Quelli che leggono Rockol (parte 1)

Linus

Auguri Rockol, 30 anni e non sentirli! Gli anni, non i dischi, quelli continuiamo a sentirli, a suonarli e a raccontarli. Felice di avere passato tutto questo tempo insieme a voi!
Giò Alajmo

Quando la discografia cominciò a dissolversi e prima che la musica diventasse quasi irrilevante Rockol ebbe l’idea di trasportare sulla Rete quell’idea di informazione musicale che prima era patrimonio dei quotidiani e delle riviste specializzate. Rockol è diventato da subito uno spazio, un appuntamento, un punto di confronto (anche di scontro, perché no?) e una fonte importante per verificare in tempo reale quello che stava accadendo nel mondo musicale e non solo, mescolando professionalità e passione. Nel gran marasma seguito su internet con l’avvento dei social, degli influencer, della propaganda e del grande vuoto di memoria e contenuti dei tempi odierni, Rockol ha segnato una buona traccia di come usare internet per fare informazione di spettacolo, con le radici nello scorso millennio e la pianta in questo.
Eddy Anselmi

Chi c’era nel 1995 sul web? Eravamo pochi, sicuro. Di quella cosa chiamata Internet, noi che eravamo fuori dal mondo segreto degli informatici avevamo appreso tramite quegli articoli di una colonna nelle pagine finali settimanali come Panorama o L’Espresso. Alcuni di noi si erano incuriositi, altri l’avevano derubricata a un’evoluzione di quella cosa chiamata Minitel, che tanto successo aveva avuto in Francia ma che in Italia non era mai decollato.
A Bologna un assessore visionario, Stefano Bonaga – filosofo prestato alla politica per una brevissima stagione – convinse l’amministrazione a offrire, e gratis, l’accesso a questa nuova possibilità. Non era facilissimo: occorreva avere un computer, comprare un modem (costava settecentomila lire, pesavano circa come settecento euro di oggi), e attaccarlo al telefono (pagando comunque la tariffa a tempo, uno scatto ogni sei minuti).
Io mi incuriosii subito ma nella primavera del 1995, mi arresi davanti alla relativa incompatibilità del browser Mosaic con il mio Macintosh. Riprovai a settembre, quando mi dettero un dischetto con Netscape 2.0, e mi si aprì davanti un mondo.
Non ho più provato una sensazione simile fino alla prima volta che ho acceso ChatGPT. Un mondo nuovo: lo spazio, la fantascienza, una prateria sterminata, la Great Oklahoma Race. Ero lì tra i primi, e c’era già stato chi, come quando in America si portavano le rotative negli avamposti della corsa all’ovest, in quella prateria senza fine aveva già aperto – in modo serissimo, strutturatissimo, prima che arrivassero le pletore di fanzine e blog – un quotidiano online: Rock On Line, che presto divenne Rockol.
La musica si seguiva per radio o in televisione: su Videomusic, non ancora TMC2 – MTV Italia sarebbe nata solo due anni dopo. Si leggevano i giornali, si parlava con gli amici, si compravano i dischi, ci si scambiavano le cassette.
Rockol – anzi Rock On Line – era nato in quel momento, tra la scomparsa di Kurt Cobain e la battaglia del Britpop tra Blur e Oasis, e in poco tempo era diventato (per rimanerlo) un punto di riferimento per gli appassionati, gli ascoltatori e gli addetti ai lavori. Con l’ambizione – forse la presunzione, senz’altro la lungimiranza – di parlare il linguaggio dei giornalisti musicali in quel mondo nuovo che era la Rete. E la serietà quasi calvinista, la trasparenza, le linee di confine ben chiari al lettore tra fatti e opinione, lo trasformarono subito in un soggetto di cui potersi fidare.
I contenuti erano curati, le notizie verificate, le interviste scritte con l’intento di rimanere, non di sparire nel rumore di fondo. Le connessioni erano lente, le idee veloci. Le home page si caricavano a pezzi, riga per riga, e c’era un senso di attesa quasi cinematografica.
Nel frattempo, la cultura digitale cominciava a imporsi, lentamente ma con decisione. I primi newsgroup, i forum, le mailing list: nascevano comunità invisibili e tenacissime. E Rock On Line – poi Rockol (solo a Sanremo gli amici dell’ufficio stampa Rai la evocano ancora, forse per vezzo, con il suo primo nome) – era lì a documentare, registrare, raccontare. Con un’autorevolezza – e una selezione accurata della squadra – che non ha mai perduto.
Per me, infine, Rockol è abbinato un ricordo personale importante fatto di stima e gratitudine: quando nel 2008 arrivai per la prima volta, con l’entusiasmo un po’ naïf di un rookie, al Roof dell’Ariston di Sanremo, fu Franco Zanetti – insieme ad Andrea Spinelli del Giorno e Giò Alaimo del Gazzettino –il primo a prendermi sul serio e poi a guidarmi nelle dinamiche e negli equilibri della sala stampa. Incidentalmente, poi i miei compagni di banco nelle ultime edizioni del Festival sono stati Gianni Sibilla e Claudio Cabona.
Ma tutto era cominciato lì, in quel settembre del 1995, per noi che ci collegavamo con un dischetto Netscape, una linea telefonica analogica, e avevamo una voglia irrefrenabile di scoprire cosa ci fosse dall’altra parte dello schermo. Non c’erano follower, né like, né analytics. Non c’erano nemmeno video, e per la musica c’erano ancora cassette e CD. In rete c’erano solo parole e passione. E a noi lettori, bastavano e tutt’ora – nel rumore della rete, da tempo una metropoli sconfinata – bastano. Cento di questi anni, rockonline.
Maurizio Becker

