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Piero Pelù: "Il reggae per cantare condivisione e fratellanza"

Il rocker riparte da solista con i Litfiba tatuati sul petto e il dolore nel cuore per la fine.
Piero Pelù: "Il reggae per cantare condivisione e fratellanza"

Il 22 dicembre 2022 al Mediolanum Forum di Milano i Litfiba sono saliti insieme per l’ultima volta sul palco (leggi qui). Concerto evento arrivato alla fine di un tour d’addio, “L’ultimo girone”, iniziato nei club e proseguito poi nei concerti estivi open air. Piero Pelù e Ghigo Renzulli sono i due artisti che hanno portato sulle loro spalle tutta la storia della band fiorentina. Un rapporto che ha più volte avuto interruzioni e che è ripreso tra alti e bassi sino all’epilogo finale scritto a dicembre.

Quello dei Litfiba è ora un libro definitivamente chiuso che permetterà a Piero Pelù di riprendere a scrivere nuovi capitoli nella sua opera da solista. Il primo titolo è: “Musica libera”, il nuovo singolo disponibile da domani 21 aprile. Un brano che vede il rocker fiorentino cimentarsi con il reggae accanto al rastaman Alborosie, artista siciliano (al secolo Alberto D'Ascola), vera star mondiale della musica giamaicana. I due presenteranno in anteprima live la loro composizione dal palco del "concertone" del 1° maggio a Roma.

In “Musica libera” mi sembra che ci sia più Alborosie che il Pelù che conosciamo. È così?
Sì è così. È una canzone partita per gioco. Nell’imminenza della fine dei Litfiba con Sony Music, con cui ho rinnovato il contratto, stavamo riorganizzando il mio futuro musicale e discografico. Dall’altra parte Alborosie cercava una collaborazione in Italia. A quel punto ci hanno messo in contatto e da lì è nata la canzone, da uno spunto reggae contaminato con il rock. Può far parte del mio repertorio come ad esempio lo fa “Laciodrome”. Vista l’incertezza e le difficoltà della fine della storia dei Litfiba è stato liberatorio scriverla, collaborare con Alborosie anche su un genere che non è il mio, pur amandolo molto. Mi interessava fare qualcosa con lui, un artista italiano che è un cervello in fuga essendo scappato nel ‘94 in Giamaica scottato da brutte esperienze discografiche in Italia. È andato a Kingstone a fare il tea boy negli studi ed è cresciuto.

Di cosa racconta “Musica libera”?
Il fatto che ci sia la parola “libera” è importante. È una canzone di fratellanza sull’annullamento di differenze di genere, sia musicali che di vita come sociali. Un invito alla fratellanza che trascende dal discorso musicale. La canzone parla anche di bunker, scene di guerra, del rapporto dei cittadini con il potere. É dunque di grande attualità. Ho avuto poi l’idea di aggiungere la collaborazione di Stefano Massini grande autore di teatro e prosa e vincitore di tantissimi premi. Con lui abbiamo voluto raccontare i nostri disagi in maniera poetica e solare. Questa era la nostra intenzione.

Tu e Alborosie vi troverete sul palco del 1° Maggio a Roma. La suonerete insieme?
Certo. La sto arrangiando molto più rock per prendermi la rivincita (ride).

Torni nuovamente sul palco del 1° maggio a Roma. Che significato ha per te quest’anno?
Il 1° maggio è un po’ come il Capodanno: un momento in cui fare delle proposte da cercare di concretizzare. Non si può non parlare di lavoro e delle sue condizioni da quando il liberismo ha preso piede in maniera spietata anche in Italia. In questo sono stati infelicemente responsabili tutti i governi di ogni colore degli ultimi 20 anni. Poi i minuti sul palco sono contati; l’attuale concetto della manifestazione ha cambiato volto ed è giusto che accolga le diverse espressioni della musica italiana. L’affollamento comporta anche performance più corte e quindi suonare tre pezzi non lascia tanto spazio per discorsi. Mi risulta che già abbiano chiesto agli organizzatori cosa Pelù intenda fare. Io la butto sul ridere però non è bello.

Allora io lo chiedo direttamente a Pelù. Cosa intendi fare?
Con 12 minuti sul palco bisogna essere concisi: poche frasi che dovrò studiare bene. Sarà una performance con una canzone crossover e già questo è un concetto di fratellanza, apertura e condivisione che considero un segnale forte e politico. Non ci scordiamo poi che il mondo sta crollando in guerre pesanti e devastanti che fanno sentire effetti nei flussi migratori che ci coinvolgono. Non si può non parlare di pace e di lavoro dignitoso. Tanti temi importanti a cui prestare attenzione. Cosa dire ci penso. Intanto suono con i Bandidos.

