"Gioite tutti, Gesù è nato, e tanti auguri al consigliere borchiato" [cit. con licenza poetica] ... un disco natalizio dal frontman dei Judas Priest. Ma era proprio necessario?
“Amo il periodo natalizio e la musica che evoca. Per tutti noi il Natale è sempre un momento fatto anche di musica a tema che suona di continuo – da bambini, a casa, ma anche al pub con gli amici. Mi sono ispirato ai miei ricordi e poi mi ero divertito moltissimo dieci anni fa a incidere l’album ‘Winter Songs’”. Ipse dixit: Rob Halford spiega così questa sua nuova incursione nella densa melassa dei Christmas album, appuntamento inevitabile – nel bene e nel male – di ogni anno. E a cui non pochi artisti cedono, vuoi per reale attaccamento alla festività dell’albero e del presepe, vuoi per necessità di rimpinguare in qualche maniera il conto in banca.
In questo caso, forse per rafforzare il concetto di Natale in famiglia, Halford chiama a sé anche il fratello Nigel alla batteria, il nipote Alex al basso e sua sorella che si è occupata di suonare campanelli e campanellini per creare più atmosfera (alle chitarre troviamo gli amici Robert Jones e Jon Blakey).
Tutto bellissimo, almeno per Rob, estasiato (a suo dire) da questa reunion di consanguinei in studio. Ma a noi cosa resta dopo qualche ascolto di “Celestial”?
Onestamente è una sensazione di puro e semplice “Boh!?”, nel senso che oltre all’operazione commerciale, giustificata dalla presenza di molte altre simili (e dal fatto che a Natale siamo tutti più buoni, quindi chiudiamo un occhio su molte più cose) c’è davvero poco altro. Anzi, quasi nulla.
Lo status leggendario di Rob è innegabile, ma non per questo può giustificare e/o salvare ogni eventuale passo falso o caduta di stile. E l’album di natale metal lo è praticamente per definizione fin da quel lontano 1985, quando uscì forse il progenitore di questo tipo di lavori, ossia il disco “X-Mas Project”, in cui diversi musicisti della scena heavy, thrash & speed tedesca (quasi tutti sotto contratto per la Noise Records, all’epoca una potenza nel campo) offrivano versioni metalliche di alcuni classici natalizi. Insomma, già allora sembrava un’idea avvicinabile alla pizza con l’ananas o ai deodoranti per ambiente al gorgonzola. Ma tant’è.
Si diceva dello status: e purtroppo non basta a cancellare la sensazione di avere ascoltato un disco di Natale che, oltre a non essere particolarmente natalizio, nemmeno diverte. Sì, ci sono una manciata di pezzi originali (sempre a tema) che potrebbero essere inclusi in una raccolta di outtake di quelle in cui si raschia il barile fino a vedere il legno vivo. Ma niente più. Le cover sono più che trascurabili: è un dato oggettivo.
Halford si è divertito a farlo, dicevamo, e ne prendo atto. Ma senza volere per forza fare la parte del Grinch, non posso in tutta onestà dire che “Celestial” sia un’operazione riuscita. Anzi. E’ un po’ come quando devi fare il presepe e aprendo le scatole chiuse l’anno passato noti che ti si sono rotte le statuette del bue, dell’asinello e di San Giuseppe.
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