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Mario Giammetti - GENESIS - GLI ANNI PROG - la recensione

Recensione del 07 ott 2013

(Giunti, 237 pagine, 24,50 €)

Voto 8/10

La recensione

Una storia conosciuta, raccontata con parole diverse: è il sapore extra, il valore aggiunto dell'ennesimo volume dedicato al mondo Genesis da Mario Giammetti, critico musicale tra i massimi esperti internazionali della materia che per confezionare questo libro, come al solito minuzioso e documentato, ha attinto a materiale inedito ricavato da proprie interviste con i membri della band (inclusi ascolti "personalizzati" degli album) e dalle conversazioni che gli stessi tennero con il giornalista inglese Michael Kaufman in occasione della pubblicazione, nel 2008, delle versioni rimasterizzate in formato 5.1 della prima porzione del catalogo. Non è una prospettiva del tutto nuova ("Revelations", uscito nel 2007 per De Agostini, era anzi costruito esclusivamente sulle voci dei protagonisti), ma il ricorso a fonti rimaste finora inutilizzate aggiunge dettagli, informazioni, curiosità e nuove prospettive, gettando nuova luce sui retroscena e sulla personalità dei singoli musicisti (l'irrequietezza e la curiosità intellettuale di Gabriel, il severo spirito autocritico di Tony Banks, la franchezza di Phil Collins, il distaccato understatement di Mike Rutherford, l'orgoglioso attaccamento di Steve Hackett a un'eredità musicale di cui è rimasto in questi anni il principale custode).


L'autore integra e cooordina quel filo narrativo centrale con l'aggiunta di informazioni e considerazioni personali dedicando a ogni album del periodo considerato - per anni "prog", qui, si intendono quelli con Peter Gabriel, 1969-1975, e dunque senza considerare dischi successivi come "Trick of the tail" e "Wind and wuthering" - un ampio spazio strutturato in sottocapitoli fissi: un'introduzione sul "making of", un'analisi critica del disco inquadrato nel suo contesto storico e musicale, un approfondimento dei contenuti canzone per canzone (che funziona anche come utile guida all'ascolto), una breve storia della copertina e un "Epilogo" che dà conto delle valutazioni ex post dei protagonisti e dell'accoglienza riservata a ogni disco, prima di un'ampia disamina della sua vita sul palco in una sezione ("In concerto") che include calendari completi e riporta scalette tipo o di show particolari (il tutto arricchito da riproduzioni a colori di dischi, etichette, locandine e articoli stralciati da riviste dell'epoca).

Particolarmente interessanti, per il pubblico italiano, i dati, gli aneddoti e i ricordi relativi ai concerti tenutisi nel nostro Paese tra l'aprile del 1972 e il marzo 1975, quando i Genesis - passando in pochi mesi dai dancing di periferia ai palasport delle grandi città - furono protagonisti di un'era ruggente contraddistinta da dilettantismo , autoriduzioni, tensioni politiche ma anche da un grande entusiasmo nei confronti del rock che volendo smarcarsi dalla musica "commerciale" si tuffava in esplorazioni inedite e avventurose.


L'ulteriore sigillo di qualità è rappresentato dalla breve prefazione di Tony Banks, che ricorda il particolare rapporto d'affetto che il gruppo ebbe con il nostro Paese regalando anche osservazioni sorprendenti: l'addio del chitarrista Anthony Phillips ai tempi in cui i Genesis stavano ancora cercando la loro direzione, sostiene oggi il tastierista, fu più traumatico di quello dello stesso Gabriel.

(Alfredo Marziano)

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