In un imprecisato giorno del 1995 qualcuno mi parlò della nascita di un sito che faceva informazione musicale in rete. Io ero tutto preso da un mio progetto cartaceo e non ci diedi molto peso. Internet per me era ancora un mondo lontano e misterioso, le connessioni erano lente e complicate e le case discografiche ancora spedivano ai giornalisti musicali le copie fisiche dei dischi da recensire. A quell’epoca non conoscevo Franco Zanetti: il suo nome mi diventò familiare solo una dozzina d’anni più tardi, quando proprio su Rockol lessi una sua bellissima recensione di un mio libro. Nel frattempo, Rockol era già diventata ciò che è oggi: una potenza. Il fatto che da quel giorno siano trascorsi trent’anni lascia intendere quanto quell’intuizione fosse profetica: Zanetti, il suo editore e il suo staff capirono tutto quando noialtri ancora dormivamo beatamente stesi su lenzuolate di carta stampata. Col senno di poi, Rockol è stata una finestra spalancata sul futuro. Le auguro con tutto il cuore di esserlo per (almeno) altri trent’anni.
Riccardo Bertoncelli

Sono vecchio abbastanza per ricordare la nascita di Rockol, anzi, perfino la preistoria, quando Giampiero veniva a chiedermi i diritti dell'Enciclopedia Rock per una iniziativa sul Web che capivo e non capivo. "What a long and strange trip it's been", per dirla con i Grateful Dead, e complimenti!, chi l'avrebbe detto? Nella foto scruto il futuro, per capire che ne sarà di Rockol nei prossimi trent'anni.
Andrea Conti

Rockol è "famiglia". Quel rifugio dove nascondersi per immergersi totalmente nella musica, nelle parole di amici, colleghi e professionisti. Una Bibbia irrinunciabile per chi fa questo mestiere. Trent'anni è un bel traguardo che porta dietro di sé interviste, recensioni, approfondimenti, editoriali, ma anche la magia di chi fa questo (dannato) lavoro per passione. E quanta passione! Auguri Rockol!!!
Luca De Gennaro

Tanti auguri Rockol, splendido trentenne. Incredibile che siano passati così tanti anni, ma tu sei sempre giovane e scattante.
Ti auguro altri trent’anni belli e pieni di musica. Io continuerò a leggerti ogni giorno, come sempre.
Happy birthday!
Luca Dondoni

