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«STAY[SIC] – LA MINACCIA GENERAZIONALE DI SLIPKNOT - Matteo Poli» la recensione di Rockol

Matteo Poli - STAY[SIC] – LA MINACCIA GENERAZIONALE DI SLIPKNOT - la recensione

Recensione del 30 set 2013

(Chinaski Edizioni, 2013, 18 euro, 254 pagine)

Voto 6/10

La recensione

Se escludiamo i fan monotematici o quasi, si sa che il genere della biografia “rock” (leggiamo il termine in senso latissimo) è destinato soprattutto a chi ama immergersi nelle storie di vita vissuta – più o meno romanzate, a seconda della sincerità di autori e oggetti biografati – e indipendentemente da generi e preferenze sonore. Per dire: io ho letto con gusto la biografia del manager di Bob Marley (che musicalmente potrebbe non essere esistito, a mio avviso, e starei bene lo stesso), così come quelle di tanti artisti che esulano dai miei ascolti abituali, trovando molto diletto e goduria.

Approcciamoci così anche al caso degli Slipknot, ordunque. Che dire... nonostante il mio personalissimo rifiuto categorico verso nu-metal e alt metal (da bravo thrasher della primissima ora – primi anni Ottanta, certificati), la curiosità per una biografia – di cui peraltro non esistono (pare) corrispettivi anglofoni che di solito sbaragliano la concorrenza italica – era forte. Ebbene, in tutta sincerità, non posso dire di avere goduto dall’inizio alla fine... sarà che in fin dei conti è tutto piuttosto standard (non per colpa dell’autore, ma è semplicemente che le cose si sono svolte così), che la narrazione è a tratti un po’ pretenziosa e che oltre al grande rispetto e venerazione di Poli per la band, non traspare molto altro: insomma, non è un libro che ti acchiappa e non ti molla se non sei un iniziato. Io non lo sono ed è un problema mio.
Però è un volume scritto con passione, documentatissimo, con sprazzi di commento e analisi (forse a tratti un po’ troppo elevati o accademici) sinceramente apprezzabili. Per cui, il consiglio è di avvicinarsi al volume se già siete stati infettati dal virus degli Slipknot. In caso contrario, è un tuffo nel buio – e, ovviamente, può anche essere un’esperienza positiva... perché no?


(Andrea Valentini)

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