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L'ex-bassista dei Led Zeppelin è tornato con 'Zooma'...gli Zep? sono solo un ricordo!

Potrà fare quello che vuole, ma nell’immaginario collettivo dei fans rock, John Paul Jones sarà per sempre il bassista (e tastierista) dei Led Zeppelin. Eppure sono anni che il suo nome non viene più affiancato a quello degli illustri ex-pards Jimmy Page e Robert Plant, nei confronti dei quali il calore dei rapporti sembra essere svanito. John Paul Jones ha attraversato gli anni ’80 e ’90 lavorando come autore, produttore, arrangiatore prima di ritornare a firmare un disco rock a suo nome. Il risultato è il recente “Zooma”, uscito da qualche settimana e supportato da un tour mondiale che vede lo schivo Jones finalmente al centro del palcoscenico. Rock sperimentale ma con i piedi ben saldi nella riffologia rock tanto cara agli anni ’70: abbiamo incontrato John Paul jones in occasione del suo recente passaggio italiano…
Mi rendo conto che non è una gran domanda, comunque la prima cosa che vorrei chiederti è perché hai deciso di fare un album da solista soltanto adesso…
Ah, non preoccuparti…è la domanda più gettonata!

Così ti impari a fare un disco ogni vent’anni!
Esatto…in ogni caso il prossimo uscirà all’inizio del 2000, così questa volta non correrò il rischio di ricevere ancora questa domanda…E’ successo che negli ultimi 20 anni sono stato impegnato a produrre, arrangiare e comporre. Ho fatto tutto tranne suonare dal vivo, se eccettui quel breve periodo in cui sono stato in tour con Diamanda Galas per promuovere “Sporting life”. E’ stato lì che mi sono accorto quanto mi mancava il suonare dal vivo. Ho capito che dovevo farlo come musicista. E ho capito anche che per suonare dal vivo avevo bisogno di qualcosa da suonare. Così mi sono deciso a fare un disco, con delle composizioni che mi divertissi a suonare, e poi a fare promozione, parlare con i giornalisti, ecc….

Sarai stato felice di tornare a parlare con i giornalisti…
Sì, certo… a parte gli scherzi, voglio che la gente possa ascoltare questo disco, e che se ne parli il più possibile. Per cui sono disposto a parlarne con tranquillità.

Con i Led Zeppelin non facevate molte interviste, comunque…
No, è vero… però ne ho fatte molte durante il tour con Diamanda Galas. All’inizio era lei ad occuparsi dei rapporti con la stampa, con il risultato che alla fine arrivava la sera al concerto senza voce! Così abbiamo deciso che da un certo momento in poi sarei stato io ad occuparmi delle interviste, e lei avrebbe conservato la voce per cantare.
Un altro motivo per cui ho deciso di pubblicare un album soltanto adesso è la maggiore possibilità di fare un album di musica strumentale, come di fatto è “Zooma”. Qualche anno fa probabilmente sarei stato per pazzo, adesso invece è quasi una cosa normale.

Hai lavorato con molta gente in questi anni…abbiamo ancora negli occhi l’immagine tramandata dal film “The song remains the same”: tu in una casa di campagna che leggi favole alle tue bambine. E’ andata veramente così in questi venti anni o hai comunque mantenuto uno stretto contatto con il music business?
Con il music business no, ma con la musica sì. Ho vissuto in campagna a lungo, ma adesso sono tornato a vivere in città, visto che i miei figli sono cresciuti e vogliono abitare in un posto dove sia facile andare a concerti, spettacoli, cinema. Inoltre ho molti amici di altri paesi che passano spesso per Londra, per cui abitando in città per me è più facile vederli.

Hai molti amici tra i musicisti?
Ho molti amici che sono amici di musicisti, ma conosco bene anche diversi compositori contemporanei. In verità non ho più tanti amici tra i musicisti rock!

Immagino che la musica che hai scritto per “Zooma” non sia l’unica che hai creato…
No, ma è l’unica musica rock che ho scritto. Le canzoni di “Zooma” sono nate specificamente per questo album. E’ materiale molto recente, tranne un paio di brani, che risalgono ai tempi di Diamanda Galas. Scrivo le mie canzoni quando sono in giro, le annoto su un taccuino, e poi, una volta tornato in studio, inizio a scegliere gli strumenti con cui le arrangerò. Poi scelgo un groove e ci costruisco il pezzo intorno. “Zooma” è nato così, con dei momenti molto potenti e altri maggiormente strumentali. Adesso che te lo racconto mi sembra passato molto tempo, ma in realtà non è così.

Ti piace ancora il rock’n’roll?
Mi piace suonarlo, la trovo una cosa molto divertente. Ma quando scrivo prediligo lavorare su musica per computer, oppure su musica classica, da far eseguire ad un ensemble d’archi, ad esempio.