Giampiero Di Carlo, Franco Zanetti e come primo collaboratore Gianni Sibilla. Al pronunciare le tre parole, Rock On Line, mi vengono in mente immediatamente questi tre nomi. È a loro che si deve lo sviluppo di un giornale on line, fra i tanti che ci provarono quando la parola Internet faceva fatica a farsi pronunciare. Oggi, sono 30 anni che Rockol è ormai un marchio importante e riconosciuto dell’informazione musicale del nostro Paese, proprio grazie a quei tre nomi. Uomini che ci hanno creduto e hanno scritto Rockol sulla cartina geografica dell’informazione musicale italiana.
Enzo Gentile

I trent’anni di Rockol mi fanno pensare a quando io e gli amici che l’hanno fondato e animato eravamo tutti giovani e forti: ci si vedeva e frequentava allora, continuiamo a farlo tutt’oggi. Ed è già questa una bella cosa
Siamo cambiati, ma non quanto la musica, dove altro succederà, sempre sotto l’occhio scrupoloso di redattori e collaboratori.
I miei auguri vanno in direzione ostinata e contraria a quella del mercato, ma al malvezzo di mode e divetti/e nel frattempo ci siamo abituati. Importante restare refrattari alle cattive compagnie e gli eterni ragazzi di Rockol offrono garanzie in proposito.
E grazie per avermi ospitato parlando di libri, iniziative, piccoli spostamenti del mio cuore musicale. Un brindisi cordiale e sincero non ce lo toglie nessuno. Buon compleanno!
Paolo Giordano

Ma davvero sono già trenta? Ricordo la prima volta che ho "aperto" Rockol con un po' di soddisfazione (finalmente le news musicali sul web) e molta invidia perché avrei voluto esser parte del progetto. Da allora è cambiato tutto ma Rockol no, per fortuna. In questi decenni ha soltanto confermato queste riflessioni e tuttora è il (mio) primo punto di riferimento per informarsi sulle notizie e, soprattutto, per soppesarle. Perciò tanti auguri, caro giovane vecchio Rockol, sono trascorsi trent'anni ma sembra domani
Andrea Laffranchi

Tra me e Rockol non era cominciata bene… Nel 2000 una lite per un’affrettata conclusione a commento di un mio articolo su un concerto dei Korn. Scambio di mail teso. Il giorno dopo un incontro con Franco Zanetti e Gipi Di Carlo per raccontare come l’old journalism non fosse così old e come il new journalism poggiasse sulle stesse basi. Da allora grande rispetto e sfida giornalistica continua. Rockol è un punto di riferimento nell’informazione musicale: siete stati i primi ad abbracciare la nuova era digitale quando l’informazione su internet era poco più di una scommessa, ma soprattutto continuate a mantenere la barra dritta sul metodo giornalistico in un’epoca di deriva verso la semplificazione.
Massimiliano Longo

Guardo Rockol e provo ammirazione: ammirazione per il lavoro fatto, un lavoro che dura da trent’anni e che ha attraversato indenne l’epoca del passaggio alla musica digitale prima, e allo streaming poi.
Scrivere di musica, dalla notizia più ‘leggera’ all’approfondimento, nell’era dei social, è qualcosa che ha a che fare con una forma di romanticismo. Romanticismo e passione.
Per questo il mio augurio, carico di stima, va a tutte le persone che ogni giorno, scrivendo su Rockol, fanno in modo che la musica non sia soltanto un momento in una playlist.
Un pensiero importante è per la persona, l’unica, che da sempre considero un vero punto di riferimento nel mio lavoro: il direttore, Franco Zanetti.
Auguri, Rockol.
Mario Luzzatto Fegiz

La recensione si prende a etti
se ha la firma di Zanetti
Val più d’un perù
Mentre riflettii a tu per tu
Quante volte ho rubato
un aggettivo che pareva stregato
Ora spremi le meningi:
sulla tastiera, insonne, spingi
auguri Rockol.