con tanto di ciuffi di fieno infilati dentro come souvenir.

Oggi che si è tornati a riempire i locali e i teatri, quella stalla di Massarosa, tra Lucca e Viareggio, trasformandosi in uno studio di registrazione diventa protagonista del quinto album della band, tanto da finire fotografata sulla copertina. Il disco si chiama "Musica di provincia", un titolo fatto scrivere sulla placca in porcellana, uguale a quelle con i nomi delle strade lucchesi, murata sui mattoni della stalla-studio. La gestazione è stata lunga, ed è servita anche a salutare Giovanni Bianchini, che qui suona la batteria ma che chiude l'avventura con la band di cui era fondatore per dedicarsi ai suoi olivi. Un titolo, "Musica di provincia", che racconta alla perfezione il mondo degli esterina, che parlano una lingua di confine tra il lago Massaciuccoli, la Versilia e le Apuane, e che raccontano storie piccole, quotidiane, spesso di campagna e di paese, ma anche universali. Storie che guardano alla politica ("Genova quel ragazzo") o all'amore alle prese con una malattia che sgretola la mente ("Questa sono io"), che fanno i conti con una relazione e le sue cicatrici ("Le cose che da tanto ti dovevo"), che si preoccupano dei migranti ("Amore splendido"), che fanno rimproveri amorosi (“Se me lo dicevi prima”), che disegnano “atlanti di strade sbagliate” rivendicando gli errori come qualità (“Capolavori”). C'è una canzone, "Esisti te ", che si chiude come una specie di 'Who by fire" al contrario: se Leonard Cohen elencava tutti i modi in cui si può morire, qui c'è una lunga lista di promesse su quello che non cambierà e su come non finirà. Poi ci sono i pezzi che aprono e chiudono l'album, "Open to Massarosa" e "Calafata", sostanzialmente strumentali, in cui Fabio Angeli canta una lingua tutta sua, appoggiata su un intreccio di chitarre, basso, batteria, tastiere variamente declinate ed elettronica. Un impasto molto caratteristico che rende riconoscibile il sound della band, che non ha folle oceaniche alle spalle ma che è accompagnata da un pubblico fedele, gente che ai concerti canta a squarciagola e si adatta a un calendario live non proprio generoso, a volte comunicato con brevissimo preavviso. Come quando ogni anno, nella settimana di Natale, viene svelato il segreto su cui tutti già contano, ossia che si terrà un concerto il 25 sera, con tanto di coordinate per capannoni, chiese, officine o stanzoni vari, ribattezzati con nomi esotici (nel 2023 per esempio un edificio industriale subito fuori Lucca diventava Marina di Beirut).

Dopo aver lavorato con produttori come Guido Elmi (Vasco Rossi, Skiantos) per l’esordio “Diferoedibotte”, con Fabio Magistrali (Afterhours, Cristina Donà, A Short Apnea) per “Come satura” con Ale Sportelli (Raw Power, Prozac+) per “Dio ti salvi” e con Marco Lega (CCCP, Marlene Kuntz) per “Canzoni per esseri Umani” e dopo aver avuto nientemeno che Gareth Jones (Depeche Mode, Interpol, Mogwai) dietro il banco per il mix del singolo “Santo Amore degli abissi”, stavolta gli esterina hanno deciso di lavorare  in proprio alla produzione, con l’aiuto di Arturo Pacini, compiendo un altro passo verso quella che chiamano biodiversità musicale. Il loro Dna parte dal post rock, genere in cui di solito vengono incasellati, ma risente di ascolti molto diversi, che vanno dai cantautori (soprattutto per l’intento e la qualità dei testi, ma anche per la dolcezza delle ballate) all’elettronica, dal rock contemporaneo a quello classico, senza tralasciare echi del nord Europa. Oltre a Fabio Angeli alle chitarre e alla voce, sull’album hanno suonato Massimiliano Grasso (piano rhodes, synth, elettronica, voce) Daniele Pacini (Basso e synth) e Giovanni Bianchini (batteria), con l’aggiunta di Tommaso Novi che fischia in “Se me lo dicevi prima” e Maria Elena Lippi che canta in “Amore splendido”.

Il 29 febbraio, giorno dell'uscita, gli esterina daranno il via a un tour di presentazione, suonando integralmente "Musica di provincia" al Teatro Liberty di Viareggio, e poi faranno lo stesso a marzo, il 15 al Caracol di Pisa e il 23 al Glue di Firenze. Dietro alla batteria ci sarà il nuovo arrivato Tommaso Marraccini, nuovo membro del progetto dopo il forfait di Bianchini. Può essere un modo per incontrarli per la prima volta o per salutarli come vecchi amici, con il disco fresco di stampa in cd.

Tracklist

01. Open to Massarosa (04:37)
02. Genova quel ragazzo (04:15)
03. Questa sono io (04:43)
04. Le vite degli altri (05:50)
05. Capolavori (03:55)
06. Le cose che da tempo ti dovevo (05:46)
07. Amore splendido (05:51)
08. Una roba facile (04:35)
09. La mia ragazza (05:32)
10. Se me lo dicevi prima (04:42)
11. Esisti te (05:26)
12. Calafata (04:22)
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