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Dopo Martin Gore, anche l'altra metà dei Depeche Mode pubblica un disco solista. E del suo collega dice che...

le altre cose che ha fatto in passato, specialmente il Bowie degli anni ‘70. Lui ha ascoltato i demo, e mi ha detto che quella musica lo faceva sentire bene, e che ormai – lui ha qualche anno in più di me –v oleva solo più lavorare su cose che lo facevano sentire bene. E’ stato un’onore.

In che modo è stato diverso lavorare da solo rispetto all’essere in una band?
Con la mia band ho lavorato in modo più libero. Ormai i Depeche siamo io e Martin Gore, perché Fletch è musicalmente inesistente nel gruppo, è più un elemento di bilanciamento tra queste due anime. E chiunque entra in questo equilibrio vi si deve adattare, con i suoi limiti. Martin è un perfezionista, e questo fa perdere un po’ della spontaneità del suonare… Ogni cosa, nei Depeche, viene suonata, messa in un computer, manipolata fino a che non è perfetta. E io mi annoio a morte in questo processo. Invece a me piace cantare, facendomi guidare dall’istinto, ed è quello che ho cercato di fare in “Paper monsters”: portare della spontaneità, del feeling nella mia musica. Credo che questo è quello che si è perso nel pop degli ultimi anni, ed è l’elemento che alcune band come gli Strokes o i Vines hanno cercato di riportare in primo piano.

E’ la prima volta che scrivi direttamente tu le canzoni, perché nei Depeche le scrive Martin…
No, queste sono le prime che voi ascoltate, perché scrivo da molto tempo. Ma non è stato un processo difficile. E’ stato divertente e liberatorio. Non ho mai portato le mie canzoni nei Depeche perché non sembrava mai il momento giusto…

Nei Depeche, in effetti, sembra esserci una separazione delle carriere: tu, il cantante; Martin, lo scrittore.
Questa divisione dei ruoli è stata anche un paravento che mi sono creato. Il mio lavoro è quello di dare vita alle canzoni Martin. Per esempio, lavorando a “Exciter”, il produttore Mark Bell mi ha spinto a cantare in continuazione sulle basi, a qualsiasi punto queste fossero. E questo ha contribuito molto al processo creativo. E contemporaneamente scrivevo le mie canzoni. Il punto è che io e Martin siamo molto diversi e complementari: lui non parla, io parlo troppo. Lui è più pigro, io più energetico. Questo disco, invece, è centrato sul feeling, sull’avere un’idea e catturarla senza troppi discorsi e senza perderci troppo tempo sopra.

Comunque, vedendola dell’esterno, la situazione sembra buffa: Martin Gore, l’autore pubblica un disco di cover. Dave Gahan, il cantante, un disco da autore… Hai sentito il suo disco?
Gliel’ho chiesto un po’ di volte, ma non me l’ha ancora mandato. Dice che me lo fa mandare dalla casa discografica ma io gli rispondo che deve schiodarsi e mandarmelo lui… Ho letto una sua intervista: alla domanda del perché avesse scelto di incidere un disco di cover, ha detto che non voleva tradire i Depeche incidendo le sue canzoni. E so che queste sono stronzate, perché so che avrebbe paura nel cantare le sue canzoni senza di me… Alla fine del tour di “Exciter”, al momento di salutarci, mi ha detto che ero stato fantastico. Io ho ringraziato, e mi sono allontanato. Lui allora mi ha urlato: “Ehi, ti ho fatto un complimento!”. E io ho risposto “Lo so, Martin. E’ il quinto in vent’anni”. Lui ha riso… Credo che mi rispetti molto di più oggi, come cantante, e io lo rispetto enormemente come autore, per questo mi è difficile commentare quello che ha fatto. Comunque, se ha scelto di fare cover di gente come, Nick Cave e John Lennon devono essere davvero belle, se no…

Chi sceglieresti, se dovessi fare un disco di cover?
Non lo farei. Non so cosa potrei aggiungere a canzoni di quel calibro… Forse lo può fare uno come Nick Cave, che ha molta personalità… Sono panni ingombranti da vestire.

Ci sono dei progetti per i Depeche Mode, quando avrete finito i rispettivi impegni sui dischi solisti?
No, al momento non abbiamo nessun progetto per la band. Ma devo dire che è sempre stato così. Io sarò in tour fino alla fine dell’anno con il disco solista. Ci vedremo il prossimo anno e ne parleremo, e vedremo cosa verrà fuori.

(Gianni Sibilla)

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