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«WHITE JESUS BLACK PROBLEMS - Fantastic Negrito» la recensione di Rockol

L'inno alla vita di Fantastic Negrito

Musicista, agitatore sociale e nipote di due veri ribelli: la saga di "White Jesus Black Problems"

Recensione del 18 giu 2022 a cura di Marco Di Milia

Voto 8/10

La recensione

Uno con una storia del genere non poteva che farne un racconto altrettanto travolgente. E così, per la sua ultima fatica, Xavier Amin Dphrepaulezz, per tutti più semplicemente Fantastic Negrito, ha deciso di concedersi una narrazione che non fosse solo musicale. E a ben vedere non c'è da meravigliarsi, perché nell’avventura artistica e umana del tre volte vincitore di un Grammy Award - uno per ciascuna delle sue tre precedenti uscite - è successo davvero di tutto: un ambiente familiare ultraortodosso e una relativa fuga da casa a soli 12 anni, un contratto multimilionario firmato, e poi presto risolto, sotto l’egida dell’allora manager di Prince Joe Ruffalo, l’incontro ravvicinato con la morte in un drammatico incidente stradale e pure una più pittoresca attività di gestore del “Bingo”, il locale ricavato in un grande loft di Los Angeles, dove sembra si tenessero feste a un tasso di illegalità tale da garantirgli in fretta un arresto.

Betty & Courage

Una girandola quasi inarrestabile di avventure e disavventure che si completa ora con il nuovo “White Jesus Black Problems”, più che un semplice album, un vero e proprio progetto multimediale di musica e immagini in cui il bluesman e agitatore sociale di Oakland raccoglie l’eredità dei suoi antenati per dare forma a una storia senza tempo, fatta soprattutto di lacrime blues e ruggiti di rivalsa, tra sentimento di appartenenza, lotta di classe e un incrollabile fede nell'impegno sociale. Nel disco - come nel lungometraggio che ne accompagna l’esposizione - Negrito fa quindi un salto indietro di diversi secoli per tracciare le proprie radici, arrivando fino alla Virginia coloniale del lontano 1756, quando i suoi avi, la serva bianca e scozzese Elizabeth Gallamore e lo schiavo di colore Courage hanno avviato una relazione assolutamente impossibile per i canoni dell’epoca. L’amore tra i due ha quindi sfidato leggi razziali e stereotipi d’ogni tipo, portando in dote una vicenda eroica, fatta soprattutto di libertà e molto coraggio. Quelle stesse tematiche che la vita prodigiosa e folle dell’estroso musicista gli ha permesso di conoscere in prima persona.

Vecchi problemi, solita realtà

E in effetti, pur se con un generoso balzo fino all’anno di grazia 2022, il panorama che l’album si trova a delineare non sembra essere poi tanto differente. In un fitto rimando a parallelismi con il nostro presente, Betty e Courage fanno i conti, ieri come oggi, con le censure, con il perbenismo e con un diffuso senso di disagio troppo pesante da ignorare. Condizioni esistenziali sulle quali la coscienza di Xavier non è certo disposta a negoziare. Ancora una volta la strada di Fantastic Negrito si incrocia quindi con un sound colmo di rimandi a un passato denso e viscerale che rappresenta insieme un viaggio epico e una riflessione cruda e spietata sulla nostra realtà.

Convivono quindi negli intrecci - romanzati o reali che siano - di questo “White Jesus Black Problems” generose vibrazioni rétro di funky, gospel, pop, rock, blues e psichedelia che fotografano un’umanità sconsolata in cui a fare la voce grossa sono sempre le armi, il denaro e la violenza, senza però mai perdere quella speranza capace di dare la forza necessaria per combattere le proprie battaglie. Strutturato seguendo una ricostruzione cronologica degli avvenimenti, con la celestiale apertura in salsa Abbey Road di “Venomous dogma” prende il via la cronaca romantica e ribelle dei due amanti attraverso un canto di gioia che presto si piega alla fin troppo dura realtà del Nuovo Mondo, in un dualismo di umori che il sound di Negrito, a volte pervaso di dolcezza, altre volte invece aspro e urticante, riesce bene a definire. Ancora, ritmi africani percussivi e cantilenanti caratterizzano il groove del singolo “Highest bidder”, in cui canta la terribile verità che “tutto, anche la dignità umana va al miglior offerente”, mentre con “They go low” il musicista intona una delle sue melodie più efficaci combinata a un testo che non rinuncia a puntare l’indice contro lo schiacciante sistema di caste della società statunitense.

Allo stesso modo, in “Oh Betty” ecco raffigurare le aspirazioni del proprio trisavolo in lotta contro le regole del suo tempo e se in “You don't belong here” concede con una serie di sproloqui razzisti lo spaccato di un ambiente assolutamente incapace di dialogo e fratellanza, con “You better have a gun” mette bene in chiaro che i sentimenti sono in grado di resistere anche alla violenza più brutale. In uno straordinario inno alla vita, ecco quindi susseguirsi brani intensi e pure dolorosi che rileggendo i classici incitano a non arrendersi e continuare a guardare al futuro con fiducia, come “Trudoo”, “The man with no name” e “Nibbadip” fino alla conclusione confortante di “Virginia soil", con il suo mantra invincibile di “ballerò così la libertà verrà”.

Un amore lungo tre secoli

Con “White Jesus Black Problems”, Negrito dimostra ancora di sfuggire alle etichette mescolando tutto ciò che gli fa più battere il cuore. Registrato live con la collaborazione del batterista James Small - che nel film interpreta Nonno Courage - e aggiungendo poi strumentazioni vintage e tessiture sonore che spaziano da Prince a James Brown, passando per Jimi Hendrix, Curtis Mayfield e Gil Scott-Heron, l’album pur nella sua variegata combinazione di registri e stili non potrebbe essere più diretto. E pazienza se in questa sua caustica poetica riesce perfino a perdersi, tra falsetti, organi a transistor, violini, banjo e una profusione di chitarre e inquieta irruenza da blaxploitation. È una genealogia di colori tutta in divenire quella che Fantastic Negrito invita a conoscere, ricostruendo tassello dopo tassello la storia di una scozzese e un africano vissuti nel XVIII secolo. E non poteva esserci nulla di più di straordinariamente miracoloso per definire il potere unico dell’amore e della perseveranza.

Tracklist

01. Venomous Dogma (05:31)
02. Highest Bidder (03:34)
03. Mayor of Wasteland (00:49)
04. They Go Low (03:42)
05. Nibbadip (03:47)
06. Oh Betty (03:56)
07. You Don't Belong Here (01:07)
08. Man with No Name (03:30)
09. You Better Have a Gun (03:32)
10. Trudoo (03:37)
11. In My Head (03:23)
12. Register of Free Negroes (01:21)
13. Virginia Soil (03:10)

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