Il rock con la schiena dritta dei Black Rebel Motorcycle Club
Domani sera sul palco del Fabrique di Milano saranno di scena i Black Rebel Motorcycle Club – trio californiano composto da Peter Hayes alla chitarra e voce, Leah Shapiro alla batteria e Robert Levon Been al basso - a sette anni di distanza dalla loro ultima scorribanda nel nostro Paese alla Rocca Malatestiana di Cesena, era il 23 luglio 2018. Al 2018 risale anche il loro ottavo e – sino ad ora - ultimo album, "Wrong creatures" (leggi qui la recensione). L'occasione del loro ritorno in concerto è data dalla celebrazione dei venti anni del terzo album, "Howl" (leggi qui la recensione), pubblicato nell'estate del 2005.
Facciamo però qualche passo indietro e ripercorriamo la storia del terzetto che prende vita sul finire degli anni Novanta, a San Francisco, Peter Hayes e Robert Levon Been, amici dai tempi della scuola, reclutano alla batteria il musicista inglese Nick Jago e formano una band. Il nome è mutuato dalla band di motociclisti del film cult del 1953 interpretato da Marlon Brando, 'Il selvaggio'. Nel 2001 pubblicano il loro eponimo album d'esordio (leggi qui la recensione). Sono una band americana, ma suonano come fossero inglesi. I loro punti di riferimento sono, giusto per citare qualche nome, Jesus and Mary Chain, Verve, Cure. Feedback e rock'n'roll. Nello stesso anno, ma sull'altra costa degli Stati Uniti, debuttarono anche gli Strokes con il loro "Is this it" (leggi qui la recensione), per comodità la stampa li accomunò strillando a caratteri cubitali il 'grande ritorno del rock'.
Ora, con il senno di poi, possiamo ben dire che non andò proprio così. Ma, senza divagare, torniamo alla storia dei BRMC. Il secondo album, "Take Them On, On Your Own", uscito nel 2003, non riscosse i giudizi entusiastici dell'esordio. In "Howl", il disco che viene celebrato in questo tour, il terzetto esplorò nuove sonorità, messo da una parte il rumore degli esordi ecco un sorprendente folk-rock-blues. Nel frattempo Nick Jago faceva dentro e fuori dal gruppo, vittima di un temperamento poco stabile. Dopo il quarto album, "Baby 81" del 2008, il batterista venne cacciato dalla band per essere sostituito da Leah Shapiro. Le sorprese di quell'anno non si erano concluse con il cambio di formazione, il gruppo pubblicò infatti un album strumentale intitolato "The Effects of 333".
Si arriva così al 2010 e al sesto disco "Beat the Devil's Tattoo" (leggi qui la recensione), il tiro è sempre in bilico tra le radici del loro dna a stelle e strisce e alcune derive made in Britannia, ma in fondo a grattare la superficie si trova sempre il rock'n'roll. Mettono mano al settimo capitolo della loro saga nel 2011, ma "Specter at the Feast" (leggi qui la recensione), questo il titolo dell'opera, vede la luce non prima del 2013. Al suo interno il solito zibaldone di rock a largo spettro che contraddistingue la band. Ed ecco giungere il 2018 e "Wrong creatures", l'ultimo capitolo (per ora) della loro cavalcata musicale che viaggia spedita verso il quarto di secolo.
Come ricordato, al tempo della loro uscita i Black Rebel Motorcycle Club venivano salutati come i portabandiera del rock, quella che era stata una etichetta coniata per titillare la curiosità del pubblico è ancora più valida ora che Peter e Robert viaggiano verso i cinquanta anni. In fondo non è da tutti diventare delle rockstar, ma non lo è neppure rimanere fedeli a se stessi, con la schiena dritta senza scendere ad alcun compromesso. Soprattutto quando si parla di musica.