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«THE PROG SIDE OF THE MOON – SUONI E LEGGENDE DEL ROCK EUROPEO ANNI ’70” - Cesare Rizzi» la recensione di Rockol

Cesare Rizzi - THE PROG SIDE OF THE MOON – SUONI E LEGGENDE DEL ROCK EUROPEO ANNI ’70” - la recensione

Recensione del 04 gen 2011

(Giunti, 238 pagine, 22 euro)

La recensione

Difficile, per un appassionato/nostalgico/curioso di prog rock, restare insensibile di fronte ai paesaggi fantasy disegnati da Roger Dean per gli Yes di “Tales from topographic oceans”, riprodotti sulla copertina di questo nuovo volume Giunti. Il riflesso pavloviano è assicurato, l’esca funziona: era già successo sette anni fa, quando il predecessore di questo libro, “Progressive & underground”, riportò negli scaffali delle librerie e dei negozi di dischi il faccione inquietante di “In the court of the crimson king”. Stesso editore, e stesso autore (Cesare Rizzi, firma storica del team di Riccardo Bertoncelli che dirige la collana Bizarre), tornati sul luogo del delitto con una versione ampliata e “rimasterizzata” che supera in bellezza e completezza l’antenato: perché alle esaurienti schede bio-discografiche dedicate ai “venerabili maestri” e ai nomi di culto dell’ “underground” britannico tra fine Sessanta e fine Settanta (si parte dagli Atomic Rooster e si arriva agli Yes, in ordine alfabetico) si aggiungono stavolta un’ampia sezione dedicata alla scuola di Canterbury e dintorni, un sostanzioso capitolo riservato al rock tedesco (che allora si chiamava “cosmico”) e una guida ragionata ai cataloghi delle principali etichette “alternative” dell’epoca (Vertigo, Harvest, Island, Neon, Virgin, ecc. Manca, stranamente, la Charisma di Tony Stratton-Smith, forse perché di Genesis, Nice e Van der Graaf si tratta esaurientemente già altrove: peccato, però, perché così non si intercettano gruppi interessanti come Audience, Lindisfarne e String Driven Thing). E’ lo stesso Rizzi, invece, a rispondere in anticipo alla critica più prevedibile, la totale assenza da queste pagine della florida scena prog italiana: troppo estesa per parlarne in modo esauriente e meritevole di un volume a sé stante, spiega l’autore; il quale, maneggiando una materia a lui molto familiare, non ha remore nell’esprimere giudizi che non troveranno tutti concordi (le tre palline stiracchiate appioppate a “The wall” e a “The lamb lies down on Broadway”, per esempio). Quisquilie, comunque, perché il volume è una goduria da sfogliare e da consultare, testi e immagini (l’impianto iconografico è spettacolare) rendono bene i fermenti, il dinamismo, il senso di avventura e di possibilità infinite che caratterizzarono un periodo irripetibile (nel bene e nel male) della storia della musica, e 22 euro per un’opera così corposa e riccamente illustrata sono un vero affare. Passando in rassegna le magnifiche copertine d’epoca, tra l’altro, viene una gran voglia di andare a rovistare nei propri archivi, o di recuperare in qualche negozio di dischi (magari specializzato in vinile) titoli e artisti ingiustamente trascurati. Un consiglio? Fossi in voi, e se già non li conoscete, comincerei con i formidabili Family di Roger Chapman.

(am)

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