Non solo Roberta e i Verdena: i grandi addii del rock italiano

Non solo il caso di Roberta Sammarelli e dei Verdena, le cui strade si sono separate ieri, come annunciato dai fratelli Ferrari e dalla stessa bassista, dopo quasi trent’anni di storia condivisa. La scena del rock alternativo e indipendente italiano ha conosciuto più volte momenti simili. E la storia del genere si è costruita anche su fratture più o meno nette e su trasformazioni che hanno portato qualcosa di nuovo o di irrimediabilmente diverso: dagli Afterhours ai Perturbazione, passando per i Litfiba, spesso l’uscita di un membro dal gruppo ha portato non solo a un banale cambio di suono, ma anche di identità e di intenzioni. Di dimensione. Gli stessi Verdena hanno comunicato l’uscita di scena di Sammarelli con un post che si apriva con questa frase: «A new dimension», «Una nuova dimensione». «Ora sento il bisogno di andare avanti, in un’altra direzione», la versione della bassista, che era entrata nel gruppo nel 1996 ed era diventata una parte fondamentale del suono e dell’estetica dei Verdena. «Proseguirà per la sua strada», hanno aggiunto Alberto e Luca Ferrari, riferendosi alla ormai ex compagna di band.
Le crisi negli Afterhours
Proprio la necessità di cercare una nuova strada fu ciò che nel 2014 portò Giorgio Prette, lo storico batterista degli Afterours, a lasciare dopo venticinque anni la band capitanata da Manuel Agnelli. Parallelamente uscì dalla band anche il chitarrista Giorgio Ciccarelli, che era entrato negli After nel 1999. Fu, quello, uno dei tanti momenti di crisi della storia del gruppo di “Non è per sempre”: «Anche dal punto di vista artistico, più si va avanti, più diventa difficile fare cose gratificanti. Credo che “Padania” nel 2012 sia stato un punto d’arrivo, oltre il quale è difficile andare, a meno di non prendersi una pausa, cosa che non ci siamo mai potuti permettere, per ragioni di pura sopravvivenza. La decisione quindi si è resa evidente l’anno scorso, ma poi c’erano gli impegni per la promozione dell’edizione speciale di “Hai paura del buio?” e quindi l’ho resa pubblica solo ora. Tengo comunque a precisare che non sono stanco, né stufo di suonare, ma ho solo voglia di nuove strade», spiegò all’epoca Prette, che è rientrato clamorosamente nel gruppo quest’estate in occasione del tour legato al ventennale di “Ballate per piccole iene”. Al posto di Prette gli Afterhours arruolarono Fabio Rondanini (già nei Calibro 35 e in progetti jazz-rock), mentre Ciccarelli fu rimpiazzato da Stefano Pilia. Insieme a loro Agnelli e compagni registrarono nel 2016 l’album “Folfiri o Folfox”: «Quanto ha cambiato l’ingresso di Stefano Pilia alla chitarra e Fabio Rondanini alla batteria nel sound? Tanto, anche se in maniera diversa: Fabio in maniera molto attiva, portandoci subito tante idee nuove; Stefano in modo più silenzioso, ma altrettanto interessante - spiegò Agnelli - si sono uniti a noi due musicisti straordinari, che hanno portato una parte molto importante a livello musicale. Stiamo cercando di non darci dei paletti. Stiamo cercando di seguire il flusso creativo in maniera molto spontanea». Già nel 2001 la band milanese aveva conosciuto un altro addio: quello del chitarrista Xabier Iriondo, entrato nel gruppo nel 1992. Iriondo sarebbe tornato poi a suonare con gli After dal 2010 al 2020, salvo poi abbandonare di nuovo il gruppo. Lo scorso luglio il musicista è stato polemico nei confronti di Agnelli e compagni in un post condiviso sui social, legato al Disco d’oro vinto da “Non è per sempre”: «Mi dispiace solo non essere stato informato né dalla band né dall’etichetta di questo conferimento, e di averlo scoperto, come molti di voi, dai social», ha scritto.
