Beatles, 5 ottobre 1962: esce il primo 45 giri, “Love me do”

Love Me Do (McCartney-Lennon)
McCartney: voce, basso • Lennon: voce, armonica a bocca, chitarra ritmica acustica • Harrison:
chitarra ritmica acustica • Starr: batteria (versione 1), tamburino (versione 2) •••
Andy White: batteria (versione 2)
Registrazione 6 giugno, 4 e 11 settembre 1962
Produttori Ron Richards, George Martin • Fonico Norman Smith
UK 5 ottobre 1962 (singolo; lato B: P.S. I Love You)
È una delle prime canzoni composte da Paul McCartney, una mattina del 1958 in cui aveva marinato la scuola (il Liverpool Institute).
Lennon: “Paul ha scritto la struttura principale quando aveva sedici anni, forse anche prima. Io penso di aver avuto qualcosa a che fare con il middle eight” (1972). “È una canzone di Paul. La scrisse quand’era teenager. Penso che potrei averlo aiutato con il middle eight, ma non ci giurerei. Però so per certo che la canzone era già in giro ad Amburgo, molto, molto tempo prima che fossimo davvero dei compositori di canzoni” (1980).
Invece Paul la ricorda come uno sforzo comune.
McCartney: “Può darsi che sia nata da una mia idea, ma ‘Love Me Do’ è stata composta insieme, cinquanta e cinquanta. Lennon e McCartney che si siedono a comporre senza che nessuno dei due abbia in mente niente di preciso. Ci divertimmo: era una faccenda interessante, provare a diventare compositori. Secondo me, la ragione per la quale poi siamo diventati così forti è che nel nostro periodo di formazione abbiamo scritto moltissimo. ‘Love Me Do’ è stato il nostro primo successo, e – ironia della sorte – è una delle due sole nostre canzoni di cui possediamo il controllo editoriale; questo perché quando firmammo il contratto con la EMI loro avevano una società di edizioni musicali, la Ardmore and Beechwood, che si prese le due canzoni; poi lungo la strada, nell’ambito di non so quale altro accordo, siamo riusciti a riprendercele”.
Secondo Pete Best, “Love Me Do” fu concepita durante la terza permanenza ad Amburgo dei Beatles (aprile-maggio 1962). Venne alla luce, sostiene Best, con il titolo “Love, Love Me Do”, che in seguito venne abbreviato. È possibile che Best non abbia capito che si trattava di una vecchia canzone di cui per la prima volta si provava l’inserimento nel repertorio del gruppo.
Nelle prime pubblicazioni discografiche dei Beatles gli autori erano accreditati come McCartney-Lennon. La familiare formula Lennon-McCartney divenne abituale solo alla pubblicazione del quarto singolo del gruppo, “She Loves You”.
I Beatles arrivarono ad Abbey Road nel primo pomeriggio del 4 settembre e nello Studio 3, sotto la guida di Ron Richards, provarono di buona lena sei pezzi, fra i quali sarebbero poi stati scelti i due che avrebbero registrato. Uno era “How Do You Do It”, una composizione di Mitch Murray e Barry Mason. Martin, che l’aveva scelta, si era premurato di farne avere un demo a Liverpool affinché i ragazzi potessero familiarizzare con il brano (il demo era cantato da Barry Mason, accompagnato dai Dave Clark Five).
George Martin: “All’epoca la prassi comune era che i produttori andassero dagli editori musicali a cercare le canzoni per i loro artisti. Era un’attività alla quale dedicavo molto tempo, e quello che volevo era trovare un successo per i Beatles. Ero convinto che ‘How Do You Do It’ fosse un hit. Non era la canzone più bella che avessi mai sentito, ma pensavo possedesse quell’ingrediente necessario per piacere a molta gente”.
McCartney: “Lui sapeva che sarebbe stato un successo, e per questo ci diede il demo. Noi ci ragionammo sopra, chiedendoci: ‘Che dobbiamo fare? Lui ci chiede di fare questa, lui è il nostro produttore, quindi noi dobbiamo farla, dobbiamo impararla’. Lo facemmo, ma il risultato non ci piacque, così tornammo da George e gli dicemmo: ‘Be’, sarà anche un successo garantito, ma noi non vogliamo fare canzoni così, non vogliamo crearci una reputazione di questo tipo. Noi vogliamo andare in un’altra direzione, una direzione nuova’. Immagino che siamo stati molto convincenti, soprattutto considerando la situazione in cui ci trovavamo. E lui capì”.