Quando pubblicherai questa musica?
Non so se succederà… potrebbe risultare molto fuorviante per la gente. Sai, il pubblico ha delle idee ben precise su cosa aspettarsi da un artista. Credo che sia inutile pubblicare un mio disco con dentro delle composizioni classiche, farebbe soltanto arrabbiare quelli che lo compreranno a scatola chiusa attratti dal nome in copertina. Mi basta poter suonare quella musica, scriverla e suonarla magari in un contesto in cui non ci siano aspettative, piuttosto che correre dei rischi dal punto di vista discografico. Per quello, un album come “Zooma” è più che sufficiente. Quanti di quelli che vengono ai tuoi concerti sperano o pensano di ascoltare qualche vecchia canzone dei Led Zeppelin?
Non lo so, ma anche se lo sperano non lo danno a vedere. Nessuno di loro urla dei titoli dei Led Zeppelin durante il concerto, anche se, quando succede, sembrano molto contenti. C’è da dire anche che molti di loro iniziano a conoscere bene “Zooma” e quindi hanno le loro preferite anche tra le canzoni del nuovo album.

Quanti concerti hai fatto finora?
Una trentina, forse. L’anno prossimo tornerò a suonare negli Stati Uniti in primavera, in concomitanza all’uscita del nuovo album, che sarà ancora un disco rock. Sarà ancora una volta un album fortemente influenzato dal blues, che sembra essere la base della mia musica. L’ho già scritto, e sarò io stesso a produrlo e arrangiarlo.

Non è un mestiere pericoloso, fare tutto da soli?
Hai ragione, il rischio è di essere molto autoindulgenti. Però c’è un rischio completamente opposto e ugualmente pericoloso, che mi riguarda più da vicino, ed è quello di essere troppo critici verso se stessi. A volte mi è capitato di non riuscire ad andare avanti con il lavoro proprio perché pensavo di essere arrivato ad un punto morto. A volte litigavo con me stesso come uno schizofrenico, dividendomi in due parti: da una parte il produttore, dall’altra l’artista!

Deve essere divertente!
Sì, specialmente quando mi caccio fuori dallo studio da solo!

Come ti trovi a vivere a Londra, adesso? E’ sempre una città speciale per la musica?
Non saprei, in realtà, visto che non frequento molto i concerti rock. Vado di più a vedere serate salsa, bluegrass, oppure musica classica. E inoltre adoro il teatro. Vado spessissimo alle rappresentazioni e in questo senso Londra è un po’ come il centro del mondo. Non hai che l’imbarazzo della scelta.

La scena musicale è cambiata molto…
Direi di no. Piuttosto credo che la musica torni indietro, e che quindi ci siano delle cose che ritornano, ad esempio, dagli anni ‘60. Sono cose che non mi interessano molto, perché ho già vissuto quegli anni e non mi interessa riviverli di nuovo. Piuttosto c’è molta musica sperimentale, in questo momento, che attira la mia attenzione, cose elettroniche, fatte con i computer. Questo è ciò che mi ispira, non perché io voglia fare delle cose del genere, però mi porta a pensare a cosa cambierei in quello che faccio.

Cosa ti ha portato a lavorare con Diamanda Galas?
Qualcuno ce lo ha suggerito, tutto qui. Un nostro comune amico ha detto “voi due dovreste lavorare insieme”… ci siamo incontrati e abbiamo capito che avevamo molte cose in comune, a partire dall’amore per il rhythm’n’blues e il jazz. Così sono andato a New York e insieme abbiamo lavorato al suo disco. Siamo ancora in contatto e anzi la nostra amicizia è sempre più forte.

C’è qualcuno con cui vorresti lavorare?
Nel rock’n’roll non sono molti. Mi piace molto Beck, tanto come autore che come interprete. E poi i Nine Inch Nails.

Be’, di sicuro due grandi talenti…
E poi mi piacerebbe fare qualcosa con dei musicisti bluegrass!!!

Come sarà il tuo prossimo album?
Per molti versi differente da questo, nonostante io ami “Zooma”. E’ un disco importante, che mi è servito per ridefinire la mia musica alla luce di quello che volevo fare. Il prossimo album avrà ancora una forte impronta rock, ma con aperture più blues e sperimentali.

Francamente, quante volte al giorno ti capita di pensare ai Led Zeppelin?
Soltanto quando i giornalisti me lo chiedono. E’ passato un sacco di tempo, trent’anni dagli inizi e vent’anni dal nostro scioglimento. Sono molto orgoglioso di quello che abbiamo fatto insieme, ma, credimi, è veramente tanto tempo fa.

Ma è vera questa leggenda per cui i Led Zeppelin hanno suonato un’infinità di concerti e non hanno registrazioni live?
No, non è vero. Abbiamo dei nastri anche se non sono molti. Comunque credo che le sessions della BBC siano state un ottimo album live, che ci rappresenta perfettamente. Ho apprezzato molto l’uscita di quel disco.

I vostri bootleg sono molto diversi dai live ufficiali: sembrano molto più vuoti…
Se ti riferisci a “The song remains the same” posso dirti che in quell’album ci sono delle sovraincisioni, per cui il suono differisce naturalmente. Per il resto i bootleg sono la documentazione dei nostri live, anche le la qualità della maggior parte di essi non è propriamente accettabile.

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