In una certa fascia di età e di estrazione culturale, di cui anche tu fai parte, si lamenta una crisi di rappresentanza, una sofferenza e un malessere verso quelli che sono i valori e il presente. È così anche per te?
C’è molta delusione per il pensiero progressista da parte di chi crede nella giustizia sociale, nel lavoro, nella dignità della maternità, nel poter essere sé stessi anche sessualmente. Sono tempi bui e difficili e anche in questo caso ne sono responsabili tutti governi di sinistra o destra che sia. Ora c’è un’apertura del PD con Elly Schlein; vediamo cosa riuscirà a ottenere da un partito come il PD che con botte di liberismo in 20 anni è diventato come la Merkel in Germania. Per ora osservo. Da ex studente di scienze politiche amo seguire la politica, attento però a non farmi più il fegato marcio che poi dico cose brutte dal palco e dopo arrivano i processi. Ho un po’ più di distacco. Non è che sia ancora maturato. Non voglio essere come la mela cotogna: dura fino al giorno prima della maturazione e poi marcisce in poco.

Chiusa l’esperienza con i Litfiba a luglio sarai in concerto con i Bandidos. Come sarà il tour considerando anche il fatto che hai un singolo nuovo e non un disco?
Musica libera” mi ha rimesso in pace con la musica. Finire con i Litfiba in serenità non era possibile, sottolineo e lo metto in maiuscolo. Gli individui cambiano e poi difficilmente si ritrovano a condividere le stesse emozioni. Sono uscito dai Litfiba a pezzi, con il morale basso, ma per fortuna sono arrivati i Bandidos la cui umanità consola del finale inevitabile dei Litfiba. C’è stato anche l’ingresso di Mr Woodoo alle tastiere, un amico di viaggi nel mondo con cui sono in grande sintonia. Questo ingresso mi ha riaperto tante porte nella testa che mi hanno portato in un altro mondo. Intanto sto scrivendo pezzi nuovi per il prossimo album. Il lavoro imminente è quello di riarrangiare il repertorio per il tour “Extremo”. L’ingresso di Mr. Woodoo l’ho voluto per valore umano ma anche perché lavora a Londra con produzioni elettroniche che sono quelle nuove porte di cui parlavo prima.  Per questo il tour è "Extremo". Sui concerti voglio segnalare che sul palco prima di noi ci saranno delle giovani band locali. Ogni volta sarà una lunga giornata, una specie di festa.

Vuoi parlare del brutto finale dei Litfiba?
No. È finita e va bene così. È inutile stare a recriminare su ciò che sarebbe potuto essere e la mia speranza su ciò che poteva succedere nella reunion e che solo in parte si è realizzato. Va bene così. Spiace per i fan che ci hanno creduto. Personalmente ricordo che ho tatuato Litfiba tra il fegato e la milza. Un marchio a fuoco a cui non posso rinunciare. Per il resto c’è un repertorio enorme tra gli anni ‘80 e ‘90 e quelli della reunion, canzoni che non smetterò di suonare e mai smetterò di amare la musica dei Litfiba. Dal punto di vista umano non è finita in maniera armonica.

Mancheranno?
Un po’ si un po’ no. Non sono nostalgico, non ce la faccio neanche in questo caso. Ciò che è stato fatto è pazzesco, sono una pietra miliare, la mia scuola, la mia famiglia, la tribù, la scuola di vita. Però non avrebbe più senso continuare anche per la mia idea da rivoluzionario che portavo pure nello spirito dei Litfiba con i quali non volevo riproporre live le canzoni come nei dischi. Questo al contrario di Ghigo che era più “conservatore”.

Tu hai vissuto l’esperienza live come solista e con una band. Quali sono le differenze?
Sono cose molto diverse, però nella storia dei Litfiba va distinta l’epoca. Gli anni ‘80 erano una cosa, i ‘90 altro e il decennio della reunion altro ancora. Un’analisi completa devi farla confrontando pure le diverse fasi da solista. Ad esempio, oggi i Bandidos compaiono anche sul manifesto. Questo perché ora con la band c’è un’intesa umana e musicale che posso paragonare a quella dei Litfiba pre ’88 o quella tra ‘90 e ‘95, i momenti migliori umanamente e penso anche compositivamente della nostra storia. I Bandidos si avvicinano a quei momenti più belli.

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