«METAL GALAXY
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Babymetal»
la recensione di Rockol
Non abbiate paura delle Babymetal
Le Babymetal volevano esplorare “un nuovo tipo di kawaii metal” e così hanno fatto: il nuovo album di Suzuka Nakamoto e Moa Kikuchi è una surreale miscela di heavy metal, J-pop, motivi orientali, suoni spaziali, melodie irlandesi, rap e quant'altro.
Dopo aver avuto l’endorsement di band come i Metallica, i Korn e i Guns N’ Roses le Babymetal sono passate dall’essere un fenomeno esclusivamente nazionale alla possibilità di ambire a platee più vaste, da conquistare tra gli amanti del metal, tra quelli del pop nipponico o anche solo tra gli appassionati di mash-up, atmosfere fantasy e bizzarrie all’orientale.
Conoscere il duo giapponese attraverso l’approvazione dei giganti del rock duro è forse il modo migliore per approcciarsi alle Babymetal, considerando che la loro musica è quanto di più lontano rispetto al gusto – sempre che un gusto esista – occidentale ed è facile che la musica della band possa risultare a tratti disturbante. Non fa eccezione il terzo album, “Metal Galaxy”, della formazione orfana di Yui Mizuno, che lo scorso anno ha lasciato la band per motivi di salute, che nella cornice dell’estetica da bamboline giapponesi inserisce heavy metal, J-pop, motivi orientali, suoni spaziali, melodie irlandesi, rap e chi più ne ha più ne metta. Che sia un pregio o un difetto passare dalle cavalcate metallone al cantato zuccheroso con la disinvoltura di Suzuka Nakamoto e Moa Kikuchi starà al gusto dell’ascoltatore valutarlo passando attraverso i quattordici brani dell’ideale seguito di “Metal Resistance” (2016).
Certo è che per mettere in piedi “Metal Galaxy” il duo ha riunito una squadra non da poco conto che, oltre al produttore Kobametal, riunisce il rapper thailandese F.HERO, il chitarrista Tak Matsumoto, Joakim Brodén dei Sabaton, Tim Henson e Scott LePage dei Polyphia e la cantante Alissa White-Gluz degli Arch Enemy. E certo è anche che per quanto spiazzanti possano suonare le due ragazzine che si firmano Babymetal la musica del disco si porta addosso la professionalità di un’operazione così ben costruita da sembrare quasi nata a tavolino con l’intento, per quanto riguarda il terzo capitolo discografico della band, stando alle parole del gruppo, di esplorare “un nuovo tipo di kawaii metal”, “con diverse miscele di canzoni al suo interno”. Da qui la sensazione, specie con i singoli “Starlight”, “Elevator Girl” e "Pa Pa Ya!!", di essere finiti in un manga surreale sospeso tra basi da karaoke e chitarre heavy, accompagnati dalle parole, tanto giapponesi quanto inglesi, delle Babymetal: se non temete gli scossoni le due giovani voci cute metal potrebbero essere delle buone compagne di viaggi interstellari.
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