
Ci siamo incontrati due anni fa, ai tempi di “Accelerator”. Allora ero entusiasta di quel disco. Poi, lo scorso anno, avete pubblicato “Veterans of disorder”. A mio parere è stata una battuta d’arresto, un album troppo caotico, che non mi è piaciuto per niente…..
Dici….. Sì, caotico è il termine giusto per definire quel disco. Ma se ti devo dire la verità quando lo stavamo registrando avevamo in testa un’idea molto più caotica per definire “Veterans of disorder”. Il risultato finale stesso non ci ha soddisfatto molto. Potevamo farlo ancora più incasinato….. Però poi è arrivato il tour e lì ci siamo sbizzarriti. Avevamo una nuova band rispetto al tour di “Accelerator”. Era una band con cui ci si poteva divertire. Era la stessa band di “Thank you”. Gente con cui c’era un buon rapporto. Sai, quando ci si capisce al volo….. I ragazzi di “Accelerator” non avevano voglia di divertirsi. Erano troppo professionali. Con i musicisti di “Veterans of disorder” è stata tutta un’altra cosa… Ogni sera, dopo il concerto, non sapevi mai cosa poteva succedere. E quello che accadeva, sera dopo sera, era sempre qualcosa di piacevole, di molto divertente
Quindi presumo che la band di “Veterans of disorder” sia la stessa che ha contribuito a questo album….
Sì. C’è qualcuno che ha suonato in “Veterans of disorder” e abbiamo anche recuperato qualcuno che aveva suonato in “Thank you” che non aveva potuto far parte del tour di “Veterans of disorder”.
Come avete lavorato a “Pound for pound”. Nell’ultima intervista che abbiamo fatto, mi dicesti che “Accelerator” era stato un lavoro in cui avevate fatto molta attenzione alla produzione dei singoli brani. E’ stato lo stesso anche per “Pound for pound”?
Assolutamente no. “Pound for pound” vuole essere una trasposizione in studio dello spirito dell’ultimo tour, quello di “Veterans of disorder”. I brani stessi dell’album si sono sviluppati e hanno preso forma in tour. Io e Neil abbiamo scritto un sacco di canzoni durante l’ultimo tour. Alcune di queste le abbiamo provate per la prima volta proprio mentre eravamo in tour. Così a Gennaio di quest’anno, quando abbiamo finito il tour, ci siamo trovati con un disco praticamente già pronto. Siamo andati a Richmond, in Virginia. Abbiamo cercato uno studio che potesse cogliere lo spirito “live” delle nuove canzoni. Il modo stesso in cui abbiamo registrato i pezzi, quasi in presa diretta, lo abbiamo voluto fermamente per far sì che “Pound for pound” suonasse quasi come un disco dal vivo, con stralci di jam session e fasi di registrazioni molto veloci. Quindi nulla a che vedere con la produzione ricercata e ragionata di “Accelerator”.
Insomma un disco molto spontaneo…..
Assolutamente.
E questa spontaneità credo che si senta soprattutto attraverso i riff della chitarra di Neil, non trovi?
Neil è sempre stato un musicista che non calcola nulla. Sia nei riff che negli assoli lui fa tutto al momento. Certo, sia io che Neil siamo songwriter. Ci interessa scrivere canzoni e quindi cerchiamo di pensare tutto in funzione della forma canzone. Se i riff e gli assoli ci stanno bene, per noi è okay, anche se magari sembrano un po’ troppo grezzi.
Credo che in questo disco, così come in “Accelerator”, siate riusciti a creare un disco che rimanda al rock’n’roll, alla tradizione americana del rock ma che allo stesso tempo, grazie alla vostra personalissima interpretazione, pur non essendo una nuova forma musicale, suona moderno, suona vero, in linea con i nostri tempi……
Non c’è dubbio che Royal Trux sia un gruppo che reinterpreta il rock’n’roll. Non abbiamo mai negato di rifarci alla tradizione del rock americano. Royal Trux è la somma di tutto quello che abbiamo ascoltato in passato, una sintesi o sia delle cose che ci sono piaciute che di quelle che abbiamo odiato. Molti, soprattutto in “Veterans of disorder”, hanno pensato che stessimo facendo dell’ironia sulla storia del rock’n’roll. Si sbagliavano di grosso. Noi non siamo mai ironici sul rock’n’roll. Amiamo troppo il rock’n’roll per fare ironia. E proprio perché lo amiamo così tanto, credo che alla fine sia diventato, attraverso la musica di Royal Trux, qualcos’altro, qualcosa di nuovo che reinventa ciò che è stato fatto in passato….
Parlando di rock del passato, penso che questo disco, ancor più di “Accelerator”, riporti, soprattutto nei riff, ai Rolling Stones. Chissà quante volte ve lo siete sentiti dire, ma credo che in qualche modo rispecchi ciò che fate. Che ne pensi?
Qual è il tuo disco preferito dei Rolling Stones?
“Get yer ya-ya’s out” è quello che ascolto di più….
Il mio album preferito dei Rolling Stones è “Some girls”. Mi piace perché se devo pensare a un disco dei Rolling con grandi canzoni, scritte da grandi songwriter come sono indubbiamente i Rolling, penso a “Some girls”. Un altro album che mi piace è “Exile on main street”, ma qui il discorso è diverso. E’ un lavoro che riesce a far capire alla gente come potevano essere i Rolling dal vivo. Ecco, questi due dischi sono, in modi diversi, dei punti fermi quando entriamo in studio di registrazione. E lo sono non tanto perché sono due dischi dei Rolling Stones ma perché riportare in studio l’energia del “live” e scrivere buone canzoni sono le due mete a cui tendiamo sempre quando decidiamo di lavorare su nuovi pezzi. E’ stato così oggi, sarà così anche in futuro….
(Gianpaolo Giabini) |