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«VISIONI ROCK - Lewis Shiner» la recensione di Rockol

Lewis Shiner - VISIONI ROCK - la recensione

Recensione del 08 set 1999

Fanucci, 395 pagine, lire 16mila

La recensione

In alcuni universi paralleli che sembrano uscire da qualche romanzo di Philip K. Dick il tempo si è fermato intorno al 1969, o giù di lì. Non è un anno qualsiasi nella storia del rock'n'roll perché alcuni dei suoi sogni migliori stanno evaporando. Dovrebbe essere un'alba sfavillante e invece è il crepuscolo dei Beatles, dei Beach Boys, dei Doors e di Jimi Hendrix. Tutti alle prese con dischi che dovrebbero definire in assoluto la loro musica, forse anche la loro vita. Qualcosa non va per il verso giusto: un'era sta finendo, il rock'n'roll comincia a mostrare zone d'ombra inquietanti e, come raccontano tutte le enciclopedie, le lacrime cominciano a sgorgare copiose. Vent'anni dopo, esattamente nel 1988, Ray Shackleford, tecnico che ripara stereo e non ha mai perso l'amore per il rock'n'roll, vorrebbe sistemare il destino di quei dischi rimasti incompiuti e la sua ansia è tale da creargli vere e proprie visioni che gli fanno attraversare tempo e spazio. Entra in studio con i Beatles. Discute sui bordi di una piscina con Brian Wilson. Guida nella notte insieme a Jim Morrison. Cerca di salvare Jimi Hendrix. Ovviamente tutto questo incide in modo determinante nella sua tranquilla vita americana e la vicenda resta in sospeso, come una corda di chitarra tesa da un assolo, fino alla fine, sottolineata da un semplice eppure elegantissimo svolazzo letterario. Detto questo, bisogna leggerlo perché “Visioni rock” è uno dei più bei libri mai scritti sul rock'n'roll. In un certo senso ne rappresenta il lato positivo, quello che permette all'ascoltatore di essere protagonista e di sentirsi parte di qualcosa, magari anche solo di un sogno. D'altro canto è tutto lì nella passione che come scrive Lewis Shiner, “Visioni rock” (il titolo originale, comunque, è “Glimpses”) gli permette di svelare "la tristezza nascosta nel sogno". Quello che lascia intravedere il libro non è però la cupa e iperrealista panoramica linguistica di “Great Jones street” di Don DeLillo, l'altro romanzo fondamentale per capire il rock'n'roll, ma l'intenso amore per un sogno che resiste al tempo e alla sua incuria. Le visioni, che forse hanno anche una valenza metaforica in questo senso, vanno e vengono. Il rock'n'roll resta, fino in fondo, e nella visione di Lewis Shiner suona ancora come nella sua golden age. E' qualcosa di magico il cui "vero significato sta nelle chitarre e nelle batterie, nel modo in cui un disco suona. E' una sensazione molto più grande delle parole". Anche se fosse soltanto un sogno, è comunque tutto vero.

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