La puntigliosa ricostruzione di Mark Lewisohn ha fatto giustizia di un altro mito, e cioè che Martin avesse chiesto ai Beatles di incidere “How Do You Do It” come secondo singolo, accettando solo dopo molte insistenze che la scelta cadesse su una canzone di loro composizione, “Please Please Me”. Non fu così: i Beatles insistettero per incidere “Love Me Do” già il 4 settembre. Alla fine delle prove, intorno alle 17,30, George Martin invitò a cena i Beatles e Neil Aspinall: “Li portai in un posticino italiano, Alpino, in Marylebone High Street. Spaghetti per tutti: pagai io, diciannove pence a testa”.
Al rientro in studio, il gruppo fornì diligentemente la propria esecuzione di “How Do You Do It”, ma senza metterci molta energia.
George Martin: “John cantò la parte solista. Non gli piaceva farlo, ma ne uscì una buona registrazione” (della quale venne prodotto un acetato). ‘How Do You Do It’ è passata alla storia per essere l’unica canzone non di loro composizione che i Beatles abbiano registrato senza che qualcun altro l’avesse fatto prima di loro (la incideranno, al debutto, Gerry & The Pacemakers, un altro gruppo della squadra di artisti di Epstein, che nella primavera del 1963 la porteranno al numero uno, dimostrando che George Martin aveva ragione). L’esecuzione dei Beatles, affiorata poi in numerosi bootleg, è stata inclusa in “Anthology I”, inspiegabilmente in una versione modificata ed editata rispetto all’originaria.
Dopo aver registrato “How Do You Do It” i Beatles si dedicarono a “Love Me Do”; fu un procedimento lungo e faticoso. Norman Smith raccontò di aver avuto l’impressione che Paul non fosse soddisfatto di come Ringo l’aveva suonata. Alla fine della seduta, Martin e Smith realizzarono i mixaggi e gli acetati anche di “Love Me Do”.
L’11 settembre i Beatles tornarono ad Abbey Road. Era necessario rifare la registrazione di “Love Me Do” perché anche Martin non era soddisfatto della performance di Ringo. Ron Richards, che in assenza di Martin diresse la produzione quel giorno, aveva convocato Andy White, un musicista professionista – allora già trentaduenne – che veniva spesso utilizzato per lavori di studio e che per quella prestazione fu pagato poco più di cinque sterline.
Andy White: “Avevo già sentito parlare dei Beatles; ero sposato con Lyn Cornell delle Vernon Girls [un gruppo vocale di sedici elementi attivo a Liverpool]. Nei miei confronti furono gentili e amichevoli”.
Benché evidentemente deluso, Ringo non polemizzò: “Rimase seduto vicino a me in sala di regia” racconta Richards. “Ringo è una persona deliziosa, sempre disponibile”.
Ma anche attento a puntualizzare.
Starr: “La prima volta che andai ad Abbey Road, in settembre, facemmo ascoltare a George Martin un po’ di canzoni. Quando registrammo ‘Love Me Do’ io suonavo la grancassa col piede, avevo un tamburino in una mano e una maraca nell’altra. Penso che sia per questa ragione che Martin usò Andy White, ‘il professionista’, quando la settimana dopo tornammo là per registrare ‘Love Me Do’. Il tizio l’avevano già convocato, comunque, dopo aver sentito suonare Pete Best. George non voleva correre altri rischi, e io mi trovai messo in mezzo. Ero arrivato pronto a fare sfracelli e mi sentii dire: ‘Abbiamo chiamato un batterista professionista’. Il povero vecchio George si è scusato un sacco di volte, in seguito, ma per me fu un gran dispiacere. L’ho odiato per anni, per questo – non gliel’ho mai lasciata passare, e ancora adesso gliela rinfaccio!”.
McCartney: “Credo che a Ringo non sia mai passata l’arrabbiatura. Tornati a Liverpool, tutti ci chiedevano: ‘Allora, com’è andata a Londra?’. E noi: ‘Bene, la facciata B è buona!’. Ringo non poteva ammettere che gli piaceva anche la facciata A, perché in quella lui non c’era”.