Il caso dei Tiromancino
Arrivati dopo anni di duro lavoro al grande successo di pubblico nel 2001 con l’album “La descrizione di un attimo”, anche grazie a quella “Due destini” che Ferzan Özpetek inserì nella colonna sonora del suo “Le fate ignoranti”, i Tiromancino conobbero una grande crisi proprio subito dopo l’uscita di quel disco. La bassista Laura Arzilli, il tastierista Francesco Zampaglione (fratello del frontman Federico) e Riccardo Sinigallia, che aveva forgiato il suono dei Tiromancino, scelsero di lasciare il gruppo. Federico Zampaglione proseguì da solista: «Gli ultimi due anni sono stati per tutti quanti noi un periodo di grande stress; e così, inevitabilmente, si sono create tensioni all'interno del gruppo. Tensioni che sono aumentate fino ad arrivare ai fatti traumatici di questi ultimi giorni. È anche vero, però, che in questo periodo abbiamo avuto un incredibile successo, e questo ha fatto perdere la testa a qualcuno di noi. Io ritengo che, dopo tanti sforzi per avere successo, sia assurdo farsi dei problemi perché ai nostri concerti adesso non vengono più quattrocento persone ma cinquemila. Bene, ho sentito dire anche questo. Non sto scherzando: qualcuno del gruppo ha iniziato a lamentarsi perché in prima fila trovava le ragazzine che cantavano a memoria le nostre canzoni - e forse non le capivano - o perché preferiva essere parte di un gruppo di nicchia. Si sono spaventati, ed hanno iniziato a chiedersi quale sarebbe stato il futuro della band. Pensavano di essere i salvatori della canzone italiana». Riccardo Sinigallia a distanza di quasi venticinque anni in un’intervista a Rockol ha detto, ricordando quella fase: «Quando arrivarono i rappresentanti di altre questioni, meno artistiche e più economiche, portarono un altro tipo di approccio alla quotidianità, che invece prima era più anarchico, libero: cambiò tutto. Forse Federico desiderava giustamente quella roba lì per i Tiromancino, che infatti poi ha portato avanti in quella che era la maniera giusta per lui. Ma io mi resi conto che a differenza di come eravamo partiti, quell’equilibrio tra noi quattro era venuto meno. Ecco perché abbandonare il gruppo fu un atto politico».
L'uscita dai Perturbazione di Giancursi e Diana
I Perturbazione si separarono dal bassista Stefano Milano nel 2008, interrompendo il rapporto con lui, entrato nel gruppo nel 1989, un anno dopo la fondazione della band torinese, per divergenze artistiche. Nel 2014 un’altra crisi, dopo la partecipazione del gruppo al Festival di Sanremo con “L’unica”, primo vero contatto con la formazione piemontese con il pubblico nazionalpopolare in quasi trent’anni di carriera: dalla band uscirono il chitarrista Gigi Giancursi e la violoncellista Elena Diana. «Mi avevano proposto un comunicato congiunto, non ho accettato. Una porta si è chiusa e sono rimasto fuori. Non posso quindi sforzarmi di ragionare come se fossi dentro casa. Ho deciso di ricominciare da ciò che mi tiene legato al mondo da più tempo ancora: la musica. E, malgrado il funereo sincronismo tra questa notizia e la Festa dei Morti, penso che non sia il caso di crogiolarsi nel lutto. Auguro al nostro progetto presente e futuro, e al progetto in cui ho prestato più o meno onorato servizio per 25 anni, di riuscire a continuare a fare quello per cui la musica nasce: emozionare in qualche modo chi suona e qualcuno di quelli che l’ascolta», scrisse, polemico, Giancursi. Meno rancorosa Diana: «Nel settembre 2014 si è concluso il tour e la mia barca ha cambiato direzione. Auguro un buon vento ai Perturbazione e a tutte le persone che ci e mi hanno seguito in questi anni per le strade della musica. E non solo. Con grande affetto».
La grande frattura nei Litfiba
Nella storia dei Litfiba c’è un prima e un dopo e lo spartiacque è inevitabilmente rappresentato dall’uscita dalla band toscana di Gianni Maroccolo e Antonio Aiazzi. Il bassista e il tastierista salutarono Pelù e soci nel 1989 per divergenze artistiche: «Non sono andato via con felicità. Da quel momento in poi ho cambiato vita. Non ho più seguito quel percorso lì. Sono solo rimasto in buoni rapporti con Piero, ma Ghigo non lo vedo dal funerale di Ringo (De Palma, batterista scomparso nel 1990, ndr). I Litfiba sono stati un gruppo massacrato da un produttore. Ha diviso. E sono state fatte scelte diverse. A me piaceva fare show all’estero. Si è preferito diventare delle rockstar in italia», disse Maroccolo nel 2010. Pelù e soci provarono a ricreare la magia degli anni d’oro richiamando Maroccolo e Aiazzi nel 2012 per un tour che durò due anni.