Il rifacimento di “Love Me Do” venne sbrigato abbastanza in fretta, sempre con White alla batteria: a Ringo venne messo in mano un tamburino (ancora oggi, la maniera più rapida di identificare quale versione di “Love Me Do” si stia ascoltando è la presenza del tamburino: se c’è, è la versione dell’11 settembre, se non c’è è quella del 4 settembre).
In realtà, però, l’intervento più incisivo di George Martin su “Love Me Do” non riguarda la batteria, ma la parte della voce solista.
McCartney: “George Martin disse: ‘Qualcuno potrebbe suonarci l’armonica a bocca? Ci starebbe bene. Puoi farti venire in mente qualcosa di blues, John?’”.
Lennon aveva con sé un’armonica a bocca; vuole la leggenda che l’avesse rubata in un negozio di strumenti musicali di Arnhem, una cittadina olandese, durante uno dei viaggi verso Amburgo (“Prima o poi finirò in prigione, e in cella mi farò compagnia con l’armonica”). Ma se John suonava l’armonica aveva la bocca occupata e non poteva cantare l’attacco del testo: va tenuto presente che le registrazioni, all’epoca, erano praticamente tutte live. Martin incaricò Paul di cantare quella frase.
MacDonald: “George Martin aveva modificato la linea vocale del solista che intersecava l’intervento dell’armonica a bocca, affidandola a McCartney anziché a Lennon; questo perché, a causa di una sovrapposizione tra l’ultima parola e la prima nota dell’armonica, John cantava ‘Love me waahh!’, il che era giudicato scarsamente commerciale”.
McCartney: “L’aveva sempre cantata John, io non sapevo nemmeno come cantarla, non l’avevo mai fatto prima. Ancora oggi, risentendola, sento il nervosismo nella mia voce”.
Il 45 giri di “Love Me Do”, pubblicato il 5 ottobre, arrivò al diciassettesimo posto della classifica britannica, grazie a vendite concentrate quasi esclusivamente a Liverpool e dintorni. Si è spesso scritto che Brian Epstein acquistò per il suo negozio qualche migliaio di copie del disco, facilitandone – o addirittura provocandone – l’ingresso nelle classifiche. Epstein ha sempre smentito (e che altro avrebbe potuto fare?).
Harrison: “Di fan i Beatles ne avevano abbastanza: suonavamo dappertutto nel Wirral, nel Cheshire, a Manchester e a Liverpool. Le vendite erano vere. Ascoltare per la prima volta ‘Love Me Do’ alla radio mi fece venire i brividi, fu la più grande emozione provata fino a quel momento. Sapevamo che sarebbe stata trasmessa da Radio Luxembourg tipo alle sette e mezza del pomeriggio di un giovedì. Eravamo a casa mia, a Speke, e fu grandioso”.
Lennon: “Tutti pensavano che ci fosse il trucco. ‘Ah-ha, è il loro manager che si è comprato i dischi per truccare le classifiche. Ma non era così”.
Starr: “Fu quella, la cosa più importante di tutte. Il primo pezzo di plastica. Fu una soddisfazione grandiosa, non potete capire quanto. Eravamo su un disco!”.
MacDonald: “In America una disorientata Capitol Records rifiutò di pubblicare il disco. Finalmente edito dalla Tollie nel 1964, scalzò ‘My Guy’ di Mary Wells dalla vetta della classifica dei singoli più venduti nella prima settimana del giugno di quell’anno”.
Alan Livingston (allora presidente della Capitol): “Avevo incaricato un nostro produttore, Dave Dexter, di valutare l’opportunità di pubblicare negli Stati Uniti i dischi che ci proponeva la EMI inglese. Avevo letto sui giornali del successo di un gruppo di nome Beatles, e chiesi a Dexter: ‘Dovremmo pubblicarli?’. Lui mi rispose: ‘Non sono altro che quattro ragazzotti dai capelli lunghi. Non valgono niente. Scordateli’”.
Una delle nove versioni di "Love Me Do" eseguite dai Beatles dal vivo per la BBC, quella registrata il 10 luglio 1963 e trasmessa il 23 luglio 1963 nel programma radiofonico “Pop Go The Beatles” è stata inclusa nel doppio “Live At The BBC”.
Come ricordato, la versione di “Love Me Do” suonata dai Beatles con Pete Best il 6 giugno 1962, più lenta e più lunga delle versioni posteriori, è inclusa in “Anthology I”.
Il testo completo di questa scheda è reperibile su “Il libro (più) bianco dei Beatles”, edito da Giunti.